I soldi scomparsi? Sono serviti “per pagare in nero la donna delle pulizie“. Così l’ex deputato leghista Tony Rizzotto si giustificò davanti ai pm che indagavano sui fondi destinati ai corsi di formazione professionale e spariti nel nulla. Fino a stamattina, quando la Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un sequestro di 489 mila euro per equivalente. E nel corso di alcune perquisizioni ha ritrovato alcuni orologi di pregio e mazzette di denaro contante, adesso sotto sequestro. Mettendo anche i sigilli a una villa al centro di Palermo acquistata nel 2015, proprio nel periodo in cui i soldi provenienti dalla Regione siciliana evaporavano dai conti dell’Is.For.D.D (Istituto formativo per disabili e disadattati sociali) di cui Rizzotto era presidente. Eletto nel novembre del 2017 all’Assemblea regionale siciliana con la Lega, Rizzotto si era dimesso in ritardo dalla presidenza dell’ente di formazione. Un ritardo che aveva portato la corte d’appello a dichiararlo ineleggibile come deputato regionale. E infatti pochi giorni fa l’ex esponente del Carrocci – che nel frattempo ha lasciato il partito di Matteo Salvini – è decaduto dall’Assemblea regionale. Adesso finisce coinvolto nell’inchiesta della procura di Palermo che lo indaga per peculato insieme a un suo collaboratore, Alessandro Giammona, al quale è intestata l’abitazione sequestrata. I due sono accusati di aver sottratto somme di denaro dalle casse dell’Istituto formativo per disabili e disadattati sociali, ente destinatario di fondi pubblici erogati della Regione Sicilia.

Secondo quanto accertato dai finanzieri Rizzotto, nella sua qualità di presidente dell’ente, avrebbe ricevuto tra il dicembre 2012 e l’agosto 2016, senza averne titolo, la somma di 32.520 euro tramite bonifici bancari e assegni tratti sui conti correnti dell’Isfordd, mentre Giammona, responsabile esterno operazioni, potendo utilizzare le credenziali di accesso ai conti correnti dell’Istituto di formazione fornitegli dal presidente, si sarebbe autoliquidato somme per un totale di 456.993 euro negli anni 2013-2017, finalizzate a compensare le prestazioni, pur in assenza di qualunque rapporto lavorativo formalizzato con l’ente che dal 2012 al 2015 ha ricevuto finanziamenti pubblici per 1.500.000 euro. Denaro che sarebbe dovuto servire per finanziare percorsi per l’inserimento nel mondo del lavoro nel periodo che da dal 2012 al 2014. Ma nel frattempo finiva nelle tasche di Rizzotto e Giammona. Fin quando cinque dipendenti non hanno iniziato a denunciare delle strane operazioni. A partire dall’apertura di due conti correnti online “utilizzati per canalizzare i fondi regionali relativi all’Avviso 20, che servivano per il funzionamento dell’ente sia come realizzazione dei corsi professionali – disse nel novembre 2017 una delle collaboratrici dell’ente – sia per pagare gli stipendi del personale”. Fondi che attraverso la Regione arrivavano dai contributi europei e per questo erano sottoposti a “vincolo di destinazione”, cioè si potevano spendere soltanto per realizzare i corsi prefissati. Invece i finanzieri hanno ricostruito bonifici e prelievi su cui sono ancora in corso delle indagini.

“Come ha detto il procuratore capo all’inaugurazione dell’anno giudiziario – spiega il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Palermo – l’insinuazione di pratiche fraudolente all’interno della cosa pubblica ha effetti dirompenti tanto quanto gli atteggiamenti del fenomeno mafioso, causando un danno all’intera collettività”. Dopo le prime denunce l’Assessorato regionale all’Istruzione – a seguito delle vistose irregolarità contabili e di gravi irregolarità sulle attestazioni dei costi – avviò una procedura di revoca per l’annualità successiva. Nulla fu possibile invece su 1 milione e mezzo già erogato all’ente per i due progetti Avviso 20 (percorsi formativi per il rafforzamento dell’occupabilità e dell’adattabilità della forza lavoro siciliana periodo 2012/2014) e Prof (piano regionale offerta formativa). Che secondo il gip fu prelevato da Giammona che era “in possesso delle credenziali di accesso al servizio di home banking” su autorizzazione di Rizzotto.

Quando il procuratore aggiunto Sergio Demontis e il sostituto Claudia Ferrari lo hanno interrogato, Rizzotto ha iniziato a parlare di prelievi in nero per le pulizie e per l’affitto della sede dell’ente. Ma secondo gli investigatori soltanto “tre bonifici dell’importo globale di 20mila euro” erano riconducibili a queste spese. Nel secondo interrogatorio Rizzotto ha cominciato a tirare in ballo il suo collaboratore. “Voglio aggiungere che secondo me le parcelle esibite dal Giammona nel procedimento civile sono state create ad hoc dal Giammona stesso – disse l’ex deputato – per giustificare gli indebiti prelievi dai conti dell’ente e comunque io non le ho autorizzate ne mai vistate a differenza di come ho riferito per le buste paga dei dipendenti dell’ente che mi venivano sempre sottoposte per il visto”. Per il gip invece il collaboratore dell’Is.For.D.D “non si è limitato ad appropriarsi di somme pubbliche”, premurandosi di emettere “fatture false volte a giustificare i costanti prelievi di denaro in suo favore”.

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