L’estremismo di gruppo è un fenomeno estesamente studiato dalla psicologia sociale. Esso fa sì che le persone all’interno di un gruppo tendano ad assumere posizioni più estreme di quelle che assumono quando si trovano da sole. L’estremismo di gruppo è concorde: cioè il gruppo spinge tutti i suoi membri nella stessa direzione, verso il bianco o verso il nero, sopprimendo i toni del grigio. Per chi volesse documentarsi, il termine inglese da fornire ai motori di ricerca è group polarization.

Il web, coi suoi social network, favorisce una forma di estremismo di gruppo molto virulenta. L’idea, coltivata da molti, che il web porti semplicemente alla luce idee che già esistono e che le persone coltivano in modo autonomo è penosamente sbagliata: il web favorisce la formazione di gruppi virtuali, che possono essere buonisti o cattivisti, all’interno dei quali le persone estremizzano le proprie posizioni.

Ciascuno crede di aver portato qualcosa nel gruppo, e nessuno si accorge di quanto invece il gruppo ha plasmato lui. Sarebbe bello se i gruppi virtuali fossero tutti buonisti ed educassero le persone alla moderazione e al rispetto; purtroppo molto spesso la direzione nella quale il gruppo spinge è quella dell’odio.

Che esista e proliferi l’hate speech non è un mistero per nessuno, e anzi è giustamente un motivo di preoccupazione per molte istituzioni sociali, per primi i parlamenti. Il Senato della Repubblica italiana ha istituito una commissione, presieduta dalla Senatrice Liliana Segre, una sopravvissuta di Auschwitz che ha conosciuto su di sé l’esperienza estrema dell’odio e della discriminazione e l’ha raccontata nel bellissimo libro Fino a quando la mia stella brillerà.

Ritengo che l’istituzione della commissione sia un passo estremamente importante, non tanto perché debba proporre particolari leggi in aggiunta a quelle già esistenti, ma perché rappresenta una presa di posizione forte del Senato, che è un gruppo particolarmente autorevole in quanto rappresentativo del popolo intero.

Spiace, ma in fondo non sorprende, l’astensione dei partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni: ciascuno si rivolge al suo gruppo di elettori, e l’odio paga dal punto di vista elettorale; per questo è importante esprimere la più ferma solidarietà alla Senatrice Segre e alla commissione da lei presieduta. Rinforzare i gruppi che rifiutano l’odio e ostacolare quelli che lo propagandano è della massima importanza e la commissione, basandosi sulla normativa vigente, può fare un eccellente lavoro identificando i comportamenti virtuali da sanzionare.

Tre considerazioni conclusive:

1. proteggersi dall’estremismo di gruppo richiede prima di tutto consapevolezza del fenomeno: chi pensa che il gruppo – reale o virtuale – fa emergere ciò che la gente pensa, invece di plasmarlo, è disarmato.

2. Proteggere la società democratica dal formarsi di gruppi che sono portatori di idee socialmente dannose e spesso illegali è difficile, soprattutto perché questi gruppi portano voti e fanno gola a politici privi di scrupoli: Silvio Berlusconi si era fatto paladino del gruppo degli evasori fiscali, Salvini di quello contro i migranti. La commissione Segre ha questo delicato compito.

3. In Italia c’è libertà di parola, ma è vietato usarla per incitare alla violenza e al razzismo. Il primo deterrente contro l’uso distorto della libertà di parola è la moral suasion; se questa richiede l’eliminazione dell’anonimato sul web (che significa firmare i propri interventi con nome e cognome, rendersi riconoscibili a chi ci conosce e sopportarne il giudizio), sarà un piccolo prezzo da pagare.

Se la libertà di parola in un paese richiedesse l’anonimato, vorrebbe dire che in quel paese la libertà di parola non esiste. Non è questo il caso dell’Italia.

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