Il governatore Vincenzo De Luca gioca d’anticipo rispetto al decreto del premier Conte, in scadenza il 3 aprile, e prolunga la quarantena della Campania al 14 aprile. Fino a quella data proseguiranno i divieti, le misure e le restrizioni ormai note per combattere il coronavirus. A cominciare dal divieto di uscire dalla propria casa, “residenza, domicilio o dimora nella quale ci si trovi”, salvo comprovate necessità di lavoro, di salute o per rifornirsi di alimentari, farmaci e altri generi di prima necessità.

La decisione di De Luca arriva in tarda serata, al termine di un mercoledì teso, iniziato con una lettera durissima che denuncia la sottovalutazione dei rischi del contagio in corso nel mezzogiorno, e accusa il commissariato per l’emergenza di non mantenere gli impegni presi in materia di forniture sanitarie. La missiva, dai toni apocalittici, è stata inviata a Conte e ai ministri della Salute, degli Affari Regionali e del Sud: “Permanendo questa nullità di forniture – scrive De Luca – non potremo fare altro che contare i nostri morti”. Si allega uno schemino che evidenzia la discrasia tra quanto richiesto alla Protezione, e quanto effettivamente arrivato in Campania. “Zero ventilatori polmonari; zero mascherine P3; zero dispositivi medici di protezione. A fronte di un impegno ad inviare in una prima fase 225 ventilatori sui 400 richiesti, e 621 caschi C-PAP, non è arrivato nulla”. Nemmeno i tubi endotracheali: zero arrivi a fronte dei 150.000 richiesti. “So che la situazione è difficile per tutti. Non voglio alzare i toni. Ma non posso non dire che per quello che ci riguarda, ci separa poco dal collasso, se il Governo è assente”.

L’angoscia di De Luca è quella di trovarsi senza un numero adeguato di posti letto di terapia intensiva per affrontare il picco di contagi, che in Campania dovrebbe avvenire a metà aprile. “I prossimi dieci giorni saranno da noi un inferno – si legge – siamo alla vigilia di una espansione gravissima del contagio, al limite della sostenibilità. La prospettiva, ormai reale, è quella di aggiungere alla tragedia della Lombardia quella del Sud”.

Secondo le previsioni dell’unità di crisi regionale, si teme di dover far fronte a metà aprile a circa 3000 positivi al Covid-19. “Dopo aver creato decine di posti letto nuovi per la terapia intensiva, rischiamo di non poterli utilizzare per mancanza di forniture essenziali”, è uno dei passaggi chiave della lettera.

Un secondo comunicato, diffuso poche ore dopo, chiarisce l’attuale situazione: 318 ricoverati con sintomi, 123 pazienti in terapia intensiva, 631 pazienti in isolamento domiciliare, rispetto al dato totale dei contagiati complessivi pari a 1199, e dei contagiati attuali pari a 1072. La differenza con i dati inseriti nella tabella di martedì, che evidenziava 181 persone in terapia intensiva su un totale di 526 ospedalizzati, è da attribuire – spiegano dall’unità di crisi campana – al precedente inserimento in questa sezione anche di pazienti temporaneamente in terapia sub intensiva per sintomi assimilabili al Covid, ma in attesa dell’esito del tampone.

L’obiettivo in Campania è quello di incrementare in tempi brevi i posti letto dell’emergenza di 490 unità (102 di terapia intensiva, 85 di sub terapia intensiva e 403 fra malattie infettive e pneumologia). L’allarme rosso non è ancora scattato, ma bisogna fare presto. Da Roma fanno sapere che ventilatori, attrezzature e dispositivi di protezione individuale servono con precedenza assoluta alle province del Nord dove i reparti di terapia intensiva e sub intensiva sono saturi. Ed è lì, a Bergamo, a Brescia, a Cremona, a Piacenza, che vengono spediti subito. La Campania secondo i loro calcoli può aspettare ancora qualche giorno. Secondo De Luca, no.

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