Il Senato ha approvato con 157 voti a favore la proroga dello stato d’emergenza fino al 15 ottobre richiesta dal governo che con un intervento in aula del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha spiegato quali provvedimenti non sarebbero più stati attuabili in caso di stop da parte dei membri della plenaria. Il premier si era presentato in aula spiegando che da parte del governo non c’è nessuna “volontà di prorogare paure e allarmismi” e con un prolungamento dello stato d’emergenza non ci sarebbe alcuna “torsione autoritaria“, aveva replicato alle accuse che arrivano da una parte del Senato: “Vi sfido a interrogare i presidenti di Regione e confrontarvi con loro, vediamo se sono disponibili a dismettere queste misure di protezione”, ha detto il premier all’opposizione.

L’aula ha dato anche il via libera a una parte della risoluzione del centrodestra con 281 voti a favore, nessun contrario e 3 astenuti in cui si chiedeva di sentire “i presidenti delle regioni interessate nel caso in cui le misure riguardino esclusivamente una regione o alcune specifiche regioni, ovvero il Presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel caso in cui riguardino l’intero territorio nazionale”. La parte della risoluzione che diceva no alla proroga dello stato d’emergenza è stata preclusa, e dunque non votata, dopo il via libera alla risoluzione di maggioranza per il sì alla proroga.

La seduta è stata contraddistinta dai duri attacchi delle opposizioni. La richiesta del governo di prorogare a ottobre lo stato d’emergenza è stata definita “una pericolosissima deriva liberticida” dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Mentre Matteo Salvini era arrivato a telefonare al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per esprimere il suo “grande sconcerto e preoccupazione”. Ma il premier Conte aveva spiegato che la proroga dello stato d’emergenza sarebbe servita a “garantire la continuità operativa del sistema che abbiamo messo in piedi, per dare assistenza e sostegno e ripristino delle attività economiche e sociali”. Conte ricorda infatti che lo stato di emergenza consente di “garantire piena assistenza e protezione a tante persone colpite”, consente di “completare il potenziamento delle strutture ospedaliere“, consente di “perseguire il piano di sicurezza delle scuole“, consente ancora di attuare “un piano di sorveglianza sanitaria dei migranti“. E al termine della replica aveva confermato che “il governo è favorevole alla risoluzione della maggioranza” che prevede la proroga dello stato d’emergenza al 15 ottobre e che elimina la possibilità di introdurre nuove restrizioni tramite dpcm. Inoltre, impegna l’esecutivo a non svolgere l’election day nelle scuole e a garantire a settembre la ripresa delle lezioni in aula.

Matteo Salvini ha però ripreso la parola dopo la replica di Conte dicendo che “se non c’è emergenza non si può dichiarare uno stato di emergenza. Si tratta di una richiesta inopportuna e illegittima, bisogna tornare a una ordinata normalità”, ha aggiunto citando il giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese. “Lei – ha poi detto rivolgendosi direttamente a Conte – sta dicendo bugie, sta mentendo agli italiani. L’emergenza c’è solo nella vostra testa, lo dice chi il virus l’ha combattuto veramente. Fatelo un giro nei reparti”, attacca ancora il leader del Carroccio che poi porta l’argomento anche sulla nuova ondata migratoria che sta interessando le coste del Sud Italia: “Da parte del governo non c’è incapacità, ma complicità sul fronte dei migranti. Ai vertici europei – ha detto sempre rivolto a Conte – lei per avere qualche aiuto ha firmato una cambiale in bianco per trasformare l’Italia in un campo profughi. L’unico stato di emergenza è quello del governo che non sa dove sbattere la testa“.

In difesa del Capo del governo è intervenuto il capogruppo del Pd in Senato, Andrea Marcucci: “La proroga dello stato di emergenza è un provvedimento di buon senso. I commenti di Meloni e Salvini sono vaneggiamenti. Proteggere le persone con le mascherine ed il distanziamento sociale non è deriva liberticida, ma saggezza“, ha detto. “È una proroga che avrà paletti ben precisi – ha poi aggiunto -, sia nella durata temporale che negli ambiti specifici di applicazione. Il Parlamento, con questo atto, è tornato ad essere centrale“. D’accordo anche la senatrice del M5s Elisa Pirro: “L’emergenza non è finita e tuttavia ieri è accaduto un fatto gravissimo, proprio in Senato. Il senatore Salvini si è rifiutato di indossare la mascherina. Ha fatto un atto di propaganda becera e senza senso, privo di qualsiasi fondamento scientifico, contravvenendo alle norme di buon senso”.

LE COMUNICAZIONI DI CONTE IN SENATO
Lo stato di emergenza è ancora necessario, “costituisce il presupposto per l’attivazione di una serie di poteri e facoltà necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali”. Infatti l’emergenza coronavirus “ancora oggi, seppure in misura contenuta e territorialmente circoscritta, non ha ancora esaurito i suoi effetti“, ha detto Conte durante le sue comunicazioni in cui ha difeso la necessità di una proroga dello stato di emergenza. “Pur in assenza del vincolo normativo – ha spiegato Conte – ritengo doveroso condividere con il Parlamento la decisione” su una proroga che definisce “inevitabile“. Il premier ricorda infatti che “i numeri registrati dicono che il virus continua a circolare nel Paese. E la situazione internazionale resta preoccupante e ciò che accade nei Paesi a noi vicini ci impone un’attenta vigilanza“.

Di fronte alle critiche delle opposizioni, alle accuse di Matteo Salvini e al convegno organizzato da Vittorio Sgarbi in cui è stata anche negata la presenza del virus oggi in Italia, il premier Conte in Senato ricorda innanzitutto che “la dichiarazione dello Stato di emergenza è prevista dal codice di protezione civile: la legittimità di queste previsioni è stata vagliata positivamente dalla Corte Costituzionale“. “La proroga è una facoltà espressamente prevista dalla legge ed è attivabile ove si renda necessaria la prosecuzione degli interventi”, ricorda ancora il premier, specificando anche che “questa esigenza si verifica quasi sempre”. Per questo, è il suo primo argomento, “sarebbe incongruo sospendere bruscamente l’efficacia delle misure adottate se non quando la situazione è riconducibile a un tollerabile grado di normalità“.

Conte ha poi posto l’attenzione soprattutto su tutte le misure che il 31 luglio avrebbero immediatamente perso effetto se non ci fosse stata la proroga dello stato d’emergenza. Tra queste misure “c’è anche il noleggio di navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti“, spiega durante il suo intervento. Così come “cesserebbe il coordinamento attribuito alla Protezione Civile, i poteri straordinari assegnati ai soggetti attuatori, che nella maggior parte dei casi sono i presidenti di Regione. Verrebbe a cessare la sua funzione anche il Comitato tecnico scientifico“. Inoltre, la mancata proroga avrebbe fatto decadere “le ben 38 ordinanze, di cui 4 al vaglio della Ragioneria, così come i conseguenti provvedimenti attuativi“. “Ad esempio – cita Conte – decadrebbero le misure per la gestione delle strutture temporanee per l’assistenza alle persone positive, il volontariato di protezione civile, il reclutamento di personale sanitario a supporto delle regioni e dei penitenziari, il numero verde, il pagamento dilazionato delle pensioni negli uffici postali, l’attivazione del sistema Cross, che è la centrale operativa remota di soccorso sanitario”. Il premier ricorda anche il tema scuola: “Sono più di dieci milioni di persone che dovranno rientrare nelle scuole in massima sicurezza, obiettivo che richiede sforzo collettivo elevato, una grande sfida per il paese”.

Conte risponde anche alle accuse di un nuovo ricorso ai Dpcm, i decreti del presidente del consiglio dei ministri: “Quest’accusa si fonda su un evidente equivoco. La proroga dello stato di emergenza sui poteri del presidente del Consiglio di emanare decreti. Il potere di emanare Dpcm è al momento correlato alla data del 31 luglio non perché ci sia una formale connessione tra Dpcm e stato emergenza ma perché questo prevede la norma di rango primario legittimante. La dichiarazione dello stato di emergenza è un presupposto di fatto ma non potrebbe in alcun modo legittimare l’adozione di Dpcm se non fosse affiancata da una fonte di rango primario”, ha detto Conte spiegando che, quindi, per rinnovare il potere di emanazione di Dpcm oltre il 31 luglio servirebbe “un decreto“.

“Il dibattito pubblico è vivace” ma con la proroga dello stato di emergenza “non vi è nessuna intenzione di drammatizzare né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione”, né un “ingiustificato stato di allarme”, conclude Conte. Anzi, secondo il presidente del Consiglio con la proroga “continueremo a mantenere in efficienza quel sistema di misure che rendono il nostro Paese più sicuro a beneficio degli italiani m anche degli stranieri che vogliano visitare il Paese”. “L’Italia è vista da tutti come un Paese sicuro proprio grazie al sistema di monitoraggio e precauzione” messo in campo. “Con tono sommesso dico che anche questo dibattito parlamentare dovrebbe attenersi ai profili tecnici giuridici della decisione perché quando un’impropria drammatizzazione del significato dell’emergenza produrrebbe un potenziale nocumento del Paese all’estero”, aggiunge il premier a Palazzo Madama.

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