Smartworking, homeschooling e via discorrendo. Il dibattito in questi giorni è acceso perché sembra mancare una prospettiva e una programmazione rispetto al rompicapo emergenza Covid-19 ed emergenza famiglie.

Difficile, talvolta inconciliabile, far quadrare la gestione dei bambini con quella del lavoro, che quando c’è va tenuto stretto ora ancor di più e richiede uno sforzo aggiuntivo. Ma altrettanto difficile è lavorare fuori casa per 10/12 ore al giorno, aspettare due o tre metro che non arrivano mai, stare strizzati nei mezzi pubblici come sardine o intrappolati nel traffico, lavorare distanti da casa anche 50 km che se capita un’urgenza familiare e stai senza nonni devi chiamare Frate Indovino, fare le stesse cose che si spalmano adesso durante l’intera giornata ma dalle 20 di sera in poi oppure nel fine settimana (rovinandoselo).

È vero, non possiamo lavorare con i figli a casa, andrà trovata una modalità e anche subito ma neanche tornare come prima. Va ripensato il modello produttivo, di cura del tempo e del modo in cui stare insieme.

Vanno ripensati i bisogni includendo quelli di chi vive anche al nostro fianco. E in questa conciliazione che in Italia sembra davvero impossibile vanno trovate le strategie di aiuto. Per non restare soli chiusi in casa, ma neanche soli come prima.

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