Sembrava una finale da concludersi in tre set dominati, si è trasformata invece in una delle vittorie più difficili della carriera. Rafael Nadal vince gli Us Open per la quarta volta in carriera (dopo i successi del 2010, 2013 e 2017) e conquista il suo 19esimo Slam. Nella finale di Flushing Meadows il maiorchino ha battuto il russo Daniil Medvedev per 7-5 6-3 5-7 4-6 6-4 al termine di una sfida dai mille colpi di scena. Per il 33enne di Manacor si tratta del titolo numero 84 in carriera, il 21esimo sul cemento. Il secondo trofeo del Grande Slam dopo l’ormai tradizionale successo al Roland Garros del giugno scorso. Il record di Major di Federer è ora a una sola lunghezza.

Niente da fare, invece, per Daniil Medvedev. Arrivato a questo atto conclusivo disputando un’estate di grande spessore – con quattro finali consecutive e il primo titolo 1000 a Cincinnati – il 23enne russo, alla prima finale Slam della carriera, ha dimostrato ancora una volta tutte le sue doti caratteriali e tecniche, sfiorando l’impresa di vincere da due set a zero contro Nadal (riuscita negli Slam solo a Fabio Fognini agli Us Open 2015), e regalando una battaglia lunga 4 ore e 51 minuti (la terza finale più lunga di sempre a New York dopo Wilander-Lendl del 1988 e Murray-Djokovic del 2012).

Un match dai due volti che solo la personalità del giovane russo ha trasformato in una delle finali più combattute nella carriera di Nadal. Il segno che la lezione di poche settimane prima, impartita dallo spagnolo nella finale di Montreal (6-3 6-0), è stata imparata in fretta. Sotto di due set e un break (7-5 6-3 3-2 e servizio Nadal), il russo comincia ad alzare improvvisamente il livello del proprio tennis, recuperando lo svantaggio e riuscendo poi a ottenere il terzo parziale che dà inizio a un’altra partita. Costretto da una risposta meravigliosa al quinto set e in balia del russo che pare avere l’inerzia del match ormai dalla sua parte, Nadal reagisce nel quinto e riesce a piazzare il break sul 3-2 e a salire, addirittura, sul 5-2 con doppio break. Medvedev però annulla due match point, recupera un break di svantaggio e si conquista anche la palla del 5-5. Lo spagnolo scongiura la seconda sconfitta in una finale Major dopo aver vinto il primo set (l’unica volta è capitato nella finale degli Australian Open 2012 vinta da Djokovic) quando Medvedev non riesce a tenere in campo la risposta sul terzo match point a disposizione di Nadal. Spagnolo che chiude questa sfida con 5 ace e il 77% di punti vinti con la prima di servizio. Centosettantaquattro invece i punti totali. Per Medvedev non sono bastati i 14 ace messi a referto.

“E’ stata una finale fantastica. Non credo che esista un posto con più energia di questo nel mondo. Questa vittoria significa molto anche per come è arrivata. Ero in controllo e poi poteva sfuggirmi. Una partita pazza”, afferma un commosso Rafael Nadal al termine della sfida. “Prima di tutto – dichiara Medvedev – voglio congratularmi con Rafa perché 19 titoli è assurdo, incredibile. Pensavo di perdere in tre set. Ricorderò questa notte per sempre”.

Con questi 2000 punti, Nadal si avvicina sensibilmente al numero uno Novak Djokovic in classifica mondiale. Tra il serbo e lo spagnolo adesso ci sono circa 600 punti. Nella Race invece il maiorchino è nettamente davanti a Djokovic: 9225 punti a 7265. Una lotta che si preannuncia appassionante in vista del finale di stagione. Per il 2020 l’obiettivo è già fissato: agganciare Federer a quota 20 Major e provare a superarlo. Medvedev invece si consola con la matematica qualificazione alle Atp Finals di Londra e la consapevolezza di essere arrivato a un livello tale da potersela giocare con i più grandi (come testimonia anche la vittoria su Djokovic a Cincinnati). Negli Slam, oltre ai soliti Federer, Nadal e Djokovic, adesso c’è anche lui. Grazie a questa prima finale il russo si piazza al n. 4 del ranking Atp.

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