Il decreto Rilancio, già decreto Aprile poi slittato a maggio, arriverà in consiglio dei ministri mercoledì 13 maggio. Dopo che in un primo momento il governo aveva sperato di arrivare a un accordo già per la serata del 12, è stato lo stesso Palazzo Chigi a confermare il rinvio. Specificando però che “c’è l’accordo politico” e non ci sono problemi di coperture, come emerso in un primo momento da alcune indiscrezioni. Insomma, dopo i rallentamenti delle scorse settimane e i continui rinvii, l’esecutivo spinge per riuscire a chiudere la partita il prima possibile.

Il provvedimento, considerato ormai una vera e propria finanziaria da 55 miliardi di euro è stato tutto il giorno nelle mani dei tecnici che hanno revisionato le diverse misure. Il clima è stato molto teso per tutto il giorno: sia per le difficoltà a mantenere il limite di 55 miliardi di deficit, così come deciso da Parlamento, sia per i problemi interni al governo sulla questione della regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Solo domenica scorsa le delegazioni della maggioranza si erano lasciate con un accordo politico su un permesso di soggiorno di 6 mesi per braccianti, colf e badanti, ma a fare resistenza ancora oggi sono stati i 5 stelle. Tanto che è intervenuto, in maniera totalmente inedita, lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Con una nota firmata Palazzo Chigi, a metà mattinata si è voluto ricordare come la misura serva per “disarmare il caporalato” e, soprattutto come il tema “non sia né di destra né di sinistra”. Parole molto pesanti, soprattutto sul fronte dei 5 stelle.

La maratona del pre consiglio dei ministri – Intorno alle 12 del 12 maggio i tecnici di tutti i ministeri si sono riuniti con il sottosegretario Riccardo Fraccaro per cercare di completare la revisione del provvedimento entro la serata. Un obiettivo che non è stato raggiunto, anche per le difficoltà politiche di chiudere alcuni aspetti. Eppure era stato proprio Palazzo Chigi, in tarda mattinata, a garantire che si fosse in “dirittura d’arrivo”. Il dl Rilancio rimane un testo molto complesso: supera i 200 articoli e, proprio in queste ore, si stanno definendo nel dettaglio le misure, dalle platee interessate ai singoli stanziamenti. Tra le ipotesi circolate in queste ore, c’è anche il fatto che gli stanziamenti per la cassa integrazione e la norma per i braccianti arrivino direttamente sul tavolo del cdm.

Il nodo lavoratori stranieri – Se da una parte i tecnici revisionano le misure, dall’altra, sul fronte politico, rimane il caso lavoratori stranieri e loro regolarizzazione. Oggi, nonostante gli interventi del premier e le mediazioni dei giorni scorsi, i 5 stelle hanno insistito nell’opporsi alla misura: “L’ultima bozza non è soddisfacente, non arretreranno di un millimetro“, hanno dichiarato guidati dal capo politico Vito Crimi. Contro i 5 stelle si sono esposti gli stessi senatori Pd: “Il M5s”, si legge nella nota, “non può continuare a tenere bloccato il decreto rilancio sulla assurda pretesa di rinviare sine die la regolarizzazione dei lavoratori in agricoltura. La posizione dei 5 stelle è totalmente ingiustificata”. Anche il vicesegretario dem Andrea Orlando non ha nascosto le sue perplessità: “Domenica notte abbiamo concluso una riunione di maggioranza nella quale si sono sciolti tutti i nodi politici”, ha scritto su Twitter. “La mattina dopo sono sorti dubbi, legittimi per carità, nel Movimento 5 stelle. Chi è che tiene fermo il decreto?”.

Il messaggio irrituale di Conte – Il premier ha deciso di far trapelare la sua posizione sull’argomento lavoratori stranieri tramite una nota. Una scelta fatta innanzitutto per smentire le ricostruzioni dei quotidiani, su malumori interni e scontri tra lo stesso Conte e Di Maio, ma anche per cercare di riportare un po’ di ordine in una compagine che sembra andare in ordine sparso. Non a casa il premier, tramite la nota di Palazzo Chigi, ha ricordato che proprio domenica le delegazioni delle forze di governo hanno trovato “un accordo politico su vari temi e misure da inserire nel decreto in corso di formazione“. E tra questi temi “è stato ampiamente discusso anche quello della cosiddetta regolarizzazione dei migranti, su cui è stata raggiunta una sintesi politica rimettendo alla ministra Lamorgese il compito di tradurla sul piano tecnico-giuridico”.

Proprio “su questa sintesi politica e sulla sua traduzione normativa in queste ore il Movimento 5 stelle si sta legittimamente interrogando, senza che questo stia provocando irritazione o malumore del presidente Conte”, si legge ancora. “Questo vale ovviamente anche per le altre forze politiche”. Ma Palazzo Chigi ricorda anche la posizione che Conte ha già espresso sull’argomento in varie interviste degli ultimi giorni: “Regolarizzare”, è la dichiarazione del premier che viene riportata, “per un periodo determinato immigrati che già lavorano sul nostro territorio significa spuntare le armi al caporalato, contrastare il lavoro nero, effettuare controlli sanitari e proteggere la loro e la nostra salute tanto più in questa fase di emergenza sanitaria. Va precisato, infine, che questo tema, che spazia dalla dignità delle persone alla trasparenza dell’economia alla sicurezza nei rapporti di lavoro, è così complesso che non si lascia filtrare dalle tradizionali distinzioni ideologiche destra/sinistra, visto che, in passato, provvedimenti di regolarizzazione di cittadini immigrati molto consistenti sono stati approvati da governi di centrodestra”.

Il no dei 5 stelle – Ma i 5 stelle restano fermi sulle loro posizioni. Nonostante, e questa è la novità, l’intervento del premier Giuseppe Conte. Tanto che il capo politico stesso Vito Crimi, in un post, ripete che la bozza “riporta ancora la sanatoria dei reati penali e amministrativi per chi denuncia un rapporto di lavoro irregolare”. Resta l’auspicio di trovare una soluzione e “continuiamo a lavorare con spirito collaborativo”, ma continua: “Sul punto non arretreremo di un millimetro” perché “chi ha sfruttato le persone e ha drogato i mercati usando manodopera in nero a basso costo eludendo contributi e tasse, non può farla franca”. “Fin dall’inizio – continua Crimi – sono state evidenti a tutti le mie perplessità sul provvedimento, nella parte relativa alla regolarizzazione dei migranti”. Ad avviso del capo politico pentastellato non è “possibile un colpo di spugna da parte dello Stato rispetto a reati odiosi come lo sfruttamento di esseri umani”. Una “sanatoria” avrebbe “effetti ‘morali’ devastanti sul Paese” e “si tratterebbe di una vera offesa nei confronti di quelle imprese oneste che hanno scelto di intraprendere un percorso di legalità”.

Eppure, solo lunedì sera il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva assicurato: “Abbiamo sciolto tutti i nodi politici e di assetto”. Fonti Pd dal canto loro hanno ribadito che il via libera all’accordo sui permessi di 6 mesi con paletti stringenti è arrivato, durante il vertice di domenica sera con il premier Giuseppe Conte, anche dai ministri M5s, che sarebbero stati sempre in contatto con il capo politico Vito Crimi. Nel testo, spiegano i Dem, “sono stati inseriti una serie di vincoli per accogliere le obiezioni M5s, inclusa l’esclusione di ogni sanatoria per chi sia stato condannato per reati come il caporalato: non si può continuare a discutere all’infinito”. Ma è proprio sul tema dello “scudo” per il datore di lavoro che fa istanza per la regolarizzazione di un dipendente che è arrivato il no dei 5 Stelle.

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