Il padre Mauro era morto da undici giorni e nessuno le aveva ancora fornito chiarimenti sulla gestione dei pazienti affetti da Covid-19 nella Rsa La Chiocciola, poco fuori dal centro di Firenze. Eppure dalla struttura, il 21 aprile, hanno mandato una mail a Monica Poggi per chiedere di pagare lo stesso il 70% della retta relativa al ricovero in ospedale. “È stato atroce – racconta lei – oltre al danno, pure la beffa”.

Eppure l’avvocatessa fiorentina da giorni chiedeva alla direzione del Consorzio Zenith, che gestisce la struttura, chiarimenti sul perché il padre 89enne avesse contratto il virus e come fosse stato possibile che la sua situazione si fosse complicata in sole due ore, arrivando all’ospedale di Careggi ormai debilitato. “A me dei soldi interessa fino a un certo punto – chiarisce Poggi a Ilfattoquotidiano.it –, io voglio sapere cos’è successo in quella struttura e com’è possibile che fino al giorno prima ci dicessero che la situazione era sotto controllo, con nessun contagio”.

Dopo la richiesta di corrispondere il 70% della retta durante il ricovero ospedaliero, Poggi ha provato a richiedere chiarimenti alla direzione della Rsa e, dopo giorni di silenzio sulla gestione dell’emergenza, a quel punto il direttore Franco Barozzi le ha risposto facendo un mezzo dietrofront: la figlia Monica alla fine non dovrà pagare, come previsto dalla convenzione, il 70% dei primi dieci giorni di aprile (durata del ricovero del padre), mentre lo dovrà fare per la precedente polmonite durata per tutta la prima metà di marzo. “Un gesto magnanimo” dice amareggiata Poggi.

“Fino al giorno prima andava tutto bene” – Ma l’avvocatessa fiorentina è ancora sotto choc per quello che è successo al padre, 89 anni, non autosufficiente da circa tre mesi. Da metà febbraio era ospite nella Rsa La Chiocciola. Fino al 3 marzo, quando la figlia riceve una telefonata preoccupante dalla struttura: “Mi hanno chiamato avvertendomi che lo avrebbero portato d’urgenza all’ospedale di Careggi – racconta Poggi – aveva una broncopolmonite grave”. Dopo qualche giorno, la situazione inizia a migliorare e tre tamponi nel giro di due settimane danno tutti esiti negativi: il padre Mauro può rientrare nella struttura.

È a quel punto che inizia quello che la figlia chiama “un lungo calvario”: “La situazione nelle Rsa di tutta Italia non era ancora emersa e quando mio padre è rientrato, a La Chiocciola non c’erano contagi”, continua Poggi. Poi in pochi giorni la situazione è precipitata: “Come stavano gli ospiti? Beato chi ne sa qualcosa – racconta oggi – Dalla struttura mi veniva detto ogni giorno che la situazione di mio padre era buona e che non c’erano contagi. Poi dopo qualche giorno e dopo varie titubanze viene fuori che forse c’è un caso positivo fra i pazienti, poi forse che ce n’è più di uno. Alla fine saranno 15 ospiti e 11 operatori”.

“È arrivato debilitato” – Il primo aprile Monica chiama, come al solito, la struttura intorno alle 16.30 e ancora una volta le dicono che il padre “sta bene e ha mangiato”. Tutto sotto controllo. Due ore dopo, intorno alle 18, arriva la telefonata che sperava di non ricevere mai: “Mi chiamano dicendo che stanno portando mio padre d’urgenza a Careggi perché sta male. Il giorno dopo risulta positivo al Covid-19”. La condizione clinica di Mauro Poggi continua a peggiorare e dopo nove giorni di ricovero, il 10 aprile, muore. “Dopo due mesi, l’ho rivisto in una bara – continua emozionata la figlia – Il medico che lo aveva preso in cura mi ha detto che mio padre era arrivato all’ospedale estremamente debilitato. Nella Rsa non ci avevano detto niente e c’è stata una gestione scellerata della struttura con i pazienti. Non è possibile che sia andata così, nel silenzio generale”.

Poggi è la terza delle quattro vittime degli ospiti della Rsa La Chiocciola. Negli ultimi giorni sui quotidiani locali sono emersi casi di operatori della struttura che hanno scoperto di essere positivi al Covid-19 su una chat o che molti anziani erano stati costretti a stare nella stessa stanza anche se positivi.

Per questo, a metà aprile, Poggi ha presentato un esposto alla Procura di Firenze che ha aperto un fascicolo al momento a carico di ignoti: nei giorni scorsi la situazione della Rsa di via dell’Ostaria è stata segnalata ai pm anche dalla Asl Toscana Centro “viste le criticità emerse relativamente a comportamenti non conformi alle procedure previste dalle disposizioni generali per emergenza coronavirus e più in generale alle norme vigenti in materia ed alla buona prassi igienico-organizzativa”.

Twitter: @salvini_giacomo

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