Sindaco Sala,

sono nata e cresciuta in Sardegna ma per motivi di lavoro vivo a Roma da tempo, quella stessa Roma che, a dispetto di tanti pregiudizi su tutto ciò che si trovi sotto Milano, ha affrontato questa emergenza sanitaria in maniera esemplare, sin dai primissimi due casi della coppia cinese in vacanza.

Ora, le confesso che ho cercato di trovare le parole giuste per esprimere ciò che ho provato leggendo la sua recente dichiarazione sull’ipotesi di alcune regioni di adottare misure di contenimento dei possibili contagi per le persone in ingresso, ma ho trovato una certa difficoltà e non perché io non sia in grado, ma semplicemente perché ero e sono molto incazzata.

Questa pandemia e la crisi economica che ha generato hanno evidenziato in modo netto e brutale le falle di una Regione che, ubriaca della sua stessa presunzione di essere la migliore, la più civile, la più operosa, ha improvvisamente fatto i conti con una realtà che se ne sbatteva di Milano e dei suoi apericena cool, delle sfilate di moda all day long, dei teatri e dei concerti più esclusivi, del primato per numero di imprese in Italia e che invece le ha sbattuto in faccia la propria incompetenza e che ha stracciato per sempre quella maschera di perfezione e rettitudine a cui tanto teneva.

La sua Regione, sindaco. Il velo è caduto e ciò che ha rivelato è stata soltanto una gestione scellerata delle risorse, una corsa al profitto che non ammette ostacoli e in cui non c’è nulla che non possa essere sacrificato, persino la salute dei cittadini. Ma sarà l’età o solo un po’ di distrazione, mi pare lei abbia dimenticato tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi e forse necessita di un breve riassunto o se preferisce un brief, un recap, un summary.

Provvedo subito, partendo dal principio. E’ il 23 febbraio e nell’ospedale di Alzano Lombardo viene individuato il primo caso di coronavirus in bergamasca. L’ospedale di Alzano viene chiuso, ma a differenza di quello di Codogno riapre dopo poche ore. Pazienti e familiari, oltre al personale sanitario, in quei giorni si infettano proprio in ospedale, ma verranno lasciati liberi di circolare senza essere sottoposti al tampone.

Il 3 marzo l’Istituto superiore di Sanità chiede che Nembro e Alzano vengano dichiarate zone rosse perché ci sono più contagi di Codogno ma, nonostante fosse già tutto predisposto, né il Governo né la regione Lombardia autorizzano la chiusura. Fabrizio Sala, vicepresidente della Regione Lombardia, dimostrando di aver compreso a pieno quali sono i compiti di una Regione, sostiene che spettasse al Governo dichiarare la zona rossa.

Qualcuno ci tiene però a ricordargli che il potere di dichiarare la zona rossa può e deve essere esercitato anche dalla Regione; vabbè dai, non è che si può sapere tutto, qualcosa sfugge. Oppure, a pensarci bene, non è che è proprio sfuggito, diciamo che di fronte al profitto di cui sopra si è semplicemente scelto di non chiudere. Il risultato di questa scelta intelligente sono stati circa 5900 morti solo nella provincia di Bergamo.

Potrei continuare, ma ho bisogno di tornare a quella sua dichiarazione di qualche giorno fa: “Vedo che alcuni presidenti di Regione, ad esempio quello della Liguria, Giovanni Toti, dicono che accoglieranno a braccia aperte i milanesi quando si potrà viaggiare tra una Regione e l’altro. Altri, non li cito, dicono ‘magari se fanno una patente di immunità’ è meglio. Qui parlo da cittadino prima ancora che da sindaco: quando deciderò dove andare per un weekend o una vacanza me ne ricorderò”.

Sindaco Sala, sa cosa deve ricordarsi o meglio tatuarsi bene in fronte? Che la sua Regione, durante questa pandemia, è stata la vergogna dell’Italia intera e che da ora in poi ogni volta che penserò a Milano, alla sua amata città, mi verrà solo una grande malinconia, una tristezza per tutti quei malati lasciati a morire, per tutti quei medici e infermieri che hanno sacrificato il loro tempo, le loro competenze e purtroppo la loro vita per salvare una sanità che la sua Regione ha ridotto all’osso.

E sa un’altra cosa? Parlare di vacanze e di weekend fuori in una situazione come quella che sta vivendo la sua città la trovo una cosa vergognosa. Lei non ha la benché minima idea di cosa significhi vivere tutto l’anno in Sardegna, la meravigliosa terra da cui provengo. Un’isola con un sistema sanitario inevitabilmente limitato, che fatica a sopperire persino alle necessità dei propri abitanti. Una Regione estremamente più povera della sua, che se mai si dovesse verificare un’emergenza sanitaria come quella della Lombardia ne uscirebbe dilaniata.

Le do anche un’altra notizia: noi siamo circondati dal mare, perciò comprende da solo che sarebbe un pelino più complicato trasferire i malati o peggio i morti in altre regioni. Non sono decisamente un’ammiratrice dell’attuale giunta regionale sarda, ma quello che il Presidente Christian Solinas sta cercando di fare è evitare che una Regione così fragile come la Sardegna rischi il tracollo. Purtroppo le modalità di azione sono ancora incerte, ma le intenzioni sono buone e vanno oltre ogni tentativo di proibire a milanesi, torinesi, genovesi o chicchessia di bearsi del mare e delle spiagge della nostra isola.

Vede, signor Sindaco, la sua dichiarazione è stata quanto mai fuori luogo e parecchio irrispettosa nei confronti di chi, durante questo terribile periodo, ha lavorato sodo per permettere a lei e a me di stare qui a discutere di vacanze. Sia riconoscente e cosciente del suo ruolo, eviti quella famosa presunzione di cui abbiamo parlato che, come ha potuto notare, non vi ha portato da nessuna parte e che, se continuerete di questo passo, non vi porterà più in là di Mantova.

Con rispetto.

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