di Paolo Rossi

La probabile risoluzione della concessione ad Autostrade consente finalmente all’Italia di ripensare il proprio modello economico globale sia in merito al trasporto delle persone che delle merci. Un esempio significativo può venire dalla vicina Svizzera che da anni sta perseguendo con determinazione una strategia di gestione economica dei trasporti onde evitare i noti gravi problemi che affliggono il nostro Paese.

L’aver disgiunto infatti la gestione delle autostrade dal resto, affidandola colpevolmente a privati speculatori, ha infatti consentito a cotali soggetti di catalizzare sull’infrastruttura autostradale, dalla quale hanno tratto per decenni lucrosissimi pedaggi, quasi tutta la mobilità e certamente la stragrande maggioranza del traffico merci (basta vedere il tragico stato di abbandono degli scali merci ferroviari italiani) a seguito delle sciagurate politiche dei decenni scorsi.

L’enorme massa di ricchezza sottratta all’economia reale infatti non è stata reinvestita per beneficio pubblico ma in gran parte utilizzata dai soci di maggioranza per i loro interessi privati e per il resto trasferita allo Stato (complice) che in passato ha largamente disperso questi proventi con discutibilissime politiche.

Ora, la situazione attuale presenta finalmente l’opportunità di un radicale cambiamento: non potendo certamente trasformare un tale sistema in pochi anni, il trasporto merci su strada dovrà necessariamente restare temporaneamente su gomma ma i proventi economici dai pedaggi potranno finalmente essere dedicati al potenziamento della rete su ferro per arrivare, con opportune politiche tariffarie, a spostare su esso auspicabilmente almeno il 40-50% del traffico merci togliendo migliaia di tir dalle autostrade.

Un esempio virtuoso ci viene offerto appunto dalla vicina Svizzera ove i colossi della grande distribuzione si sono organizzati con grandi centri logistici, raccordati con le ferrovie, in grado di distribuire capillarmente i prodotti a centinaia di punti vendita locali senza intasare strade ed autostrade. In alcuni casi i supermercati sono posti a ridosso dei binari e serviti direttamente da questi ma più spesso piccoli mezzi commerciali sono utilizzati per coprire la breve distanza tra il punto vendita e la stazione più vicina. In ogni caso è sempre escluso il traffico su gomma oltre i 20-30km.

La distribuzione delle merci avviene tramite piccoli container (anche refrigerati) in grado di essere caricati anche sui piccoli trenini di montagna e spostati sui camion con attrezzature di costo minimo. Il forte controllo pubblico su strade e ferrovie garantisce l’equilibrio del sistema ed il corretto trasferimento delle risorse: il traffico su strada è fortemente tassato da costosi pedaggi e comunque soggetto a forti limiti onde impedire le degenerazioni nostrane.

Il pedaggio per i mezzi leggeri resta comunque su livelli assai modesti rispetto all’Italia: si paga un semplice bollo dal costo di circa 35€/anno che vale per tutta la rete illimitatamente, la manutenzione della rete è sempre al top (anche perché la ridotta presenza di mezzi pesanti consente di allungare significativamente le manutenzioni) e non c’è la necessità di continui allargamenti alla 3a, 4a e 5a corsia che continuamente consumano preziosissimo suolo.

Parallelamente non mancano le risorse per continui miglioramenti della rete ferroviaria e soprattutto per la difesa di quella vastissima e capillare rete di ferrovie complementari che percorrono gran parte delle vallate svizzere e che consentono a gran parte della popolazione di spostarsi senza necessariamente utilizzare l’automobile.

Un modello virtuoso dunque senz’altro da prendere ad esempio per ridefinire finalmente in modo sostenibile l’intero comparto del trasporto merci e persone in Italia.

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