Nelle case di riposo lombarde, in totale, sono stati contagiati 7.252 ospiti: è la stima elaborata dalla Regione Lombardia in base ai dati raccolti dall’esito dei tamponi nelle rsa, aggiornati a sabato scorso. La provincia che ha più anziani infettati è quella di Milano, con 2.273 ricoverati colpiti dal Covid-19. In tutta la provincia il totale dei positivi è di 15.546: quasi uno su sette, quindi, è ospite di una residenza per anziani. Seguono Brescia con 1.161, Mantova con 805, Como con 581, Cremona con 532, Monza e Brianza con 528. Poi Pavia con 401, Varese con 305, Lodi con 178, Bergamo con 173. Chiudono la lista Sondrio (con 158 contagiati) e infine Lecco con un di meno: 157.

A queste cifre però va aggiunto il numero dei deceduti: secondo i dati diffusi dall’Iss, nelle 266 case di riposo prese in esame, sono stati 1.625 i decessi per coronavirus o sintomi influenzali riconducibili a Covid-19 (ma non verificati da tampone). L’indagine della Regione analizza anche il rapporto tra numero di contagiati e popolazione: la provincia in cui il virus sembra essere entrato con più forza nelle strutture è Mantova, con il 28,12% dei casi positivi concentrato nelle case di riposo. Seguono Como con il 23,8%, Sondrio con 16,8% e Milano con il 14,4%. A Cremona i 532 casi positivi nelle residenze per anziani sono il 9,8% del totale dei casi registrato sul territorio. Ultima nella graduatoria è Bergamo, con l’1,63%: in una delle città più colpite dalla pandemia, quindi, l’impatto all’interno delle rsa è stato molto contenuto.

In particolare, a Cremona i contagiati sono 532 su 5.104, ossia il 10,4% degli ospiti. “Sono numeri che dimostrano come le case di riposo della provincia di Cremona siano riuscite a fare fronte ad un’emergenza alla quale non erano preparate e alla quale neanche dovevano essere preparate, essendo strutture di assistenza e non di cura – è il commento di Walter Montini, presidente dell’Associazione delle Residenze Socio-Sanitarie della provincia di Cremona, che raggruppa 30 strutture sul territorio -. Ma per capire esattamente l’impatto dell’epidemia sulla mortalità nelle nostre strutture occorrerebbe confrontare i decessi dell’anno scorso e quelli di quest’anno. Un confronto che per il momento non siamo in grado di fare. Quel che è certo è che abbiamo chiuso e isolato i nostri anziani a partire dal 22 febbraio, anche se la Regione continuava a voler far entrare un familiare alla volta e ci chiedeva di tenere aperti i Centri diurni. Noi abbiamo disobbedito e siamo stati lungimiranti. Certo, il virus è entrato lo stesso, ma siamo riusciti ad isolare efficacemente chi presentava qualche linea di febbre e a sanificare gli ambienti. Questo meccanismo ci ha consentito di contenere la strage”.

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