Il corpo senza vita di una bimba di pochi mesi, ancora avvolto dal pigiama, è stato ritrovato sulla spiaggia di Sorman, in Libia. La piccola è una delle vittime del naufragio avvenuto lo scorso 13 giugno a pochi chilometri della costa libica, a sei miglia nautiche da Zawiya. A darne la notizia è stata Alarm Phone, la ong che gestisce il numero di telefono per le emergenze in mare a cui i rifugiati chiedono aiuto, che ha condiviso su Twitter l’immagine della neonata con addosso ancora il pigiama. La bimba probabilmente non è l’unica vittima. A bordo dell’imbarcazione, infatti, c’erano 32 migranti, ma solo venti sono stati soccorsi dai pescatori. Dopo quattro giorni, sono ancora dispersi undici migranti, tra questi anche un altro bambino.

È stato sempre Alarm Phone a dare l’allarme del naufragio del barcone sabato scorso: un parente di una persona in fuga dalla Libia, riporta su Twitter Ap, ha chiamato il numero di emergenza e lo ha avvisato di una barca in pericolo a pochi chilometri dalla costa libica. Alarm Phone però non è riuscita a mettersi in contatto con l’imbarcazione e poco dopo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha confermato l’incidente del barcone su Twitter, sottolineando però che 20 migranti erano stati portati in salvo.

La foto della bimba ha ricordato a molti quella di Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni, divenuto uno dei simboli della crisi europea dei migranti dopo che il suo corpo senza vita è stato ritrovato su una spiaggia di Bodrum, sulla costa egea della Turchia nel 2015. La foto che ritrae solo il pigiamo della piccola è stata associata alle drammatiche immagini che ritraggono il cadavere del piccolo Alan e che hanno fatto il giro del mondo. “Mandiamo forza e solidarietà ai parenti e condanniamo queste infinite uccisioni ai confini dell’Europa”, ha scritto Alarm Phone su Twitter.

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