Il dossier della riforma del fisco, accantonato causa emergenza coronavirus, va riaperto. Presentando il decreto rilancio, dieci giorni fa, il premier Giuseppe Conte ha detto chiaramente che l’obiettivo resta quello ma “bisogna affrontare prima l’emergenza, non possiamo farlo in queste condizioni”. Ma un’intervista del direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini riporta il tema al centro del dibattito. Ruffini, tornato quest’anno al vertice dell’Agenzia dopo che il governo gialloverde lo aveva sostituito, parlando con La Stampa ha ricordato: “In Italia fra evasione fiscale e contributiva si perdono per strada più di cento miliardi l’anno. Con una seria riforma pagheremmo meno e pagheremmo tutti“. E ha ammonito a non lasciare che “la crisi del Covid diventi un’opportunità sprecata“.

A stretto giro è arrivato l’endorsement dei 5 Stelle, con la viceministro dell’Economia Laura Castelli convinta che “i tempi sono maturi per una seria riforma fiscale che con sé porterà un ulteriore abbassamento delle tasse” e il titolare degli Esteri Luigi Di Maio che sottolinea anche lui l’aspetto della riduzione delle tasse (“Serve una riforma fiscale per ridurre le tasse e semplificare la vita a imprese e famiglie”). Dal Pd per ora si esprime solo Bruno Astorre che rivendica: “La riforma del sistema fiscale su cui sta lavorando il ministro dell’Economia Gualtieri è ora più che mai utile per dare al Paese e al sistema economico un grande progetto di semplificazione e giustizia“.

Ruffini ha ricordato che “a forza di sovrapposizioni, il sistema è diventato iniquo e ha perso la progressività che gli imporrebbe la Costituzione”. Bisognerebbe “riordinare le norme esistenti, eliminare quelle inutili, raccogliere le sette-ottocento leggi e decreti in materia tributaria, magari attraverso un testo unico. Una volta fatto questo, si può passare ad una vera riforma: l’ultima risale ormai a cinquant’anni fa“.

Il confronto comunque non ripartirà che dopo l’estate, prevede la Stampa, che ricorda come le posizioni dei partiti di maggioranza vedano il Movimento 5 Stelle a favore di una riduzione delle aliquote da collegare al quoziente familiare, mentre Leu e Pd guardano con favore a un modello simile a quello tedesco, con aliquote personalizzate per garantire la massima progressività. Italia viva invece prima del Covid aveva messo a punto una proposta che prevedeva meno aliquote, addio a gran parte delle deduzioni e detrazioni, un assegno universale per i figli e un minimo esente di 8mila euro da raddoppiare in caso di coniuge a carico.

Ruffini nell’intervista ricorda anche che l’Agenzia ha in magazzino 950 miliardi di vecchi debiti fiscali dei quali però “è realisticamente recuperabile un decimo” perché “in gran parte si tratta di soldi non recuperabili. Stiamo parlando di aziende fallite, persone decedute, nullatenenti“. Secondo il direttore dell’Agenzia delle Entrate “si tratta di prendere atto che una parte di questi debiti è tale ormai solo sulla carta. Se ci liberassimo di questo inutile onere l’Agenzia si concentrerebbe meglio sul suo lavoro”. La quota recuperabile in ogni caso ammonta a “quasi cento miliardi“.

La Castelli dal canto suo risponde alla sollecitazione garantendo che proseguirà “anche il lavoro di “ripulitura” del bilancio dello Stato, che ho avviato nel 2018 con lo stralcio delle cartelle, sotto 1.000 €, che mai sarebbero state riscosse”.

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