Politica

Salva-Stati, passa la linea Conte-Gualtieri: “In Europa la riforma si discute insieme all’unione bancaria. E decide il Parlamento”

Dopo il vertice serale, Palazzo Chigi conferma la volontà di agire all'Eurogruppo in una logica "di pacchetto" che non riguarda solo il Mes". I 5 Stelle: "Bene la centralità del Parlamento, c'è molto da cambiare". Il Pd: "Nessuna richiesta di rinvio, ma mandato rafforzato a Gualtieri". Assente la delegazione di Italia Viva. Lunedì il premier riferisce in Aula

“C’è molto da cambiare e sarà il Parlamento a decidere”. “Nessun rinvio, il ministro dell’Economia potrà trattare all’Eurogruppo già dal 4 dicembre”. Sono le posizioni di Movimento 5 Stelle e Partito democratico al termine del vertice serale di domenica (finito oltre mezzanotte) sul Mes, il meccanismo europeo di stabilità, detto anche Fondo Salva-Stati. Presenti, oltre al premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, i capi delegazione dei partiti, Di Maio (M5s), Franceschini (Pd) e Speranza (Leu), oltre ai ministri Patuanelli e Amendola e al sottosegretario alla presidenza Fraccaro. Si fa notare, invece, l’assenza di rappresentanti di Italia Viva. “Il nuovo litigio della maggioranza è sul Mes e noi siamo i pacificatori, non abbiamo nulla su cui litigare, se la vedessero tra loro”, ha spiegato a Non è L’Arena, su La7, Matteo Renzi.

Al termine nessuna nota ufficiale, ma una comunicazione della Presidenza del Consiglio che conferma la linea Conte-Gualtieri sulla discussione congiunta di Mes e unione bancaria. Una formula che potrebbe portare alla proroga della firma in sede europea: “In vista della prossima riunione dell’Eurogruppo del 4 dicembre 2019 – fa sapere palazzo Chigi – il Governo affronterà il negoziato riguardante l’Unione Economica e Monetaria (completamento della riforma del Mes, strumento di bilancio per la competitività e la convergenza e definizione della roadmap sull’unione bancaria) seguendo una logica di “pacchetto“.
Ogni decisione diventerà in ogni caso definitiva solo dopo che il Parlamento si sarà pronunciato a partire dalle risoluzioni che saranno approvate l’11 dicembre, in occasione delle comunicazioni che il Presidente del Consiglio renderà in vista del prossimo Consiglio Europeo”.

Uno scontro, quello interno all’esecutivo, che Conte e Gualtieri hanno cercato di risolvere, appunto, facendo digerire a Di Maio la formula di un pacchetto che comprenda non solo il Mes, ma anche l’Unione bancaria e altre riforme europee. Nella speranza, per il premier, di arrivare a riferire lunedì a Camera e Senato in un clima più disteso e l’idea di presentarsi all’Ecofin per ottenere un rinvio.

Nell’intervista a La7, Renzi ha detto la sua sul merito della riforma: “Questo accordo, il Mes, a differenza di altri che penalizzavano l’Italia in passato, come il Fiscal Compact, non fa danno all’Italia, ma sicuramente aiuta le banche più in difficoltà, quelle tedesche. I tedeschi se la sono costruita bene”, ha dichiarato. Poi ha aggiunto che “il Mes dovrebbe stare dentro un pacchetto, che non comprenda solo il Mes, ma anche regole uguali per tutti in materia di fiscalità e uguali diritti per tutte le aziende europee”.

Il compromesso raggiunto nel vertice è frutto delle preoccupazioni di Di Maio proprio sul vantaggio creato dalla Germania per le proprie banche. Per accontentarlo, Gualtieri andrà in Europa, all’Ecofin, a ridiscutere proprio sull’Unione bancaria nel tentativo di ottenere un rinvio al Consiglio europeo di giugno, ipotesi che sarebbe accolta positivamente da tutte le forze di governo.

Domenica l’attesa per il vertice ha confermato le tensioni: nessuna dichiarazione infuocata è giunta dal M5s, dopo che sabato Luigi Di Maio aveva chiesto “profonde modifiche” alla riforma del Mes. L’ex segretario del Pd, Maurizio Martina, ha rivolto un appello al capo politico pentastellato: “Mi auguro che Di Maio non voglia dare altra benzina a Salvini per appiccare fuochi pericolosi per l’Italia. Salvini è un esperto di questa logica folle, Di Maio eviti di dargli una mano perché in gioco c’è la forza del nostro Paese, non il destino di una persona”.

La nota dei 5 Stelle al termine del vertice ricalca i contenuti di quella di Palazzo Chigi, ma con toni decisamente più accesi e critici: “Il parlamento è sovrano ed è un bene che si sia deciso di non dare nessuna luce verde fino a quando il parlamento non ne discuterà. È il parlamento che parla per primo. Per noi noi tante cose nell’Unione Economica e Monetaria vanno riviste“. Dal canto suo il Pd evidenzia che non è previsto un rinvio. Franceschini: “Nessuna richiesta di rinvio all’Ue, ma un mandato che rafforza il ministro Gualtieri a trattare al meglio l’accordo già dal 4 dicembre. Ovviamente sarà poi il Parlamento a pronunciarsi definitivamente”.

Matteo Salvini, che per essere lunedì in Senato ha cancellato gli impegni in Belgio, dove avrebbe dovuto prendere parte a un incontro con alcuni leader sovranisti, ha dichiarato di essere “curioso di sentire se il presidente del Consiglio ha capito quello che faceva e ha tradito. Oppure molto semplicemente non ha capito quello che stava facendo, perché tutto è possibile. Martedì poi andrò a Bruxelles. Non voglio che l’Italia sia rappresentata da qualcuno che cede nella battaglia ancora prima di cominciarla”.