“È ora la volta, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell’Unione”. Nel Giorno dell’Europa, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, spende la sua voce per ricordare, ancora una volta dall’inizio della pandemia di coronavirus, come la reazione alla crisi debba essere collettiva. “Non è in gioco soltanto la risposta alla crisi epidemica, ma si tratta di un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli e per la stessa stabilità del continente”, avverte il capo dello Stato richiamandosi alla “lungimiranza” dei padri dell’Unione.

L’emergenza legata al Covid-19 “non fa che confermare l’urgenza di rispondere alle istanze di cambiamento espressi dai cittadini europei” per “sviluppare ancora di più il fermento di una comunità più profonda”, scrive il presidente della Repubblica nel suo messaggio ricordando che “tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci”.

“Il progetto europeo ha saputo dimostrare l’elasticità e la resilienza necessarie a propiziare fondamentali e positivi cambiamenti. È ora la volta, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell’Unione”, sottolinea. E in questa occasione “solo più Europa – assicura Mattarella – permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia”, sia sul piano “della ricerca e della assunzione di misure per la difesa della salute” che sul “piano della ripresa economica e sociale”.

“Saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni”, aggiunge il capo dello Stato. Per questo, “avvertiamo tutti la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze”, sia “alle misure già decise e a quelle ancora da assumere”.

“Il 9 maggio 1950, Robert Schumann, uno dei padri dell’Europa – ricorda, come fatto venerdì anche dalla presidente della Bce Christine Lagarde – in una dichiarazione divenuta celebre, immaginava un continente unito sul piano economico e – in prospettiva – sul piano politico, per superare la pesante eredità della guerra e come punto di partenza di un ambizioso processo di integrazione fra Paesi”.

Per Mattarella, quindi, “la visione di una generazione di intellettuali e uomini politici che per il bene comune della famiglia europea seppe superare divisioni antiche ci deve sostenere anche nelle attuali difficili circostanze”. Perché tutti i Paesi si trovano di fronte “a una sfida che non ha precedenti per ampiezza e profondità, e dobbiamo saper dare risposte all’altezza di quella lungimiranza che, ancor oggi, rappresenta il patrimonio più prezioso che i Padri fondatori ci hanno lasciato in eredità”.

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