Offrire ai percettori del reddito di cittadinanza o di altri ammortizzatori sociali la possibilità di accettare una proposta di lavoro nel settore agricolo, senza perdere il diritto al beneficio che ripartirà una volta terminato il contratto. È la proposta allo studio del governo, come ha confermato la ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Nunzia Catalfo, ospite di Corriere Tv. L’esigenza è quella di venire incontro alle richieste delle aziende agricole, a corto di manodopera nei campi per via dell’emergenza coronavirus. L’idea era già stata lanciata da Confagricoltura, che aveva garantito “l’inquadramento nell’ambito del contratto collettivo nazionale” dei percettori del reddito per il periodo in cui lavoreranno nei campi. Secondo le stime dell’associazione, servono subito 200mila braccianti per evitare di buttare almeno il 40% raccolto.

L’idea di fare ricorso ai percettori del redditto di cittadinanza era già stata abbozzata dalla ministra Teresa Bellanova. Catalfo però definisce i dettagli della proposta: “Se l’offerta di lavoro diventa stabile o per un tempo congruo”, spiega, i beneficiari “possono lasciare la misura e poi rientrarvi“. “Invece se si tratta di 1-2 giorni la nostra proposta è che accettarla non comporterebbe la perdita del sostegno“, ha spiegato la ministra al Corriere della Sera. Ci sono stati “incontri anche con le parti sociali”, ha sottolineato Catalfo, evidenziando anche la richiesta da parte delle aziende agricole di “aiutarle a fare l’incrocio della domanda e offerta di lavoro, anche attraverso un’app“. A questo proposito ha spiegato che è “in atto un’app della Regione Lazio che funziona bene, stiamo pensando insieme all’Anpal di poterla riutilizzare per l’intero sistema agricolo e sul territorio nazionale”. “Cerchiamo in tempi brevi di andare incontro alle esigenze”, ha promesso Catalfo.

L’idea servirebbe appunto ad andare incontro alle richieste del settore agricolo. L’agroalimentare non si è mai fermato, ma si ritrova senza lavoratori stagionali nei campi. Tra i ministeri competenti (Agricoltura, Lavoro, Interni, Economia e Giustizia ) si lavora a una legge per la regolarizzazione dei braccianti stranieri tramite una dichiarazione di emersione dei rapporti di lavoro. Finora ognuno ha fatto come ha potuto: in Veneto è stata messa in piedi la piattaforma ‘IncontraLavoro Agricoltura’, che incrocia domanda e offerta di lavoro per reperire manodopera per campi, serre e aziende agricole. Coldiretti ha varato la banca dati ‘Jobincountry’ autorizzata dal ministero del Lavoro. La ministra ora pensa di inserire tra i provvedimenti anche una norma ad hoc per i percettori del reddito di cittadinanza. Che alcuni sindaci vorrebbero utilizzare anche per altre attività: ad esempio, per il monitoraggio delle spiagge libere lungo le coste italiane.

Le misure nel decreto aprile
Nel prossimo decreto “confermeremo molte misure” già previste nel Cura Italia e stanzieremo “13 miliardi sugli ammortizzatori sociali, per ulteriori 9 settimane di copertura“, ha spiegato la ministra Catalfo, intervistata dal direttore Corriere Luciano Fontana. La cig sarà “utilizzabile fino a fine dicembre 2020“, ha aggiunto. Anche il divieto di licenziamento, previsto dal decreto Cura Italia fino a metà maggio, “verrà prorogato” con il decreto aprile. “Abbiamo un ventaglio di tutele per le imprese e per i lavoratori che consente di mantenere il lavoratore all’interno dell’impresa, accanto agli strumenti che danno liquidità“, ha affermato Catalfo. “Dobbiamo cercare di evitare l’aumento della disoccupazione o la chiusura delle attività imprenditoriali”, ha aggiunto. Nessuna parola però sui ritardi: quanto alla cassa integrazione, infatti, gli aventi diritto non vedranno soldi prima di maggio. Hanno incassato qualcosa solo i dipendenti di aziende che avevano liquidità sufficiente per anticipare l’assegno.

“Questa crisi mi ha fatto ancor di più rendere conto di quanto sia frammentato il sistema degli ammortizzatori sociali: è una delle riforme che dovrebbe essere fatta immediatamente dopo”, ha rimarcato poi Catalfo. “Non abbiamo potuto farla prima – ha spiegato – perché toccare e cambiare il sistema in un momento di crisi profonda avrebbe rischiato di farci avere dei ritardi importanti“. La sua idea è di puntare su politiche attive “più legate alla formazione e non portando il lavoratore a casa ma mantenendolo nel posto di lavoro”, pensando ad “un nuovo strumento che unisca il sostegno al reddito alla formazione e al lavoro in azienda“.

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