E’ più una Kate Winslet che una Kate Moss, tanto per restare nell’alveo delle celebrities britanniche. Elegante, certo, e tutt’altro che smilza, con i suoi 3 mila kg di peso, i 5,31 metri di lunghezza e i 2 metri abbondanti di larghezza. Comincia dalla Barona, popolare quartiere della periferia occidentale milanese, a due passi dall’università Iulm, l’avventura italiana della nuova Flying Spur, l’imponente berlina sportiva/limousine della Bentley.

E’ infatti nel salone di Bentley Milano che la belloccia di Crewe ha fatto il suo ufficiale debutto sul mercato tricolore, dove la storica marca inglese (di proprietà del gruppo Volkswagen) vuol tornare agli antichi fasti dell’epoca pre-crisi Lehman Brother. Visto che nel 2006/2007 immatricolava circa 200 esemplari all’anno e, dopo essere scesa a 35/40 unità, conta di tornare sopra quota cento anche grazie al concentrato di lusso e tecnologia messo in mostra dalla Flying Spur. A spingere la Lady fino ai 333 km orari (e a farla schizzare da zero a 100 in 3 secondi e 7 decimi) ci pensa il dodici cilindri turbo di quasi 6 litri di cilindrata, capace di sprigionare fino a 635 cavalli di potenza.

Quando tuttavia non ha bisogno di questo ben di dio di forza bruta, il W12 – che la Bentley considera con tipica modestia inglese “il migliore al mondo” – tira i remi in barca, si fa per dire, lasciando lavorare soltanto sei cilindri. In realtà ci sarebbe anche un modesto propulsore otto cilindri ma pare che in Italia non arriverà. Pazienza.

Orgogliosamente progettata, disegnata e costruita nel Regno Unito, la terza generazione della Flyng Spur ha la trazione integrale ed è la prima Bentley con le quattro ruote sterzanti. Una curiosità, tra le tante: tra le modalità di guida ce n’è anche una chiamata “Bentley”. Non è né troppo sportiva né troppo tranquilla ma, secondo gli ingegneri di Crewe (la cittadina del Nord Ovest, nella contea di Cheshire, che ospita lo storico impianto) è quella che sintetizza meglio il carattere della marca.

Varie le opzioni di radica a disposizione, mentre sedili e rivestimenti sono in pelle con le cosiddette “specifiche Mulliner” adottate ora di serie. Sapienti tocchi artigianali che rievocano atmosfere alla “Downton Abbey” si sposano a bordo con tutte le dotazioni tecnologiche più all’avanguardia. Di serie, la vettura è equipaggiata con un appagante sistema audio della Bang & Olufsen, ma chi non s’accontenta mai, puoi richiedere l’impianto della Naim Audio, costruttore britannico di prodotti per l’alta fedeltà, che evidentemente dev’essere ancora migliore, visto che costa di più.

A proposito di soldi. Nel 2013 la più “economica” delle Flying Spur costava, in Italia, dai 211.736 euro in su. Il listino della nuova generazione, la terza, parte invece da 223.888 euro. Un ritocco non eccessivo, dopotutto, no? Anche alla luce dei moltissimi passi avanti che hanno trasformato la vettura, che ora ha tutta la carrozzeria in alluminio e materiali compositi d’élite. L’esemplare esposto nel salone alla Barona è molto accessoriato e raggiunge i 250 mila euro di prezzo. Ma non monta lo stereo della Naim, quindi il costo può salire ancora un po’. E’ dal 2008 che Bentley e Naim Audio vanno a braccetto per corteggiare le orecchie più esigenti. All’epoca, spiegarono di aver “sottoscritto una partnership per la realizzazione del miglior sistema audio al mondo per la riproduzione di musica in automobile”. Una sobria dichiarazione d’intenti, decisamente british.

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