A Mondragone ora le strade sono pattugliate dall’esercito. A Bologna aumentano i contagi legati al focolaio nel magazzino di Bartolini, mentre arrivano le prime denunce di nuovi casi anche in altre aziende della logistica che hanno sede vicino al capoluogo di Regione. Da Caserta all’Emilia-Romagna, il coronavirus torna a fare paura in Italia, mentre il numero dei positivi giornalieri rilevati è salito a 296, dopo gli appena 122 casi registrati martedì. E riemerge anche l’incubo del contagio nelle residenze per anziani, dopo i 14 positivi accertati in una rsa genovese. “I piccoli focolai segnalati nelle ultime ore ci dicono che la battaglia non è ancora vinta e che serve gradualità e prudenza nelle prossime settimane”, è l’avvertimento del ministro della Salute, Roberto Speranza.

Il comune casertano da lunedì è zona rossa per la scoperta di un focolaio Covid: lo screening a tappeto tra gli abitanti degli ex palazzi Cirio di Mondragone ha portato ad accertare 43 positivi su 727 tamponi effettuati, ma i residenti denunciano che in molti hanno fatto perdere le proprie tracce scappando di notte per non sottoporsi al test. Altrettanta preoccupazione si percepisce a Bologna per l’evoluzione del contagio legato al focolaio nato nel reparto magazzino di Bartolini (ora Brt): “Complessivamente, risultano 64 persone positive al Covid correlabili a questo focolaio”, ha chiarito Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica della Ausl di Bologna.

Il contagio “è confinato al momento solo ai magazzinieri. Si è poi diffuso in alcuni casi a livello del nucleo familiare o tra i contatti amicali”, ha spiegato Pandolfi. Che però ha anche sottolineato come con gli accertamenti eseguiti al dipartimento Roveri della Bartolini “è molto probabile che ci siano ancora casi a Bologna”. “I controlli ne rileveranno altri”, ha assicurato il dirigente dell’Ausl. Il timore però si allarga oltre la sola sede di Bartolini in via Cerodolo e coinvolge tutto il settore della logistica che gravita intorno a Bologna. Simone Carpeggiani, coordinatore provinciale di SiCobas, a Fanpage.it ha denunciato che “abbiamo avuto notizia di almeno sei nuovi infetti accertati in altri magazzini, cioè 2 in Pelletways a Calderara di Reno, 2 in Dhl e 2 in Tnt“.

Alla Bartolini tutto è iniziato proprio con due casi registrati in magazzino, che hanno portato alla sua chiusura ma non a quella del resto dello stabilimento, che ha continuato a lavorare. Inoltre, lo stesso Pandolfi ha denunciato che “le regole, in magazzino, non venivano rispettate in modo sistematico“. Come la mascherina, “usata in modo saltuario, quindi non corretto”. Oppure le situazione in cui persone, “passata la febbre“, si sono rimesse “subito a lavorare“. Ora, come a Mondragone, è cominciato il lavoro di screening: questa mattina in due ore e mezza sono stati eseguiti i primi 190 tamponi. L’azienda parla di 370 persone testate in tutta la giornata.

Articolo Precedente

Susa, poliziotti contestati dai militanti No Tav all’uscita da un ristorante. Urla contro gli agenti: “Via le truppe dalla valle”

next
Articolo Successivo

Coronavirus, Pregliasco: “Seconda ondata ci sarà se non riusciremo a gestire focolai. Asintomatici? Non ci sono evidenze che non siano infettivi”

next