“In occasione del quarantesimo anniversario della strage della stazione, che provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti, desidero – a distanza di pochi giorni dalla mia visita a Bologna e dall’incontro nel luogo dell’attentato – riaffermare la vicinanza, la solidarietà e la partecipazione al dolore dei familiari delle vittime e alla città di Bologna, così gravemente colpiti dall’efferato e criminale gesto terroristico“. 40 anni dopo quel 2 agosto 1980 in cui le lancette dell’orologio nella sala d’aspetto della stazione bolognese si sono fermate alle 10.25, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ribadisce con forza “il dovere della memoria, l’esigenza di piena verità e giustizia e la necessità di una instancabile opera di difesa dei principi di libertà e democrazia“. Parole condivise anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: “Siamo al fianco dei familiari, di chi crede nello Stato, dei magistrati impegnati a squarciare definitivamente il velo che ci separa dalla verità. Lo dobbiamo alle 85 vittime innocenti, lo dobbiamo a noi stessi”, scrive su Twitter.

Una strage mai dimenticata, quella di Bologna, nonostante i tentativi di depistaggio, revisioni storiche e ricostruzioni infondate che per anni hanno minato il percorso giudiziario per arrivare alla verità (ancora parziale) sui mandanti, gli esecutori e ora gli ispiratori politici dell’attentato. La politica italiana si unisce al dolore dei familiari delle 85 vittime che da 40 anni chiedono di arrivare alla verità. “Una pagina buia della nostra storia”, la definisce il segretario del Pd Nicola Zingaretti. “È stato un percorso lungo, ma non inutile. Le novità che si annunciano per le iniziative della procura e grazie all’attività vostra, come associazione de familiari delle vittime, ci fanno ben sperare per raggiungere la verità completa”, ha dichiarato il sindaco di Bologna, Virginio Merola, accogliendo i parenti a Palazzo d’Accursio in occasione della cerimonia prevista per oggi. Presenti la presidente del Senato Elisabetta Casellati e il viceministro dell’Interno Vito Crimi. “Senza verità il Paese non ha futuro”, commenta Casellati al suo arrivo, spiegando che “di parole, dopo 40 anni, siamo tutti saturi“. Il capo politico del Movimento 5 stelle, invece, sostiene che, a distanza di così tanto tempo, “le scuse” da parte dello Stato “sono le uniche parole che hanno una parvenza di decenza”. “Non conosciamo i nomi di coloro che hanno contribuito a scrivere una delle pagine più dolorose di questo Paese”, aggiunge Crimi, “e questo è un dolore che con il tempo non può diminuire, anzi”.

Eppure nel corso della giornata non mancano le polemiche. Casellati chiede dal palco che “non succeda che chiunque azzardi interrogativi o verifichi ipotesi possa essere tacciato di depistaggio“, ribadendo l’impegno della presidenza del Senato e della Camera per rendere accessibili i documenti delle Commissioni parlamentari sulle stragi, compresa quella di Bologna. Giorgia Meloni, invece, chiede a Conte di “desecretare” tutti gli atti rimasti ancora nei cassetti dello Stato. Un tema che sta molto a cuore dell’associazione dei familiari delle vittime. “La direttiva Renzi sulla desecretazione degli atti classificati è un guscio vuoto. Tutti i documenti dovevano essere versati. Tutti”, ha spiegato il presidente Paolo Bolognesi. Su questo è arrivata la promessa del viceministro Crimi: “C’è la volontà del presidente Conte e del governo di ampliare la direttiva Renzi, espandendola a materie trasversali alle stragi”. L’obiettivo, aggiunge, “è superare la direttiva precedente con una nuova che risolva le criticità evidenziate dai familiari”. Tutto in “tempi brevi“.

In attesa che Palazzo Chigi si muova, Bolognesi esprime soddisfazione per il lavoro portato avanti dai magistrati.”Sono passati 40 anni e finalmente il nostro desiderio di avere verità comincia a realizzarsi, grazie al lavoro della Procura generale di Bologna che, hanno seguito il denaro di Licio Gelli e analizzato la mole digitalizzata di atti che gli abbiamo fornito”, ha dichiarato dal palco della commemorazione in piazza Maggiore alla presenza di oltre 2mila persone. “Quei magistrati, a 40 anni di distanza, hanno reso onore ad un altro grande magistrato, Mario Amato“. Poi aggiunge: “I risultati della maxi-indagine sui mandanti confermano che quel vile attentato fu una bomba nera, pensata dai vertici della P2, eseguita dalla manovalanza fascista dei Nar, protetti da uomini della P2, inseriti nei punti nevralcici dei Servizi segreti“. Quello che è “sconvolgente”, a 40 anni di distanza, è “il trattamento di favore di alcuni responsabili, ricompensati lautamente per il loro silenzio“, ha attaccato Bolognesi, ricordando gli omicidi commessi dagli ex terroristi dei Nar Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, e gli ergastoli a cui sono stati condannati. “Non hanno mai collaborato, oggi sono pienamente liberi e spesso trattati come star“. Il presidente chiede poi di portare a termine il percorso per risarcire i familiari delle vittime: “Sono passati 16 anni ma la legge non è completata. Nella finanziaria hanno fanno una furbata: avevano messo i nostri articoli e poi all’ultimo momento li hanno tolti. Una furbata che i familiari delle vittime non meritano. Spero che su questo ci siano informazioni“. Prima di chiudere la cerimonia, Bolognesi ha dedicato un ultimo pensiero alla città: “La stazione si chiamerà ‘2 agosto’, per la speranza che batte quel dolore”.

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