Le persone generose e coraggiose le ho sempre invidiate. Personalmente non penso di essere particolarmente pavido, ma il mio coraggio ha molti limiti, viene spesso fermato da ragionamenti sul quieto vivere, dal pensiero che le conseguenze di un gesto coraggioso – e magari pericoloso – possano ricadere sulle persone che amo.
Quelli che dedicano con entusiasmo la propria vita al soccorso dei più deboli, rinunciando a molto della propria vita sicura, e lo fanno in silenzio, lontano dai riflettori, per puro senso di umanità, sono spesso contraddistinti da un sorriso di gioia coinvolgente. Quel sorriso si legge spesso nei volti delle madri con i propri figli, a volte in chi vive lontano dalle grandi città, dal frastuono, a contatto con la natura, o da chi ha una fede certa, che io non ho, e che guardo sempre con sincera invidia.
I volontari di qualsiasi genere sono – a mio modo di vedere – il meglio della nostra società e nel nostro paese sono tantissimi, e sempre in prima linea. Ogni volta che leggo di interventi in luoghi dove c’è fame, dove è avvenuto un disastro o è in corso una guerra, vedo queste anime belle e mi rendo conto di quanto siano fondamentali per far prevalere l’umanità sulla barbarie, sull’abbandono, sul menefreghismo e sul razzismo.
Dopo un anno e mezzo, una di queste anime belle è tornata: Silvia Romano è libera. Molti non l’avevano dimenticata, molti ne hanno scritto quotidianamente chiedendone il rilascio, a quei molti va davvero la mia ammirazione.
Alcuni, anche oggi (ma già prima) quasi unicamente in rete – che ormai in maniera conclamata accoglie tutti i vigliacchi di questo mondo – le hanno detto: “bravata”, “smania di altruismo”. Chi ha scritto queste frasi, sempre nascondendo il volto, sappia che quel sorriso coinvolgente, vero, loro non lo potranno mai avere, perché considerare la pietà una forma di debolezza, non ti permetterà mai di provare e ricevere un affetto sincero.
Bentornata Silvia, buona vita e grazie per i tuoi sorrisi coraggiosi.
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