Un successo sì, ma soprattutto una svolta. SpaceX Crew Dragon, con a bordo due astronauti americani, è ammarata nel Golfo del Messico. La navicella è arrivata in perfetto orario previsto, dopo essere rientrata nell’atmosfera ed aver aperto i suoi paracadute, senza incontrare alcun problema. Un trionfo per Elon Musk e per la Nasa. Ma soprattutto un affrancamento degli Stati Uniti dalla Russia perché negli ultimi anni gli astronauti americani su in orbita ci sono andati a bordo della Soyuz. Il rientro di Doug Hurley e Bob Behnken ha concluso il volo di prova senza precedenti da parte della compagnia privata confermando che il settore aerospaziale non è più un “affare” di Stato. Si tratta del primo ammaraggio realizzato da astronauti statunitensi da 45 anni. Il ritorno apre la strada a un altro lancio dell’equipaggio SpaceX previsto per il 20 settembre e per possibili voli turistici l’anno prossimo.

I piloti Doug Hurley e Bob Behnken hanno riportato la capsula Dragon Crew sulla Terra meno di un giorno dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale e due mesi dopo essere decollata dalla Florida. La capsula ha aperto i paracadute e si è adagiata nelle calme acque del golfo a circa 40 miglia dalla costa di Pensacola, a centinaia di miglia dalla tempesta tropicale Isaias che batteva la costa atlantica della Florida. “Bentornati sul pianeta Terra e grazie per aver pilotato SpaceX“, è stato il saluto arrivato agli astronauti da parte della Sala di Controllo dal quartier generale di SpaceX. “È stato davvero il nostro onore e privilegio”, ha risposto Hurley. Il viaggio degli astronauti verso casa nella capsula soprannominata Endeavour è stato veloce, con qualche scossone e caldo, almeno all’esterno.

Una nave di recupero SpaceX con a bordo oltre 40 membri di equipaggio, tra cui medici e infermieri, è entrata rapidamente in azione dopo l’ammaraggio e ha sollevato la capsula sul ponte. Due barche più piccole e veloci sono arrivate per prime alla navicella mentre lentamente si muoveva in verticale nell’acqua. Per mantenere al sicuro gli astronauti di ritorno sulla Terra in piena pandemia, l’equipaggio di recupero è stato messo in quarantena per due settimane ed è stato testato per il coronavirus. Dopo gli esami medici, gli astronauti dovevano tornare a casa a Houston dove vedranno le mogli, anche loro astronaute, e i figli.

L’ultima volta che gli astronauti della Nasa sono tornati dallo spazio con un ammaraggio è stato il 24 luglio 1975, con un arrivo nel Pacifico della missione congiunta tra Stati Uniti e Urss nota come Apollo-Soyuz. Gli equipaggi di Mercury e Gemini all’inizio della metà degli anni ’60 si paracadutarono nell’Atlantico, mentre la maggior parte delle successive capsule Apollo arrivarono nel Pacifico. Il solo “splashdown” russo fu nel 1976 su un lago parzialmente ghiacciato in mezzo a una tormenta a seguito di una missione interrotta. Per il recupero ci vollero diverse ore.

SpaceX ha fatto la storia con questa missione, che è stata lanciata il 30 maggio dal Kennedy Space Center della Nasa. Era la prima volta che una società privata lanciava persone in orbita e anche il primo lancio degli astronauti della Nasa da casa in erba in quasi un decennio. Hurley è tornato al punto di partenza, servendo come pilota dell’ultimo volo dello Shuttle Atlantis della Nasa nel 2011 e comandante di questo volo SpaceX. Musk ha monitorato la discesa e lo splashdown da SpaceX Mission Control a Hawthorne, in California. La Nasa si è rivolta a SpaceX e anche a Boeing per costruire capsule e traghettare gli astronauti da e verso la stazione spaziale, in seguito al ritiro delle navette. La società di Musk aveva già sperimentato il trasporto di merci alla stazione spaziale, riportando quelle capsule a una caduta del Pacifico. “Questa è la prossima era del volo spaziale umano in cui la Nasa diventa il cliente”, ha dichiarato l’amministratore della Nasa Jim Bridenstine poco prima del ritorno degli astronauti.

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