L’offerta di Intesa Sanpaolo affiancata dal gruppo Unipol per acquisire Ubi “appare ostile, non concordata, non coerente coi valori impliciti di Ubi e dunque inaccettabile“. Il giorno dopo il freddo comunicato del cda e la lettera in cui Victor Massiah avverte che la proposta “dovrà passare attraverso un complesso, e per nulla scontato, iter di approvazione”, giovedì è arrivato lo stop dei grandi soci dell’istituto bergamasco. Il prezzo dell’ops in azioni, generoso dal punto di vista del premio, costringerebbe però molti di loro a diluirsi in modo netto nel nuovo gruppo bancario rispetto alla quota posseduta al momento. Motivo per cui non la ritengono congrua. E si dicono disposti ad aumentare la loro quota per provare a reagire. Lunedì prossimo si riuniranno i due restanti patti di sindacato, il Sindacato azionisti Ubi Banca a cui aderiscono i soci storici bresciani – inclusa la famiglia di Giovanni Bazoli – e il Patto dei Mille, che raccoglie una piccola rappresentanza di soci bergamaschi.

Il Car, patto di consultazione che ha una quota pari al 17,8% del capitale e a cui aderiscono Fondazione Banca del Monte di Lombardia, Fondazione Crc, i Bombassei, i Pilenga, la famiglia Bosatelli, Radici Group, la famiglia Andreoletti e la Upifra della famiglia Beretta, si è riunito a Bergamo per discutere dell’offerta di scambio annunciata lunedì sera. Ne è uscito un comunicato in cui i grandi soci sottolineano che Ubi “è una banca sana, stabile, redditizia, ben gestita per competenze, risorse umane, competitiva e riconosciuta sul mercato di riferimento, realtà centrale per il sistema socio-economico del Paese”. E concludono di “dover tutelare, al contempo, il loro investimento e la banca con i suoi territori di riferimento”, essendo “impegnati in un progetto di medio e lungo periodo”.

Mario Cera, membro del comitato di presidenza, ha definito la proposta inadeguata dal punto di vista dei valori “economico patrimoniali”: “C’è un patrimonio netto, basta vedere il bilancio”, ha detto, facendo implicito riferimento al fatto che Intesa valorizza Ubi circa 0,6 volte il patrimonio netto. Cera ha aggiunto: “Abbiamo pensato molto oggi al personale, alle risorse umane di Ubi, il suo patrimonio è essenzialmente il suo personale. Vogliamo tutelare la banca così com’è”. E, alla domanda se il Car sia disponibile ad aumentare la propria quota, ha risposto: “Non escludiamo nulla”. “Non abbiamo bisogno di Intesa, l’intesa ce l’abbiamo già in casa”, ha scherzato il notaio Armando Santus, sempre del comitato di presidenza del patto di consultazione.

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