L’auto che c’è anche quando non c’è ancora. Quella che quando manca apre una buco nel listino, trasforma l’idea di apparire migliori in un concetto senza bersaglio. A voler tenere puliti i conti, diciamo pure alla tedesca, dal 1976 Volkswagen deve alla GTI solo 2,3 milioni di esemplari venduti su un totale che per Golf dal 1974 vale oltre 35 milioni di pezzi.

Ma è questo il pezzo grosso. Tutte le altre gli devono qualcosa. Molte sono state vendute per assomigliarli, ed è un fatto che ormai ha sconfinato dal marketing all’immaginario collettivo. Perfino una azienda quadrata come quella di Wolfsburg ha smesso di incasellare la GTI nelle geometrie euclidee della gamma Golf. Nonostante l’attesa.

Dopo aver mancato il suo debutto ufficiale in pubblico al Salone di Ginevra annullato in marzo, per quell’aria pesante che poi è diventata tempesta. E ora che si dovrebbe cominciare a ricominciare, Volkswagen rispetta il distanziamento sociale ma riparte con una conferenza stampa online che anticipa molti dei dettagli tecnici di una vettura destinata ad un ruolo da icona in autogestione.

Il logo di tre lettere in coda non è più posizionato sul lato guida, ma al centro, direttamente sotto il nuovo stemma VW. Un dettaglio, ma pesante come un macigno. In audio conferenza Skype, Klaus Bischoff, capo design, e Karsten Schebsdat, responsabile dello sviluppo del telaio, hanno dimostrato quanto è buona l’altra faccia “cattiva” di Volkswagen, quella lontana dall’elettrico e dall’ibrido. Quella del piede pesante, della curva presa in pieno, del guidate nel torbido.

Finalmente c’è l’altra Golf, quella a cui si può ancora dire che assomigliano tutte le altre Golf. Comunque con la stessa base meccanica della media di Wolfsburg arrivata all’ottava generazione. Raffinata in tutto, e poi distillata in tre lettere che raccontano la stesa rivoluzione digitale del marchio Volkswagen, ma qui in un altra direzione. Tra le anticipazioni arrivate c’è che debutterà il sistema Vehicle Dynamics Manager, ovvero un centro di controllo elettronico integrato che raggruppa tutte le possibili regolazioni del differenziale anteriore a regolazione elettronica VAQ, del differenziale a bloccaggio trasversale XDS e delle sospensioni a regolazione adattiva dell’assetto DCC, capaci di adeguare lo smorzamento delle singole ruote per 200 volte al secondo. Nuovo anche lo sterzo, con una servoassistenza con rapporto di demoltiplicazione variabile e dunque anche alla marcia in rettilineo o a quella in curva.

E poi la meccanica, evoluzione ennesima di quel pianale modulare MQB dove l’assetto può scendere di 15 mm verso il suolo e le sospensioni anteriori e posteriori ritrovarsi irrigidite, con una nuova geometria dei bracci trasversali. Nel mirino, del resto, c’è il piano attico delle medie compatte ma sportive, molti nomi arrivati rampanti negli anni a cui tenere testa. Con un distanziamento sociale, per ricordare chi è l’inventore. Golf GTI ottava generazione utilizza un motore turbo a iniezione diretta TSI da 2 litri con 245 Cv di potenza e 370 Nm di coppia massima, in abbinamento alla trazione anteriore e al cambio a doppia frizione DSG a 7 rapporti, mentre il manuale a 6 marce sarà disponibile a richiesta. La velocità massima è limitata elettronicamente a 250 km/h. Avrà prezzi in linea con la versione precedente, cioè a quota 35.800 euro e arriverà sul mercato italiano a fine agosto. Assomigliando ancora una volta all’ingenuità dell’auto per andare forte. Ad una tempesta finita.

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