Il governo apre all’ipotesi, avanzata dai sindacati, di costruire una pensione contributiva di garanzia per i giovani con carriere discontinue e precarie. L’annuncio è arrivato da Cgil, Cisl e Uil al termine del primo round tecnico al ministero del Lavoro in vista di una più generale riforma delle pensioni post Fornero a cui si lavorerà in vista della prossima legge di Bilancio. Un “risultato politico importante”, commentano le sigle. Se il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo concorda con i sindacati sulla necessità di un intervento – così come il presidente Inps Pasquale Tridico – il problema come sempre è trovare le risorse.

L’obiettivo è quello di garantire a un giovane entrato nel mondo del lavoro dopo il 1996, dunque con un regime totalmente contributivo, un assegno commisurato sì ai contributi versati ma integrato da una contribuzione figurativa. Che valorizzi non solo i periodi di disoccupazione involontaria, ma anche quelli dedicati alla formazione e al lavoro di cura familiare, oltre a riconoscere valore anche ai periodi di basse retribuzioni. Secondo la Cisl l’assegno di pensione non potrà essere comunque inferiore ai 780 euro al mese. I criteri di rivalutazione sono condivisi anche da Cgil e Uil che però rispetto alle cifre non si sbilanciano. Le sigle sono concordi anche sul fatto che la pensione di garanzia giovani deve andare di pari passo con la rimodulazione delle attuali soglie di reddito previste per chi ha iniziato a lavorare dopo il 96 per poter accedere alla pensione di vecchiaia o anticipata.

Quanto al problema delle coperture, secondo il leader Uil Carmelo Barbagallo “il Mef deve uscire dalla logica che prima si definiscono le proposte e solo dopo si cercano le risorse. Per noi vale il contrario, non si fanno le nozze con i fichi secchi e siamo anche disposti ad accordi su più finanziarie, basta che chiariscano quanti soldi sono disposti a mettere sulle pensioni di garanzia per i giovani”.

Proposte e simulazioni al via dovranno anche superare il vaglio della Commissione di esperti a cui il ministro Catalfo, ha attribuito un compito a vasto raggio: oltre alla valutazione dell’impatto delle proposte elaborate ai tavoli, anche l’individuazione delle linee di indirizzo e di interventi di riforma del sistema pensionistico. Nella commissione siedono Giovanni Geroldi, Stefano Giubboni, Roberto Riverso e Massimiliano Tancioni. In più ci sono Paola Bozzao e Concetta Ferrari in rappresentanza del ministero del Lavoro, Marco Leonardi e Federico Giammusso in rappresentanza del ministero dell’Economia, Alessandro Goracci in rappresentanza del Dipartimento per la Funzione Pubblica e due rappresentanti dell’Inps.

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