In sei mesi di indagini – dal 20 gennaio e fino a pochi giorni fa – sono stati 53 i “target” (bersagli) delle intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito dell’inchiesta Odysseus che ha portato a scoprire che un’intera caserma di carabinieri – tranne un militare – aveva comportamenti oltre ogni immaginazione che la procuratrice di Piacenza, Grazia Pradella, definisce “reati impressionanti”. Violazioni gravissime del codice penale che hanno portato il gip di Piacenza a emettere 22 misure cautelari in totale. Sono state 75mila le intercettazioni telefoniche e ambientali autorizzate per permettere di ricostruire una vicenda che ha origine in una segnalazione che un alto ufficiale dell’Arma – non in servizio a Piacenza – fa ai vigili durante una testimonianza. Per tre mesi gli indagati sono stati intercettati e per tre mesi è stato un trojan a far emergere i comportamenti inimmaginabili.

Sono invece 2.307.429 i dati provenienti sia dai tabulati telefonici che da varie banche dati riguardanti veicoli, immobili, assetti societari, dati fiscali, raccolti, acquisiti ed analizzati, attraverso il CIT (Crime Investigation Technologies) da parte degli uomini della Guardia di finanza, delegati alle indagini, 24 le ore giornaliere di monitoraggio degli obiettivi anche attraverso sistemi di telecamere e videosorveglianza. Sono stati invece 3,2 i chili droga sequestrata.

Nell’indagine, che riguarda 22 persone, ma l’inchiesta potrebbe allagarsi ci sono anche civili a cui è contestato il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Al militare delle Fiamme gialle indagato è contestata la rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, ai carabinieri, a vario titolo, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, estorsione, arresto illegale, tortura, lesioni personali aggravate, peculato, abuso d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, perquisizione e ispezione personali arbitrarie, violenza privata aggravata, truffa ai danni dello Stato. Una serie di “fatti inauditi” per il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. E che ben possono essere sintetizzati da una intercettazione in cui uno degli indagati dice: “minchia adesso ti devo racconta quello che ho combinato… ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Che se va bene… ti butto dentro, nel senso a livello di guadagno” … omissis …. “in poche parole abbiamo fatto una piramide: sopra ci stiamo io, tu e lui… ok? (omissis) noi non ci possono… a noi… siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno… (omissis)… Però Davide i contatti ce li ha tutti lui, quelli grossi! (omissis). Lui siccome è stato nella merda, e a Piacenza comunque conosce tutti gli spacciatori, abbiamo trovato un’altra persona che sta sotto di noi. Questa persona qua va tutti da questi gli spacciatori e gli dice – che questo è … omissis… e gli dice “Guarda, da oggi in poi, se vuoi vendere la roba… vendi questa qua, altrimenti non lavori!” e la roba gliela diamo noi! Poi lui… loro a su… a loro volta avranno i loro spacciatori… quindi è una catena che a noi arriveranno mai!! ….omissis”.

Il comando generale dell’Arma dei Carabinieri ha disposto “l’immediata sospensione dall’impiego” per i militari coinvolti nell’inchiesta della procura di Piacenza che ha portato al sequestro di una caserma e destinatari dell’ordinanza di misura cautelare. Il comando generale, sottolinea una nota dell’Arma, ha contestualmente disposto la “valutazione amministrativa dei fatti per adottare, con urgenza, rigorosi provvedimenti disciplinari a loro carico“.

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La “Gomorra” dei carabinieri di Piacenza tra spaccio e pestaggi: “Non arriveranno mai a noi, ho fatto un’associazione a delinquere”

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