Mettendoli tutti in fila, alla fine, se ne contano dieci. Ma il numero potrebbe anche essere di più. Tutti positivi al coronavirus, tutti presenti a un convegno di agraria che si è svolto a Udine lo scorso 20 e 21 febbraio, proprio nei giorni in cui scoppiava l’emergenza Covid-19 in Italia. Sono tutti docenti di diverse università italiane ed estere.

La due giorni sui “Sistemi rurali resilienti e sostenibili: dall’azienda al territorio”, organizzata dall’Associazione italiana di Ingegneria agraria e dall’ateneo udinese a palazzo Toppo Wassermann, si è trasformato in una sorta di ‘focolaio’.

Quando sono stati confermati i primi quattro casi di Udine e Trieste, il rettore Roberto Pinton aveva spiegato che il contagio “è originato da un partecipante, positivo al virus, proveniente dal Piemonte”. Il docente, aveva detto il vicepresidente Riccardo Riccardi, ha “alloggiato in un albergo” della città, nel quale “sono stati effettuati test al personale con cui era venuto in contatto e sono risultati negativi”.

Nei giorni a seguire, però, sono state accertate altre positività tra chi aveva partecipato al convegno: oltre ai tre udinesi e al triestino, sono stati contagiati un sardo, un docente ceco di 68 anni, nonché di tre professori dell’università di Catania e uno dell’ateneo di Reggio Calabria. Tutti erano arrivati in Friuli Venezia Giulia per l’appuntamento internazionale.

Nelle scorse ore, poi, il rettore dell’università di Viterbo, Stefano Ubertini, ha sospeso le attività didattiche in ateneo dopo il contagio di un docente del polo di Agraria e di una studentessa georgiana, entrambi già all’Istituto Spallanzani di Roma. L’ateneo ha spiegato che il docente ha frequentato i locali del polo lo scorso 20 febbraio. Al momento, tuttavia, non è ancora accertata la sua presenza a Udine.