“Molti colleghi della mia generazione sono scappati dall’Italia perché vedevano davanti a sé solo anni di precariato e contratti a tempo determinato. In Finlandia questo problema non c’è: lo Stato ti aiuta, e avere una famiglia e una carriera allo stesso tempo è possibile”. Sara Protto è nata e cresciuta in un paesino del Monferrato, Capriata D’Orba, e se ripensa ai tempi in cui studiava alla facoltà di Medicina di Pavia non ha dubbi: “Ero una secchiona”. Quando ha lasciato l’Italia aveva 24 anni, era fresca di laurea con alle spalle un’esperienza indimenticabile: “Al quinto anno di Medicina avevo fatto l’Erasmus a Tampere. Mi ha cambiato la vita”.

Oggi di anni ne ha 37 e la sua serenità l’ha trovata proprio nella città in cui ha fatto l’Erasmus, dove si è specializzata e lavora come radiologa interventista: “Vivere a Tampere mi permette di non preoccuparmi quasi di nulla. Mi sento protetta dallo Stato finlandese e questo mi consente di concentrarmi su famiglia e lavoro”. La Finlandia di Sara è un paese in cui scuola e università sono gratuite, gli asili ben organizzati e a costo limitato, le attività pensate ad hoc per bambini e famiglie. Ma la differenza più radicale sta nel rapporto dei cittadini con enti statali e burocrazia: “A volte mi sembra che in Italia le persone si debbano difendere dallo Stato, che non ci sia un clima di rispetto e fiducia nei confronti degli apparati pubblici: molti miei amici si sentono minacciati dalle istituzioni. Qui il livello di tutela è altissimo, avere una famiglia e una carriera allo stesso tempo è possibile. E penso che questo dica molto”. Non si tratta solo di lavoro. Un cittadino in Finlandia è assistito per tutte le esigenze che hanno a che fare con la sua vita di genitore e professionista: “Se ad esempio mio figlio sta male, il mio superiore manda una baby-sitter gratuitamente in modo che io possa andare in ospedale. Se preferisco stare a casa a prendermene cura, anche quello è possibile senza grossi problemi”.

A restare nel paese in cui è nata, Sara ci ha pensato. Ma poi ha deciso di partire, contribuendo senza saperlo al vuoto di medici specialisti nei nostri ospedali: ne mancheranno circa 16.500 nel 2025 e secondo lei ci sono delle spiegazioni per questi numeri. “Una delle ragioni per cui in Italia i medici scarseggiano è che per anni si è dato spazio solo alle vecchie generazioni e non si è investito a sufficienza nei giovani. La sanità italiana è una delle migliori in Europa, ma le risorse sono state spesso usate in modo poco produttivo”. Per non perdere futuri camici bianchi queste risorse andrebbero investite in stipendi, possibilità di carriera, qualità della vita: “Non è possibile che un professionista che si è laureato e specializzato dopo anni di fatiche debba accontentarsi di una borsa di studio a 30 anni, senza potersi permettere neanche un mutuo. In più il nostro sistema non era, almeno prima che lasciassi l’Italia, meritocratico e quindi non invogliava le persone che si erano impegnate per anni a rimanere”.

In Finlandia le cose sono diverse “Qui non esiste nepotismo (o quasi), essere una donna non è uno svantaggio dal punto di vista professionale e gli orari di lavoro sono ben precisi. Si lavora, ma c’è il tempo di andare a prendere i figli all’asilo o addirittura avere un hobby”. Certo, anche lei ha fatto la gavetta e prima di approdare dove sperava, a Tampere, ha cambiato diversi ospedali finlandesi, lavorando come medico di base e come radiologa. Ma i suoi sforzi erano comunque equilibrati: “Quando frequentavo come studentessa gli ospedali italiani ho notato che i colleghi medici spesso erano costretti a orari inumani e spero le cose siano cambiate”. Se paragona la Finlandia all’Italia non sa scegliere, ma dopo un po’ realizza: “Naturalmente non esiste un luogo perfetto dove vivere e l’Italia è bellissima, le persone sono solari e gentili. Ma se non fosse per la famiglia e per il clima non ci penserei”.

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“In Svezia lavoro full time e sono mamma single. Ho due figlie e l’Italia non è un paese per donne”

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“Medici in fuga dall’Italia? Per farli restare servono stipendi più alti, accesso a specializzazione e prospettive di carriera”

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