Giovanni Malagò è indagato a Milano per falso. Il presidente del Coni, in qualità di presidente-commissario della Lega Serie A, è finito sotto inchiesta per l’elezione di Gaetano Micciché a capo della Confindustria del pallone.

L’ipotesi dei pm Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, è che il verbale dell’assemblea, presieduta da Malagò, che portò all’elezione di Micciché “per acclamazione” venne falsificato. I pubblici ministeri hanno acquisito la registrazione dell’assemblea – che venne pubblicata da Business Insider – e l’istruttoria del procura Figc che, pur archiviata, segnalava “plurime irregolarità” nel voto.

Come spiega il Corriere della Sera, che ha anticipato la notizia dell’inchiesta su Malagò, il reato ipotizzato richiede la qualificazione pubblicistica della Lega, bocciata nel 2017 dal gip Accurso Tegano nell’indagine degli stessi magistrati sull’asta dei diritti tv del 2014 tra Sky e Mediaset.

Cosa accadde il 9 marzo 2018, giorno dell’elezione di Micciché, che si è dimesso quando la procura federale ha iniziato a indagare? L’assemblea approvò una modifica dello statuto prevedendo l’unanimità per l’elezione e non più la maggioranza per ‘aggirare’ possibili conflitti di interessi dei candidati che ricoprono incarichi in istituzioni private che sono in rapporti con le squadre o loro gruppi, come Micciché che è nel consiglio di amministrazione di Rcs. Quindi si inizia a votare, un voto che lo statuto della Lega impone come segreto.

Parte quindi un confronto, con alcuni presidenti che avanzano l’ipotesi di astenersi, e per sbloccare l’impasse il presidente della Juventus Andrea Agnelli propone l’elezione per acclamazione di Micciché, trovando la sponda di Malagò “se no salta tutto”. Si procede però comunque al voto segreto, poiché il presidente dei revisori, Ezio Maria Simonelli, e il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea ricordano che lo statuto impone il voto segreto.

Una volta effettuato, però, nell’audio pubblicato da Business Insider si sente qualcuno avanzare l’ipotesi: “E se vota no qualcuno, che famo?”. E qualcuno rispondere: “Famo sparire il seggio”. A qualcuno l’ad della Roma Mauro Baldissoni invita “tutti a rinunciare allo scrutinio segreto” e “chi per caso abbia deciso di votare contro, lo dica apertamente” perché “sarei in imbarazzo se, aprendo le buste, non ci fosse l’unanimità necessaria anche ai fini della modifica statuaria”.

Malagò concorda e anche Simonelli apre. Il presidente del Coni, che è commissario della Lega Serie A in quel momento, chiede: “Chi è contrario? C’è qualcuno che non vuole fare una dichiarazione di voto per Micciché? Dai ragazzi, mi sembra una cosa di buon senso”. Tutti dicono: “Micciché”. Qualcuno chiede: “Adesso apriamo?”. E il presidente del Coni: “Le schede non si aprono più, c’è la dichiarazione”. E nel verbale “dispone non siano scrutinate, ma inserite in un plico sigillato in cassaforte”. Malagò, interpellato dal Corriere sulla sua iscrizione nel registro degli indagati, si dice “tranquillo” e sostiene che tutto sia svolto nella “massima trasparenza”.

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