di Gianmarco Pondrano Altavilla (con una postilla di Enzo Marzo)

Vittorio Sgarbi e diversi rappresentanti delle più svariate branche della società, nazionale ed estera, hanno rivolto un accorato appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intitolato Nulla poena sine lege! Non abbassiamo la guardia sui diritti inviolabili garantiti dalla Costituzione.

Non è il caso di soffermarsi in questa sede sul merito generale dell’appello, sull’opportunità dello stesso, sulla correttezza giuridica della più parte delle sue affermazioni. Basterà suggerire, a chi fosse improvvisamente preso da sacri furori libertari e/o costituzionali, la lettura attenta dell’art. 16 della Carta dove si legge che: “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”.

Quel che qui ci compete è uno specifico passo dell’appello dove si legge: “Anche l’Alto Commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha ammonito i paesi a rispettare lo stato di diritto, limitando nel tempo le misure eccezionali, al fine di evitare una ‘catastrofe’ dei diritti umani: ‘Danneggiare i diritti come la libertà di espressione può causare danni incalcolabili’”.

Ora ci si chiede, posto che l’Alto Commissario l’avrà usato come esempio per qualche altro contesto, a che pro chiamare in causa “la libertà di espressione” per quel che riguarda l’Italia, dato che a nessuno è saltato in mente, nemmeno alla lontana, di mettere paletti alla libera circolazione delle idee, neanche nei momenti più tragici della pandemia, anche a costo di pericolose fughe di notizie (vedi esodi Nord/Sud etc.)? A che pro agitare lo spauracchio cinese, quando a tutti gli effetti l’Italia ha conservato e difeso, pur con tutti i suoi limiti strutturali, il diritto diffuso alla critica e a un’opinione discordante?

D’altro canto proprio la lettera di Sgarbi e compagni ne è l’ennesima riprova. La verità è che – al di là dei singoli punti – l’appello in questione mischia di tutto un po’ in un minestrone insapore dove si perde il senso delle proporzioni e si rischia di banalizzare problemi concreti e contesti tragici come quello della dittatura cinese (dove sì la libertà di espressione è stata ed è minata, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti).

I diritti e le libertà individuali sono cose serie, da maneggiare con cura e con l’arte prudente della distinzione. A mollo nell’acqua calda del politichese, tra una patata e una citazione a sproposito, perdono di sapere. E di valore.

Postilla

Prima di tutto un esergo: “Non esiste alcuna epidemia, è tutta una grande finzione!”, “Basta un tè caldo e il virus muore”, “Questo è il virus del buco del culo, è il Capravirus”, “Un’influenza, un banale raffreddore“, “Alzatevi, andate a Codogno a vedere!”, “Andate pure in giro: non vi capiterà un cazzo”.
Vittorio Sgarbi, 17 marzo 2020

Mi scuso per il linguaggio da osteria tipico di Sgarbi (questa volta si è dovuto persino scusare) e sono d’accordo al cento per cento con quanto scritto da Pondrano. Voglio soltanto aggiungere poche considerazioni polemiche: l’appello di Vittorio Sgarbi-Clint Eastwood è davvero truffaldino, perché si avvale (ma distorcendoli brutalmente) di due contributi sacrosanti, l’Appello di Mario Vargas Llosa e la dichiarazione dell’Alto Commissario delle Nazioni unite per i diritti umani Michelle Bachelet, che mettono in guardia sui pericoli che può correre la liberà in tempo di Coronavirus.

Con quelle parole siamo talmente concordi che pubblichiamo il primo appello su questo stesso numero di Nonmollare. Ma Sgarbi si dimentica di dire che Vargas Llosa si riferisce esplicitamente ai paesi del Sudamerica che già non stanno messi benissimo in fatto di stato di diritto e Bachelet si mostra preoccupata in generale e non certamente per l’Italia.

Entrambi non fanno alcun riferimento, neppure indiretto, al governo italiano. Sicuramente pensano all’unico esempio già posto in essere dal sovranista Orbàn. L’unica citazione omogenea al senso della lettera a Mattarella è quella di Cassese, già abbondantemente adoperata dai giornali di estrema destra, quelli che hanno ammirato e ammirano il capo dell’opposizione e non hanno fiatato quando questi chiedeva i “pieni poteri”, non al tempo del Coronavirus ma al tempo delle vacanze sulla spiaggia del Papeete.

La lettera Sgarbi-Eastwood fa sua la frase di Bachelet: “I Governi non dovrebbero usare i poteri di emergenza come arma per mettere a tacere l’opposizione”. Ma non specifica come e quando in Italia l’opposizione è stata messa a tacere. Tutta la tv pubblica e La7 danno spazio sfacciatamente dell’opposizione e i dati dell’Agcom a tal riguardo sono nettissimi e scandalosi.

I giornali di destra, come per esempio il Tempo il cui direttore è tra i firmatari, da settimane e settimane sono diventati fogli propagandistici zeppi di bufale e con affanno stanno seguendo le giravolte pressoché quotidiane dei loro politici di riferimento (a breve pubblicheremo sul sito criticaliberale.it i titoloni di questi giornali degli ultimi due mesi, che letti in sequenza sono addirittura comici). Ci piacerebbe sapere da Bechis e dal suo editorialista piduista 1ⁿ o da Feltri e il suo editorialista “Betulla” quando e come si sono visti “danneggiare i diritti come la libertà di espressione”.

Addirittura questa destra incosciente ha sollecitato i cittadini a uscire liberamente di casa… E nessuno ha fiatato. A proposito: Sgarbi in tutta la lettera si è dimenticato di citare né direttamente né indirettamente quel “raffreddore” chiamato Coronavirus, come se non facesse parte del problema e costituisse un’emergenza solo per gli altri paesi di tutto il mondo.

La frase finale, come in ogni “comica finale”, è la più esilarante: “Purtroppo oggi il modello cinese più che un riferimento sanitario sembra essere diventato una scelta politica”. Il che detto dai traffichini con Putin non è davvero male. Per carità di patria non citiamo i nomi di gran parte dei firmatari. Sgarbi ha davvero trascinato nello sprofondo la destra italiana.

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