Appostamenti sotto casa, cellulari rubati, minacce con la pistola e il proposito di incendiare la sua casa. Tutto per avere 5, 10 euro ogni settimana. Erano diventati una “vera e propria croce sulle sue spalle”, un “tormento”, come l’ha definita la vittima. Mentre per il gip del tribunale di Taranto avevano creato un “clima di intimidazione” che durava da anni. Almeno dal 2013, quando si era verificati i primi casi. E i vicini di casa sapevano, ma non hanno mai denunciato. È una vicenda “sconcertante”, come la chiama il capo della procura jonica, Carlo Maria Capristo, quella dei carabinieri di Sava che hanno scoperto le continue estorsioni che un pensionato con disagi psichici di 61 anni, residente nelle campagne di Sava, era costretto a subire da parte di una ventina di persone, 8 delle quali minorenni.

I militari dell’Arma hanno eseguito misure cautelari a carico di 20 ragazzi, di cui otto minorenni: 5 sono finiti in carcere, 5 ai domiciliari, 3 sono stati associati a istituti di pena minorile, 5 a comunità di recupero e a 2 è stato notificato il divieto di avvicinamento alla persona offesa. Le accuse, a vario titolo, sono di atti persecutori, estorsione continuata in concorso, furto aggravato, rapina, detenzione e porto illegale di arma da sparo.

Secondo quanto ricostruito agivano come la tristemente nota baby gang di Manduria, dove la vittima, Antonio Stano, poi deceduta, subì continui assalti sino alla morte. L’indagine, denominata ‘Bad boys’, è nata all’indomani dell’incendio dell’8 giugno scorso divampato nella casa dell’anziano. L’uomo stava tentando di bruciare alcuni documenti nel camino, al fine di distruggerli, quando le fiamme hanno preso il sopravvento. Alle forze dell’ordine, intervenute sul posto insieme ai pompieri, non è sfuggita l’insolita presenza di cumuli di rifiuti cartacei e di plastica all’interno dell’appartamento.

E il 61enne, per far fronte alle sempre più pesanti richieste di denaro avanzate dai suoi giovanissimi persecutori, ha spiegato che era solito smaltire nell’isola ecologica del paese i rifiuti raccolti da commercianti e privati cittadini in cambio di piccole somme di denaro. In questo modo integrava la scarsa pensione di invalidità. Ma i malviventi sapevano come si procurava quei pochi spicci. E approfittando delle sue minorate condizioni psicofisiche, entravano in azione in gruppi di due o tre persone con vere e proprie incursioni domestiche. In una circostanza erano arrivati a minacciarlo puntandogli addosso una pistola per portargli via 50 euro. I vicini hanno confermato le dichiarazioni dell’uomo, ma prima dell’intervento dei carabinieri non hanno mai denunciato.

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