Prima Baghdad, poi anche la città santa sciita di Najaf, Nassiriya, al-‘Amara, Bassora, Hillah, Kirkuk e Tikrit. Dal 1 ottobre l’Iraq è sceso in piazza contro il nuovo governo del premier Abdul Mahdi denunciando il carovita, la disoccupazione e la corruzione imperanti nel Paese. Proteste che, a pochi mesi dalla fine della guerra contro lo Stato Islamico, in molte città sono sfociate in scontri violenti con le forze dell’ordine che hanno fatto di nuovo scorrere il sangue per le strade dell’Iraq: al momento, sono 25 i morti, tra cui un bambino e un poliziotto, e quasi mille i feriti, secondo quanto riporta la Cnn. La situazione ha convinto l’esecutivo a imporre il coprifuoco, mentre alcuni valichi di frontiera con l’Iran sono stati chiusi. In strada sono scesi soprattutto giovani senza lavoro e studenti universitari, provenienti dalle periferie e dalle località più povere del centro-sud del Paese

In alcune città, come Baghdad, dove migliaia di cittadini sono scesi in strada, le forze di sicurezza irachene hanno sparato in aria raffiche di proiettili per disperdere la folla. La Green Zone della capitale, dove si trovano le sedi governative e diplomatiche e protetta da un imponente cordone di sicurezza, è stata chiusa come misura precauzionale, dopo alcune esplosioni nei pressi dell’area off limits e una anche all’interno.

E tra le vittime, ha annunciato il ministero dell’Interno, c’è anche un bambino che ha perso la vita nel quartiere Zaafaraniya della capitale. Per le autorità, il piccolo è morto per l’esplosione di una bottiglia incendiaria lanciata da un manifestante contro un’auto, mentre altre ricostruzioni parlano di un proiettile vagante sparato dalla polizia che avrebbe colpito il bimbo per errore.

Nella capitale, il primo ministro ha anche deciso di imporre il coprifuoco: “Disposizione del capo di Stato maggiore delle Forze armate. Vietati i movimenti di tutti i veicoli e delle persone a Baghdad a partire dalle 5 di questa mattina, giovedì, fino a ulteriore comunicazione”, si legge in una nota firmata da Abdul Mahdi. Esonerati dal provvedimento solo i viaggiatori verso e dall’aeroporto di Baghdad, le ambulanze, gli impiegati statali degli ospedali, dei dipartimenti idrici e dell’elettricità e i pellegrini. Abdul Mahdi ha anche precisato che spetta ai governatori provinciali decidere se dichiarare il coprifuoco in altre province dell’Iraq. Strada intrapresa anche a Najaf e nel governatorato di Maysan.

Alcuni attivisti hanno però deciso di violarlo e sfidare le forze di sicurezza del Paese, prendendo d’assalto le sedi delle autorità locali nelle città del centro-sud, mentre è stata anche disposta la chiusura dei valichi di frontiera con l’Iran. Testimoni locali a Baghdad, Bassora e Nassiriya affermano che le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti e che altri uomini armati appartenenti a milizie locali filo-iraniane ausiliarie del governo sono scese in strada ieri sera e nella notte per dissuadere i manifestanti dal tornare in strada.

Le istituzioni hanno però deciso di compiere un primo passo nella direzione dei manifestanti. Secondo quanto riferisce l’agenzia Nina, citando un comunicato congiunto, la presidenza della Repubblica, il governo e il parlamento iracheno hanno annunciato la formazione di una commissione inter-istituzionale che prenda in considerazione le loro richieste. Nell’annuncio si fa riferimento, senza però entrare nei dettagli operativi, della necessità di formare una commissione che avvii riforme urgenti per “far fronte alla corruzione e alla disoccupazione”, che si occupi “della ricostruzione (post-guerra) e dell’assistenza sociale”.

La coalizione militare internazionale guidata dagli Stati Uniti in Iraq segue con “profonda preoccupazione” l’evolversi della situazione. In una nota si legge che si avvarrà del diritto all’autodifesa, segnalando il tentativo dei manifestanti di arrivare alla Green Zone di Baghdad. In merito all’esplosione che vi si è registrata, la coalizione Usa ha detto che “le forze di sicurezza hanno aperto un’indagine. Non è stata colpita alcuna struttura della coalizione. Ci riserviamo sempre il diritto all’autodifesa. Non tollereremo attacchi contro il nostro personale”, prosegue la nota, dalla quale emerge un appello “a tutte le parti coinvolte a ridurre le tensioni e a respingere la violenza. È molto preoccupante la perdita di vite umane e il ferimento di civili e di uomini delle forze della sicurezza irachena”. Stesso messaggio lanciato con un tweet anche dall’ambasciata italiana nel Paese in cui si legge: “L’ambasciata italiana in Iraq esprime profonda preoccupazione e tristezza per le vittime delle proteste in corso a Baghdad e in altre città irachene. L’ambasciata d’Italia a Baghdad sostiene pienamente il dialogo pacifico tra le autorità dell’Iraq e i suoi cittadini. L’Iraq merita pace, sicurezza e prosperità”. L’ambasciata americana, intanto, ha sospeso i servizi consolari fino a quando non sarà revocato il coprifuoco.

Sfruttando il caos generato dalle manifestazioni di piazza, un fumettista e attivista iracheno è stato ucciso assieme a sua moglie, anche lei attivista per la società civile, a Bassora. La polizia della città ha riferito che Adel e Sara Madani sono stati sorpresi da uomini armati col volto coperto che si sono presentati a casa loro. L’episodio non sembra essere direttamente legato ai disordini.

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