Chiedono “un rapporto paritetico fra gli eletti a ogni livello e la base”. Poi “un’assemblea nazionale”, ma anche “la revisione dello Statuto” e il “superamento della figura del capo politico”, “l’attribuzione della piena proprietà e della gestione del Sistema operativo Rousseau al Movimento”. Sono queste alcune delle richieste dei dissidenti M5s che hanno deciso di sottoscrivere la “Carta di Firenze 2019“: un documento pubblicato online nel giorno in cui i 5 stelle festeggiano i dieci anni e che ricorda uno dei primi atti prodotti dagli attivisti grillini. Il testo è nato dopo due incontri fisici (uno a Bologna e l’altro a Firenze), organizzati in polemica con la formazione del governo Conte 2. Il gruppo ha deciso di mantenere l’anonimato, anche se uno dei principali promotori è già venuto allo scoperto: si tratta di Davide Barillari, storico esponente del Movimento e attualmente consigliere regionale del Lazio. Proprio Barillari è stato tra i primi a lavorare ai progetti per la partecipazione online, è stato candidato governatore e soprattutto è finito al centro delle polemiche per le sue posizioni contro i vaccini. Si è parlato inoltre dell’adesione di Marco Cardillo, consigliere M5s di Cornaredo (Milano), ma per il momento non ci sono state conferme.

“Da tempo – si legge nella Carta di Firenze on line sul sito www.cartadifirenze2019.it – assistiamo al dissolversi di questo progetto politico. In nome di una fraintesa responsabilità di governo, il Movimento ha rinunciato ai propri principi identitari: dalla lotta per la ricostruzione di uno stato sociale massacrato da trent’anni di neoliberismo fino alla battaglia per la conquista della piena sovranità nazionale. Riceviamo sia per strada che sul web accuse sempre più sferzanti sulle ‘promesse non mantenute’ e sui compromessi al ribasso. La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il M5s al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e soprattutto coerenza”.

Tra le richieste avanzate c’è quella di una “riorganizzazione dal basso che valorizzi il ruolo centrale dei gruppi locali e degli attivisti attraverso assemblee territoriali periodiche alle quali siano tenuti a partecipare i portavoce eletti, su temi locali e nazionali”. Inoltre si chiede “coerenza con le principali battaglie identitarie e territoriali del M5S con conseguente allineamento di tutte le scelte politiche locali e nazionali. La formulazione di un codice etico unico e inderogabile che imponga il pieno rispetto del mandato elettorale e disciplini la sovrapposizione tra nomine in società pubbliche o private e cariche elettive, scongiurando conflitti di interesse in qualunque forma”.

L’ultimo punto è dedicato alle candidature. I dissidenti chiedono la “riformulazione di criteri univoci, oggettivi e democratici per le candidature e le nomine all’interno del M5s, che premino l’esperienza, la competenza e il comprovato attivismo sui territori; apertura alla discussione di nuovi strumenti di valutazione degli eletti che garantiscano un confronto periodico tra la base e i portavoce, così da verificare il rispetto dei principi fondativi del Movimento e il perseguimento degli obiettivi nell’arco del mandato”.

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