“Quella che doveva essere una donazione si è trasformata in acquisto per poi ritrasformarsi in donazione”. Con le parole del consigliere lombardo M5s Massimo De Rosa, la vicenda sui camici a Regione Lombardia forniti da una società vicina al governatore Fontana arriva dritta nel dibattito tra le forze politiche rappresentate al Pirellone. Mentre il presidente leghista ha annunciato querela al Fatto Quotidiano e diffidato Report dal mandare in onda domani il servizio-scoop del giornalista Giorgio Mottola, non sono solo i 5 Stelle a chiedere un chiarimento, ma anche il Pd: “Serve chiarezza sui camici, le istituzioni siano senza ombre”, dichiara il dem Fabio Pizzul. Di certo dal lavoro della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci emerge che sulla fornitura in questione c’è stato – nella migliore delle ipotesi – un pasticcio. Il 16 aprile Aria Spa, la Consip della Regione, affida la fornitura di dpi alla società Dama. Secondo il documento recuperato da Report, Dama deve iniziare le consegne quel giorno, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e il 30 aprile emetterà regolari fatture. Che il 22 maggio vengono stornate. Il ceo della società (e cognato di Fontana), spiega così: “Chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

Ed è su questo punto che si concentrano le osservazioni delle opposizioni. “Fontana si faccia da parte. Adesso abbiamo anche donazioni a pagamento! – attacca Massimo De Rosa – Una ‘gara non gara’ avvenuta ad insaputa dei protagonisti ma per errore dei collaboratori e quindi, a quanto pare, quella che doveva essere una donazione si è trasformata in acquisto per poi ritrasformarsi in donazione, magie che solo i leghisti possono fare nonostante intorno a loro ci fossero migliaia di morti“. L’esponente pentastellato, poi, aggiunge: “Chiederemo nel prossimo Consiglio perché non hanno indetto una gara rispettando la concorrenza e le regole dell’evidenza pubblica – ha aggiunto – faremo un accesso agli atti chiedendo copia della determina di affidamento. Il primo ad essere ascoltato nella Commissione d’inchiesta sarà proprio il presidente Fontana e non solo per le Rsa”. A far eco a De Rosa è Marco Fumagalli, capogruppo del M5S Lombardia: “Fontana dovrà riferire in Consiglio regionale sulla vicenda dei camici. È necessario per poter continuare a lavorare serenamente in attesa che si faccia chiarezza e in attesa di questo è necessario, come più volte abbiamo chiesto in I commissione, che si prenda in mano la situazione delle partecipate. Troppe brutte storie intorno ad ARIA SpA – ha sottolineato – Non vogliamo trarre facili conclusioni ma Fontana ci metta nelle condizioni di poter verificare. Altrimenti le conclusioni si traggono da sole”.

Anche il Partito democratico, come il M5s, chiede chiarezza al governatore leghista: “Il caso scoperto e sollevato da Report merita che sia fatta piena chiarezza, e lo chiediamo al presidente Fontana e all’assessore Caparini – ha detto il capogruppo dem in Regione Fabio Pizzul – Nel momento in cui tutti i cittadini affrontano un’emergenza sanitaria mai vista prima le istituzioni devono essere senza ombre, completamente trasparenti ed efficienti”. “La vicenda in questione va indubbiamente chiarita, e in modo convincente – ha aggiunto Pizzul – Ora siamo di fronte, a tutti gli effetti, a una donazione, ma il fatto che Aria spa avesse agito con un affidamento diretto a un’azienda collegata al presidente Fontana non è certo segno di lucidità e buona gestione. Un vero pasticcio, nella migliore delle ipotesi, e non è certo il primo. Le cose da chiarire cominciano a diventare molte – ha detto Pizzul – Mi ostino a credere alla buona fede del presidente, ma la macchina regionale pare sempre più fuori controllo”.

Fontana annuncia azioni legali contro Fatto e Report – Nel frattempo il governatore regionale ha annunciato che adirà le vie legali contro Il Fatto Quotidiano, che oggi ha pubblicato in anteprima i contenuti dello scoop del programma di RaiTre, che a sua volta è stato diffidato dal mandare in onda il servizio nella puntata di Report di domani. Parlando di “ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”, Fontana ha sottolineato che “agli inviati della trasmissione televisiva avevo già spiegato per iscritto che non sapevo nulla della procedura attivata da ARIA SpA e che non sono mai intervenuto in alcun modo”. Negando quindi un conflitto di interesse giustificato dal fatto di non essersene occupato. E aggiunge. “Il testo del Fatto in maniera consapevole e capziosa omette di dire chiaramente che la Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante ARIA SpA non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura – è la versione di Fontana – è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito“. Il testo, in realtà, precisa tutta la procedura, dall’ordine allo storno delle fatture, oltre un mese dopo. Riportando la trascrizione del colloquio che Report ha avuto con Andrea Dini, ceo della Dama e cognato di Fontana. Il quale ha riconosciuto di essere intervenuto per stornare le fatture della commessa. Solo dal 22 maggio, quindi, e non a metà aprile, l’ordine è tornato ad essere una donazione.

Replica del Fatto Quotidiano: “Inchiesta di Report è circostanziata” – Dopo l’annuncio di Fontana, la direzione del nostro giornale ha replicato con una nota alle accuse del governatore lombardo, sottolineando che Il Fatto Quotidiano “si è limitato a ripercorre le tappe di un’inchiesta, molto precisa e circostanziata, del collega Giorgio Mottola di Report. C’è un atto formale – firmato da Aria Spa, l’agenzia regionale per l’innovazione e i servizi – che riguarda la fornitura di camici, calzari e berretti, per un totale di 513mila euro – si legge nel comunicato – affidata a una società riconducibile direttamente alla famiglia della moglie del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. E ci sono le visure che anche noi abbiamo condotto, a una a una, che lo confermano”. Poi la precisazione: “Del resto, se si tratta di ‘fatti volutamente artefatti per raccontare una realtà che semplicemente non esiste’, come dichiara Fontana, non si comprende come mai la società in questione abbia emesso, a partire dal 22 maggio, circa 40 giorni dopo l’assegnazione della fornitura, delle note di credito alla stessa agenzia regionale, stornando di fatto quanto ricevuto come pagamento. E, se di donazione si trattava, – aggiunge ancora la direzione del nostro giornale – non si comprende perché Aria Spa abbia allora ‘confermato l’ordine, in considerazione dell’offerta’, come si legge nel documento ufficiale della stessa Aria Spa, datato 16 aprile”.

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