Israele spiava gli Stati Uniti. Sembra un film di spie, ma secondo il sito Politico sarebbe avvenuto davvero. Ovviamente lo Stato ebraico si è affrettato a smentire. La rivelazione mette in imbarazzo il premier Benjamin Netanyahu alla vigilia delle elezioni cui è appesa la sua riconferma, proprio mentre Donald Trump pensa di allentare le sanzioni all’Iran, irriducibile nemico di Israele, per spianare la strada ad uno storico incontro con il presidente iraniano Hassan Rohani a margine dell’assemblea generale dell’Onu a fine settembre.

Stando alle fonti di Politico – tre ex alti dirigenti americani – ci sarebbe con ogni probabilità proprio lo zampino di Israele, uno dei principali alleati Usa, nell’installazione di apparecchiature per intercettare cellulari scoperte vicino alla Casa Bianca e in altri luoghi “sensibili” nella capitale. Il probabile obiettivo, dice il sito, era spiare Trump, come pure i suoi alti consiglieri ed alleati più stretti. Un compito reso più agevole dal fatto che il presidente spesso non rispetta i rigidi protocolli di sicurezza, soprattutto quando chiama amici e confidenti, come il magnate dei casinò Steve Wynn, l’anchorman di Fox Sean Hannity o il suo avvocato Rudi Giuliani. Le apparecchiature scoperte, note informalmente come ‘StingRays‘, simulano i ripetitori e ingannano i cellulari che così forniscono la loro localizzazione e le loro informazioni di identità. Questi strumenti possono catturare anche i contenuti delle telefonate e i loro dati. In base a dettagliate analisi forensi, l’Fbi ed altre agenzie sono convinti che siano stati 007 israeliani a piazzarle.

“È molto chiaro che Israele è responsabile”, ha commentato un ex agente secreto americano citato da Politico, mentre l’ufficio del premier Netanyahu ha definito le accuse una “clamorosa menzogna“, ricordando che il Paese ha un impegno di lunga data “a non fare alcuna operazione di intelligence negli Usa”. Non è chiaro se lo scopo sia stato raggiunto ma resta il paradosso di uno spionaggio ai danni del leader americano storicamente più vicino a Israele, dopo lo spostamento dell’ ambasciata a Gerusalemme, il riconoscimento della città santa come capitale, il ritiro dall’accordo sul nucleare iraniano e le sanzioni a Teheran.

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