“Ci separa poco dal collasso, se il Governo è assente”. “Ho chiesto con urgenza di avere le forniture mediche che ci spettano, è arrivato poco o nulla”. Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, Campania e Puglia, un’unica richiesta di aiuto all’esecutivo. Vana, almeno per ora. I governatori lo dicono senza giri di parole, con toni e azioni che ne rispecchiano la personalità e la strategia politica.

De Luca: “Comunicazione fuorviante, al Sud presto crisi come quella del Nord”
L’ex sindaco di Salerno ha scritto una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Salute, a quello degli Affari Regionali e al ministro per il Sud. Al centro delle accuse di De Luca innanzitutto le modalità con cui è stata raccontata la crisi nell’ultima settimana: “La comunicazione di questi ultimi giorni relativa alla epidemia è gravemente fuorviante – ha detto il governatore campano – Il richiamo a numeri più contenuti di contagio al Nord, rischia di cancellare del tutto il fatto che non solo la crisi non è in via di soluzione, ma che al Sud sta per esplodere in maniera drammatica. I prossimi dieci giorni saranno da noi un inferno – ha aggiunto De Luca – Siamo alla vigilia di una espansione gravissima del contagio, al limite della sostenibilità“. Da qui la richiesta di aiuto, con toni drammatici: “La prospettiva, ormai reale, è quella di aggiungere alla tragedia della Lombardia quella del Sud. Per noi è questione di ore, non di giorni. So che la situazione è difficile per tutti – ha sottolineato il presidente regionale – Non voglio alzare i toni. Ma non posso non dire che per quello che ci riguarda, ci separa poco dal collasso, se il Governo è assente”.

L’assenza del governo, stando al ragionamento di De Luca, è misurabile in numeri: “Zero ventilatori polmonari; zero mascherine P3; zero dispositivi medici di protezione. A fronte di un impegno ad inviare in una prima fase 225 ventilatori sui 400 richiesti, e 621 caschi C-PAP, non è arrivato nulla” ha scritto il governatore campano. “Questi sono i dati. E dunque, non si può non rilevarlo in maniera brutalmente chiara. Mi auguro – ha aggiunto – che almeno i numeri rendano evidente la drammaticità della situazione. Si rischia di vanificare un lavoro gigantesco che ci ha consentito di reggere, in una realtà della cui complessità non è il caso di parlare oltre, e di offrire anche al Paese una terapia farmacologica utile – ha spiegato – Permanendo questa nullità di forniture, non potremo fare altro che contare i nostri morti“.

Ricostruzione cruda quella del presidente della Campania, che poi parla dell’impotenza della struttura regionale in caso di impennata del contagio: “Abbiamo fatto con migliaia di operatori sforzi giganteschi per poter reggere. Ma non si può scavare nella roccia con le mani nude – ha spiegato – Dobbiamo registrare il fatto che dal punto di vista delle forniture essenziali per il funzionamento dei nostri ospedali, in queste settimane da Roma non è arrivato quasi nulla. Il livello di sottovalutazione è gravissimo – ha accusato – Non si è compreso che gli obiettivi strategici sono due: contenere il contagio al Nord; impedire la sua esplosione al Sud. In queste condizioni – ha concluso – ci avviamo verso una tragedia doppia. Il quadro riassuntivo, per noi, è contenuto in questo prospetto allegato. Dopo aver creato decine di posti letto nuovi per la terapia intensiva, rischiamo di non poterli utilizzare per mancanza di forniture essenziali”.

Emiliano: “Sto facendo il contrabbandiere di mascherine e guanti, visto che non ce ne mandano”
Diversa nei toni, ma comunque ferma: la richiesta del governatore della Puglia al governo non è meno forte di quella proveniente da Napoli. “Ho chiesto al governo di avere con urgenza forniture di Dpi, dispositivi di protezione per medici, infermieri e operatori socio sanitari e anche di reagenti per aumentare la nostra capacità di analizzare i tamponi in laboratorio, perché hanno centralizzato tutti questi acquisti” ha scritto Michele Emiliano sulla sua pagina Facebook. Poi l’attacco, basato sui numeri: “Ora anche qui abbiamo bisogno della nostra parte e ho dovuto dirglielo con fermezza”. Per la cronaca, ieri in Puglia sono arrivate 200mila mascherine, frutto di due doni arrivati dalla Cina ma dalla protezione civile i rifornimenti vanno a singhiozzo. La Puglia ha chiesto anche 220 ventilatori e monitor ma ne ha ricevuti solamente nove. “Stiamo facendo tutto il possibile per fronteggiare l’emergenza. La nostra sanità è schierata al completo contro il coronavirus – ha spiegato l’ex sindaco di Bari – In Puglia abbiamo riconvertito e riorganizzato le strutture ospedaliere e il 118, a tempo di record. Abbiamo assunto nuovo personale sanitario. Ma questo sforzo da solo non basta”.

Da qui le richieste: “Abbiamo bisogno di tutelare i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che ogni giorno operano per tutelare la nostra salute – ha sottolineato – Per tutti loro ho di nuovo chiesto i DPI, i dispositivi di protezione che spettano alla Regione Puglia e che ancora non abbiamo ricevuto. Perché come sapete la fornitura di questi dispositivi è stata centralizzata a Roma, a livello nazionale. Devo confessare – ha poi aggiunto Michele Emiliano – che sto facendo il ‘contrabbandiere’ sia per le mascherine che per i ventilatori. Mi stanno aiutando i governatori di alcuni stati cinesi con cui avevo rapporti istituzionali da tempo – ha raccontato – Con questi canali in autonomia abbiamo fatto ordini per 38 milioni di euro di ventilatori e mascherine sperando che riescano ad arrivare”. Il prossimo passo della Puglia, a leggere le parole di Emiliano, sarà quello di alzare la voce: “Ho lanciato questo allarme, sia nelle sedi istituzionali sia a livello pubblico per informare i cittadini di quanto sta avvenendo – ha detto – Oggi pomeriggio ci sarà una riunione con Governo e gli altri Presidenti di Regione dove tornerò a fare questa richiesta con la massima determinazione possibile”.

La difesa del governo: “Finora acquisti dpi per 490 milioni, ma prezzi fuori controllo”
Chi ha provato a spiegare la situazione per motivare i ritardi del governo è stato il ministro dei rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà: “La produzione di dispositivi di protezione individuale e di dispositivi medicali è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto si riscontra una maggiore difficoltà nel loro reperimento – ha detto l’esponente M5s – La diffusione dell’epidemia a livello globale ha comportato peraltro una lievitazione dei prezzi che ormai sono fuori controllo con una distorsione del mercato che non consente più di avere prezzi medi di riferimento. A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni – ha sottolineato – che hanno adottato molti Paesi produttori“.

La spiegazione di D’Incà, arrivata come risposta a nome del ministro della Salute all’interrogazione di Italia viva sulla produzione dei dpi, è poi proseguita nel racconto di ciò che si sta facendo: “Ciò nonostante, alla data odierna il Dipartimento della protezione civile ha sottoscritto oltre 60 contratti con ditte operanti nella produzione e distribuzione dei presidi medici necessari al contenimento dell’epidemia da coronavirus“. Nella fattispecie, ha raccontato D’Incà, “con tali atti sono stati fino ad oggi stipulati contratti di acquisto per dispositivi di protezione individuale e dispositivi medici per un importo complessivo di circa 490 milioni di euro, nell’ambito del quale sono comprese 344.870.895 mascherine facciali di vario tipo e 2.560 ventilatori polmonari. In proposito, faccio presente che, ad oggi – ha continuato il ministro – sono stati ricevuti e distribuiti alle regioni 25.205.000 mascherine chirurgiche, FFP2 e FFP3“. “Inoltre, sono in corso di acquisizione altri dispositivi di protezione individuale e medici, a seguito di procedure bandite da Consip Spa – ha concluso D’Incà – per un importo complessivo di euro 317.613.142,58. Nell’ambito delle procedure di gara avviate, Consip ha già posto in essere ordini ai fornitori che sono in corso di esecuzione per un importo pari a euro 202.821.084. In queste procedure è prevista altresì l’acquisizione di 2.249 ventilatori polmonari“.

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