“Non ci sono stati progressi significativi” nei negoziati con Londra, ma un accordo “deve essere trovato da oggi al 31 ottobre”. Non è finito il braccio di ferro tra i negoziatori dell’Unione europea e quelli del governo britannico sulla Brexit. Nonostante l’accordo definitivo siglato tra Bruxelles e il governo di Boris Johnson alla fine di gennaio 2020, il capo negoziatore della Commissione, Michel Barnier, non nasconde le difficoltà in questo anno di transizione che dovrebbe servire per raggiungere nuovi accordi tra le parti e accompagnarle alla separazione definitiva il 1 gennaio 2021.

“Alla fine di questa settimana di negoziati la mia responsabilità come negoziatore è di dire la verità”, ha esordito il francese ricordando che rimangono meno di 5 mesi per mettere insieme i pezzi di un puzzle che dovrà disegnare la mappa dei nuovi accordi tra l’Unione e il Regno. L’ostacolo, secondo quanto riferito da Barnier, è legato soprattutto al fatto che “la controparte britannica si distanzia dalla dichiarazione politica concordata”, punto dell’accordo su cui si è lavorato nei mesi successivi alla fine del governo di Theresa May.

Tra i principali punti di scontro, come avvenuto anche nel corso delle prime contrattazioni che hanno poi portato all’accordo di gennaio, ci sono quelli riguardanti la pesca, la concorrenza commerciale e la governance sul futuro partenariato: “Sulla pesca il Regno Unito non ha mostrato interesse a un nuovo approccio – ha dichiarato il capo negoziatore – così come sul level playing field (l’allineamento normativo che dovrebbe evitare la concorrenza sleale di Londra sul mercato e che lo stesso governo britannico rifiuta perché in contrasto con la ritrovata sovranità, ndr). Sulla governance del futuro partenariato restiamo ancora lontani, mentre sulla cooperazione di polizia e giudiziaria abbiamo avuto una discussione positiva su alcuni punti, ma restano da fare ancora importanti riflessioni”.

Visti i numerosi nodi da sciogliere, Bruxelles è anche tornata a proporre un prolungamento del periodo di transizione per ulteriori uno o due anni, come previsto dall’accordo, ma, spiega Barnier, questa ipotesi è stata respinta categoricamente dal governo britannico. “Se non vi è alcuna decisione in merito a una proroga, il Regno Unito lascerà il mercato unico e l’unione doganale in meno di 7 mesi”, ha aggiunto.

Oltremanica risponde il capo negoziatore britannico, David Frost, dicendo che il Regno Unito registra “toni positivi”, ma “progressi limitati” nei negoziati sulle relazioni future post Brexit con l’Ue: “I progressi – spiega Frost in una nota – rimangono limitati, ma i nostri (ultimi) colloqui hanno avuto un tono positivo e noi restiamo impegnati per un successo finale. Siamo in un momento importante di questi colloqui, vicini ai limiti di ciò che possiamo conseguire attraverso il formato dei round da remoto. Se vogliamo far progressi, è chiaro che dobbiamo intensificare e accelerare il lavoro, discutendo con la Commissione su quale sia il modo migliore”.

Poi il membro dell’esecutivo Johnson ribadisce la volontà di Londra di chiudere la trattativa in tempo utile per arrivare all’addio entro la fine del 2020: dobbiamo “chiudere questo negoziato in tempo utile per consentire alle persone e alle aziende di avere certezze sui termini delle relazioni commerciali che seguiranno la conclusione del periodo di transizione alla fine di quest’anno – ha concluso – Da parte nostra siamo pronti a lavorare duro per individuare almeno le linee di un accordo bilanciato su tutti i temi. Un deal che ovviamente dovrà tenere conto della posizione ben fondata del Regno Unito sul cosiddetto level playing field, sulla pesca e su altre questioni più complicate”.

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