Metà studenti in classe, metà collegati da casa. La divisione delle classi, metà in aula e metà online, della quale ha parlato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina “è quello che noi chiamiamo lo scenario zero, lo scenario di partenza, sul quale stiamo lavorando. Con varianti che vanno soppesate, perché ci sono sia i bambini di prima elementare che i maturandi. La cosa importante è che ognuno, ma neanche uno di meno, possa usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire” spiega all’Ansa Patrizio Bianchi, presidente della task force del ministero dell’ Istruzione

L’emergenza sanitaria provocata dal coronavirus “ha evidenziato tutta una serie di problemi che nella scuola italiana c’erano già da anni. Sono dieci anni che diciamo che la dimensione ideale di una classe è di 10-12 bambini, per superare quelle che, con un’espressione che io odio, vengono chiamate le ‘classi pollaio’. Questa può essere un’occasione, ci sono tante sperimentazioni, anche per provare ad andare oltre le classi. C’è poi il problema dell’edilizia scolastica, che andrà affrontato con uno sguardo pluriennale, ma che ci portiamo dietro da tantissimo tempo”.

In vista della riapertura delle scuole, “dobbiamo sforzarci di fare dei patti territoriali per utilizzare gli spazi che esistono. Per fare un esempio – prosegue – c’è un liceo di Palermo, a Ballarò, che ha un corso musicale. Già prima di questa emergenza aveva difficoltà di spazi, stiamo facendo un ragionamento con il Teatro Massimo per provare ad ipotizzare delle soluzioni”.

“Abbiamo chiesto che il ministero metta a disposizione un’unità speciale per aiutare i singoli presidi a organizzarsi al meglio. C’è un problema di formazione, per aiutare i nostri studenti a uscire da questo trauma. Nella fase della ripartenza – ha sottolineato – sarà centrale il tema dell’autonomia scolastica. Noi siamo un comitato di esperti che è in scadenza al 31 luglio, vogliamo fornire al ministero, auspicabilmente prima di quella data, una road map per mettere le scuole nelle condizioni di funzionare, garantendo a tutti gli studenti di poter usufruire al meglio delle condizioni che possiamo offrire”.

Non c’è solo il comitato. C’è chi come Coldretti propone un’alternativa che potrebbe risultare utile nei mesi in cui è possibile stare all’aria aperta. Sono oltre tremila le fattorie didattiche presenti nelle campagne italiane “che possono salvare il lavoro di mamme e papà, accogliendo i bambini in sicurezza con attività educative a contatto con la natura nei grandi spazi all’aria aperta” propone il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini che in una lettera ai ministri competenti e agli assessori competenti, spiega la proposta.

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