“C’è un negoziato in corso e tutto il governo è determinato a migliorare il trattato. Cosa c’entra Di Maio?” si chiedeva il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a fine giornata, dopo aver duellato al Senato con il suo antagonista diretto, Matteo Salvini. Ma cosa c’entri Di Maio con il Mes, il fondo salva-Stati, lo ha ribadito oggi – all’indomani dell’informativa che secondo Palazzo Chigi avrebbe spazzato via tutte le bugie, soprattutto sulla presunta segretezza del negoziato – proprio il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio. Su Facebook intorno all’ora di pranzo infatti ha scritto: “C’è una riforma in corso, prendiamoci del tempo per fare delle modifiche che non rendano questo fondo un pericolo. Siamo al governo. Questo significa che abbiamo la possibilità, ma anche la responsabilità, di agire per migliorare le cose. Il M5s continua ad essere ago della bilancia. Decideremo noi come e se dovrà passare questa riforma del Mes”.

E ha ripreso proprio le sottolineature del capo del governo sul fatto che “tutti sapevano”, Di Maio compreso s’intende, e che sorprende che i dubbi vengano fuori proprio ora. “Giuseppe Conte ha detto ieri che tutti i ministri sapevano di questo fondo. Sapevamo che il Mes era arrivato ad un punto della sua riforma, ma sapevamo anche che era all’interno di un pacchetto, che prevede anche la riforma dell’unione bancaria e l’assicurazione sui depositi. Per il M5s queste tre cose vanno insieme e non si può firmare solo una cosa alla volta”. Una linea che deve tener conto dei vari orientamenti all’interno dei gruppi parlamentari che vanno da Gianluigi Paragone ai governisti e che ha trovato, oggi, il sostegno dell’ex deputato Alessandro Di Battista. Anche se Di Battista, da giorni uno dei catalizzatori dei malumori dentro il Movimento, è andato oltre e ha invocato la rottura: “Concordo. Così non conviene all’Italia. Punto”. Insomma il clima è tutt’altro che disteso tra i vari esponenti M5s, anche se, proprio Di Maio in serata, parlando a Di Martedì su La7, ha smentito che ci siano tensioni con il premier: “Ci siamo sentiti e siamo in piena sintonia su Mes e prescrizione”, ha detto.

Di Maio, sempre nel post su Facebook, ha anche citato Gianroberto Casaleggio che “diceva che ‘quando c’è un dubbio, non c’è nessun dubbio’: e sul Mes i dubbi ci sono. Il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) è quel fondo da cui uno Stato può attingere in caso di difficoltà. E questa sarebbe anche una cosa positiva, se solo nella riforma che si sta discutendo in Europa non ci fossero aspetti che in futuro rischiano di far finire l’Italia sotto ricatto. È questo che non ci sta bene”. Di Maio nel post ha rilanciato la logica del pacchetto proposta dal premier Conte, che comprende anche l’unione bancaria. “Cosa significa? Che le banche di tutti i Paesi, Italia compresa, devono essere aiutate in caso di difficoltà e che chi ha un conto corrente deve essere tutelato. Non si può firmare solo una cosa alla volta, sennò qui il rischio è che vada a finire che ci fregano. Quelle tre riforme, una volta ultimate, ci potranno dare un quadro complessivo dei vantaggi e dei rischi per l’Italia”. “Le proposte per migliorare questa riforma ci sono”, ha concluso. “Ora ci aspettiamo una revisione dei punti critici. Perché è così che si lavora. Ripeto: siamo al governo per questo. Parliamo dei contenuti, informiamo gli italiani. Il MoVimento 5 stelle chiede massima trasparenza“.

Nel frattempo le tensioni all’interno della maggioranza si fanno sentire sui mercati: lo spread ha aperto in rialzo rispetto alla chiusura di lunedì. Ma se due ministre M5s come Nunzia Catalfo (Lavoro) e Paola Pisano (Innovazione) assicurano che si troverà una soluzione, il Pd esplicita con il capogruppo al Senato Andrea Marcucci la preoccupazione per quelle che ieri fonti del Nazareno hanno definito “fibrillazioni che a turno alcuni alleati quotidianamente sembrano provocare al governo”. Tra quegli alleati anche i Cinquestelle: “Inutile ignorare i rischi, io però scommetto sul buon senso” dice Marcucci alla Stampa. Il pericolo, più precisamente, è che la maggioranza si spacchi proprio sul Mes, sulla risoluzione dell’11 dicembre, quando Conte riferirà in vista del Consiglio europeo. “La vicenda Mes – sottolinea Marcucci – è nata con il precedente governo, Di Maio, come Salvini, erano puntualmente informati di tutto. Come mai solo ora queste polemiche? Del leader della Lega, mi è chiaro il disegno. Punta a minare alle fondamenta la credibilità internazionale dell’Italia, ad appiccare di nuovo il fuoco dello spread. Dice ‘no Mes’ ma in realtà vorrebbe dire ‘no Euro’. Sono convinto invece che Di Maio, avute le necessarie spiegazioni dal premier sull’iter del provvedimento, si ravveda. Se non lo facesse, sarebbe chiamato a trarne le conseguenze sulla vita del governo”.

Dall’altra parte Marcucci ricorda che “il M5s non è alla guida di un monocolore, questo è un governo di coalizione, dove le posizioni di tutta la maggioranza devono essere tenute in considerazione”. E dal Mes alla giustizia il passo è breve: “Non mi piace l’atteggiamento che Di Maio e Bonafede hanno sulla prescrizione. Il tema della durata del processo non può essere deriso o ignorato. Il Pd non può giocare solo da mediano, ci sono le condizioni perché riesca ad esercitare una leadership nella maggioranza, quindi non solo a subire l’agenda, ma talvolta anche a dettarla”.

Situazione che permette ad Italia Viva, il partito che più sottopone a stress-test l’esecutivo sui temi più svariati (dalla plastic tax al carcere per i grandi evasori fino alla prescrizione), di fare la forza responsabile: “Il governo – dice la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, capo-delegazione renziano nell’esecutivo – è nato con obiettivi precisi: sterilizzare l’Iva, fermare la deriva sovranista. Non è il banco di prova di future alleanze strategiche”. E aggiunge: “Un tema serio come il Mes non può essere utilizzato per la verifica di rapporti di forza, mentre ancora ieri leggo di ultimatum tra Pd e 5 Stelle, non sull’agenda politica ma sullo stato dell’arte della foto di Narni. Non è serio. Se il balletto quotidiano è di questa natura noi non ci stiamo”. Un concetto che il leader, Matteo Renzi, sintetizza così: “Qui c’è una situazione politica in cui si litiga dal mattino alla sera, sembra Beautiful non si può vedere, è ora di finirla con queste litigate”.

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