“È in corso un colpo di Stato“. Il presidente della Bolivia, Evo Morales, attacca in conferenza stampa i manifestanti scesi in piazza contro la sua rielezione macchiata, a loro dire, da brogli elettorali e dichiara lo stato d’emergenza: “Denunciamo di fronte al popolo boliviano e al mondo che è in corso un colpo di Stato – ha detto – La destra, con l’appoggio internazionale, ha preparato un golpe. Voglio innanzitutto dire al popolo boliviano che siamo in stato di emergenza”. Poi ha invitato i movimenti sociali a una “mobilitazione pacifica e costituzionale per difendere la democrazia”.

Morales ha affermato che gestirà le violenze registrate in questi giorni con pazienza e umiltà per evitare scontri: “Non siamo entrati nello scontro e non vi entreremo mai”, ha detto.
Il presidente ha spiegato che “il colpo di Stato” è iniziato con le violenze che hanno cercato di fermare il conteggio dei voti, non fornendo le necessarie garanzie all’organo elettorale per concludere tale processo e nel tentativo di far vincere un presidente illegittimo. Morales ha confermato che il suo partito, il Movimento per il Socialismo (Mas), attenderà i risultati finali ufficiali sulle elezioni generali di domenica scorsa e ha chiesto alle organizzazioni internazionali di schierarsi in difesa della democrazia.

Il Comité Pro Santa Cruz ha intimato al Tribunale supremo elettorale (Tse) di pubblicare entro mercoledì alle 12 il risultato completo delle presidenziali, con lo svolgimento di un ballottaggio, come prospettato da un rapporto dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa). In caso contrario, si procederà a riconoscere come presidente “quello per cui i boliviani hanno votato”, Carlos Mesa, il principale avversario di Morales.

Dando conto delle numerose manifestazioni promosse ieri dall’opposizione, formata dai comitati civici e dalla Conade, il quotidiano La Razon riferisce di dichiarazioni del presidente del Comité Pro Santa Cruz, Luis Fernando Camacho, secondo cui se Morales si insedierà al potere nuovamente il 22 gennaio 2020, “organizzeremo un cabildo (assemblea popolare) per disconoscere Morales e riconoscere il presidente (Mesa ed il suo vice Gustavo Pedraza) per cui i boliviani hanno votato”.

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