Tutto rimandato per la pace tra le fazioni libiche. A Mosca si sono tenuti i colloqui tra le due parti, quella del premier del Governo di Accordo Nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite, Fayez al-Sarraj, e il generale Khalifa Haftar, sostenuto da Russia, Egitto ed Emirati Arabi. Ad annunciare la fumata grigia è stato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: “Sarraj ha firmato l’accordo, mentre Haftar ha chiesto tempo fino a domani mattina”, ha dichiarato affermando comunque che ci sono stati “buoni progressi. Spero che il maresciallo Haftar decida di firmare il documento”.

“Il documento messo a punto dalla Russia e dalla Turchia è buono e equilibrato e noi lo abbiamo firmato. Ma Haftar non accetta il testo” perché non vuole ritirare le truppe, ha dichiarato l’ambasciatore libico a Roma, Hafed Gaddur, che fa parte della delegazione di Tripoli a Mosca. “Ora Haftar ha preso tempo fino a domani mattina: se non firma tutto il mondo saprà chi non vuole la pace in Libia”, ha aggiunto.

Nel corso dei colloqui, però, la tensione tra le parti sembrava ancora alta: il capo dell’Alto consiglio di Stato di al-Sarraj, Khaled al Mishri, ha aveva fatto sapere che non si sarebbe tenuto alcun meeting tra il premier del Gna e il generale di Bengasi. “Abbiamo rifiutato di incontrare Haftar, i colloqui di Mosca sono tenuti con Turchia e Russia”, aveva specificato. Mentre i vertici dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (Lna) legato ad Haftar dalla Libia avevano fatto sapere: “Abbiamo intenzione di liberare tutta la terra libica da milizie e gruppi terroristici – si legge in un comunicato – Non arretreremo di un solo passo“.

Le forze internazionali coinvolte hanno tentato di posare così la prima pietra per costruire un processo di pace nel Paese che compirà un nuovo passo prossimamente, dopo che il governo tedesco ha annunciato la convocazione della conferenza di Berlino “entro la fine di gennaio”, con il 19 individuato come data più probabile. Tutto mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, incontrava ad Ankara il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, con il quale ha affrontato anche la questione del dossier libico.

Nel dialogo incrociato tra i leader di Russia, Turchia e Unione europea, in particolar modo l’Italia, sembra, secondo quanto riporta al-Arabiya e a quanto dichiarato anche da Conte ed Erdogan, anche che fosse passata la linea più volte esplicitata da Luigi Di Maio, ma che ha trovato l’appoggio anche all’interno del governo e in alcuni partiti dell’opposizione, sull’utilizzo di forze di contrapposizione come deterrente contro nuove escalation e interferenze esterne. L’idea del ministro degli Esteri era quella di replicare il “modello Libano”, utilizzando però dei “Caschi blu europei” a guida italiana. Un’ipotesi, quest’ultima, al momento frenata dalle istituzioni di Bruxelles, con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, che ha dichiarato che l’idea “non è da escludere”, ma “per il momento non è realistica”, perché è “troppo presto”. Anche quello su un “inviato speciale dell’Ue in Libia”, per il momento, è un argomento di cui non si è parlato ai vertici comunitari, ha concluso, ma “non è da escludere”.

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