Dedicarlo “ai caduti di tutte le guerre” e sostituire Bella Ciao con la canzone del Piave. Nonostante il 25 aprile non sia il ricordo di alcuna vittima, ma appunto la ricorrenza della Liberazione del Paese dai nazi fascisti. L’emergenza coronavirus non ferma le provocazioni della destra, sempre puntuali ogni anno quando si avvicina la festa della Liberazione. Ignazio La Russa, ex ministro di Silvio Berlusoni, cresciuto nel Movimento sociale (il padre fu segretario del partito fascista di Paternò, in Sicilia, negli anni ’40) e oggi esponente di Fratelli d’Italia, propone che il 25 aprile sia utilizzato per ricordare “i caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna, oltre che le vittime della pandemia“. Appoggiano l’idea Edoardo Sylos Labini e i parlamentari di Fdi Paola Frassinetti, Isabella Rauti e Daniela Santanché. Immediata la replica del Pd e di Sinistra italiana che sottolineano il bluff dell’esponente della destra: il 25 aprile non ricorda i caduti di nessuna parte specifica e neanche della Seconda guerra mondiale ma è la Festa di liberazione dal fascismo. Anzi dai fascismi: la Repubblica di Salò dei fascisti di Benito Mussolini da una parte, gli occupanti tedeschi nazisti dall’altra.

La Russa, però, fa finta di non sapere cosa si festeggi per la Liberazione e continua a definire la ricorrenza “divisiva“. “Da quest’anno – sostiene – il 25 aprile diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale nella quale ricordare i caduti di tutte le guerre, senza esclusione alcuna. E in questa data si accomuni anche il ricordo di tutte le vittime del Covid-19 che speriamo cessino proprio in aprile. Sarebbe – continua l’esponente di Fdi – il modo migliore per ripartire in una Italia finalmente capace, dopo 75 anni da quel lontano 1945, di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani”. Per questo, suggerisce, “nel ricordo dei caduti, chi vorrà, sabato potrà listare a lutto un tricolore e cantare la Canzone del Piave“. Che, nei desideri dell’ex ministro della Difesa, andrebbe a sostituire Bella Ciao, l’inno della Resistenza italiana. La proposta di La Russa nasce da un volontario equivoco: intendere la ricorrenza come una sorta di 4 novembre della Seconda Guerra mondiale. Così, ovviamente, non è.

“Sarà giusto, quando usciremo da questa terribile epidemia, dedicare una giornata di omaggio e ricordo per le vittime del virus. Ma non sarà il 25 aprile, quando ricorderemo sempre, e per sempre, la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista e dalla guerra”, puntualizza Nicola Oddati della segreteria Pd. Nicola Fratoianni di Sinistra italiana ricorda come da destra siano abituati ad attaccare la ricorrenza: “Come ogni anno, puntualmente come un’allergia stagionale, arriva l’insofferenza di Fratelli d’Italia per il 25 aprile. Non riescono proprio a comprendere che è il giorno di liberazione dell’Italia dal virus del nazifascismo, non riescono proprio a distinguere vittime e carnefici, chi stava dalla parte giusta della libertà e chi stava con Mussolini e Hitler. Si rassegnino il 25 aprile Bella Ciao risuonerà ancora più forte”. Replicano a La Russa anche le Sardine che in un tweet scrivono: “Il 25 aprile è il giorno della memoria sulla liberazione dal nazifascismo. É la festa della Resistenza con un inno, bella ciao! Onorevole Ignazio La Russa basta con questi tentativi di revisione storica. Il Covid 19 non c’entra nulla con il 25 aprile!”.

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