Il discorso del Presidente Sergio Mattarella per la fine dell’anno è stato pieno di buone intenzioni, ma non è mai veramente andato a esaminare le cause dei problemi del nostro paese. Forse non spettava a Mattarella entrare in questo argomento, ma i commenti dei politici in vista sono stati altrettanto vaghi.

Non è che le cose vadano malissimo in Italia, ma è anche vero che ci sono grossi problemi. Tutti si lamentano che il Pil non cresce abbastanza, che la popolazione è in declino, e altre cose, ma forse c’è anche di peggio. Prendete per esempio la condizione del territorio italiano.

Negli ultimi decenni, è stato cementificato, inquinato, avvelenato e maltrattato in tutti i modi. Ora abbiamo una gigantesca infrastruttura di case, strade, ponti, viadotti, gallerie, eccetera che va a pezzi a ogni pioggia un po’ intensa e non abbiamo abbastanza soldi per rimetterla in sesto. Forse, il problema vero non è che non cresciamo abbastanza, ma che siamo cresciuti troppo: non ci sono mai state 60 milioni di persone in Italia, come ci sono oggi. Per fortuna la popolazione non sta più aumentando, anzi decresce leggermente.

Com’è che fino a qualche tempo fa in Italia cresceva sia la popolazione sia il Pil e tutti ne erano contenti, e adesso non più? Si sa che la politica è l’arte di dare la colpa a qualcun altro, così il dibattito è tutto basato su accuse all’euro, agli immigrati, alla Merkel, a Putin, al governo ladro, eccetera. Ma qui vorrei proporvi un’interpretazione diversa basata sul concetto di “economia biofisica”.

È un campo che ha le sue origini nel famoso studio del Club di Roma del 1972, quello che in Italia conosciamo come I Limiti dello Sviluppo. Certo, è un argomento complesso che non si può esaurire in un post, ma credo che se ne possano accennare i punti fondamentali. L’economia biofisica tiene conto di due elementi che di solito non vengono visti come fondamentali (vedi il dibattito attuale): la disponibilità di risorse naturali e la necessità di combattere l’inquinamento.

Si presume normalmente che l’economia dovrebbe sempre crescere e nessuno capisce veramente perché oggi non cresce più. Ma se teniamo conto anche delle risorse naturali e dell’inquinamento, come ci dice l’economia biofisica, allora vediamo che molte cose si spiegano. Le risorse sono limitate e tendono a diventare sempre più costose con l’aumento della domanda che deriva dalla crescita: questo è un peso sull’economia. L’inquinamento, anche quello cresce con la crescita dell’economia ed è un peso perché bisogna allocare delle risorse per combatterlo.

Il progresso tecnologico aiuta, ma da solo non basta a invertire queste tendenze. Il risultato è un progressivo rallentamento della crescita che alla fine si trasforma in declino. È quello che i modelli dei limiti dello sviluppo prevedevano per l’economia mondiale a partire dai primi decenni del secolo corrente. Sembrerebbe esattamente quello che sta succedendo nel mondo: ovunque la crescita rallenta, anche se non siamo ancora arrivati a una decrescita generalizzata. Sembra che in Italia stia succedendo la stessa cosa.

Lo so che queste cose sono eretiche nell’attuale dibattito tutto basato su insulti. Ma questa interpretazione non solo ci spiega cosa sta succedendo, ma ci dà anche indicazioni su cosa dobbiamo fare. In primo luogo, dobbiamo smetterla con l’idea della crescita a tutti costi, sia della popolazione come del pil. Non ce la possiamo più permettere e comunque farebbe soltanto danni. Poi possiamo mantenere in piedi l’economia rifornendola di risorse naturali.

In Italia dovremmo usare le risorse che abbiamo sul nostro territorio: energia solare in primo luogo. Dobbiamo anche combattere l’inquinamento, in particolare il cambiamento climatico. Ma non illudiamoci che sia una cosa semplice: la situazione è talmente degenerata che siamo in un’emergenza planetaria. E se emergenza deve essere, bisogna fare dei sacrifici: dobbiamo investire per mantenere le infrastrutture in funzione e proteggere il territorio dai vari disastri climatici in arrivo.

E, per finire, il presidente Mattarella ha perfettamente ragione quando dice che ci vuole più solidarietà. Non ne usciamo fuori se non ci lavoriamo sopra tutti insieme.

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