Il dress code era Indian and Cow boy, anzi Wow boy. Dunque trionfo di penne, piume, camperos, cinturoni e shorts attillati e stracciati che facevano risaltare tanta roba. Massimo Grassi, imprenditore fashion molto smart, ogni anno fa un raduno di amici e di eccellenze di creatività. Lo Zen (il nome già evocativamente paradisiaco) si presentava con due piattaforme incastonate nella roccia di tufo a strapiombo sul mare. Ogni piattaforma una pista da (s)ballo, divise per genere musicale e genere sessuale. Su quella giù, pied dans l’eau, disco music anni ’80, sull’altra musica tecno con sciabolate di luce laser da bucare l’oscurità. Transgender, divini nel look e in bilico su trampoloni, svettano fra tutti. Il genere femminile era in minoranza e per non sentirsi eclissate sfoggiavano un look da ballerine del saloon, corsetti strizzatutto e gonne frou frou. Ammiccanti. Ma per chi? Io, orfana di pennacchi, mi sentivo come un pesciolino fuor d’acqua. Buttati qua e là gonfiabili di ogni forma e colore mi ci buttavo sopra per il bel vedere di muscoli di ogni genere.

Qui l’arci mondo gay, quello raffinato, non sguaiato, ha antenne per scegliere e fare di tendenza nuovi posti. Il Chiantishire è out, Forte dei Marmi tra russi e briatorizzati pure, la Costa Smeralda fa gran cafonal, Capri regge ancora il contraccolpo dell’overturismo. L’ascensore sociale solitamente sale, in questo caso fa scendere, si scende al Sud, per vivere un siracusano schiantoso. Gli ultimi arrivi a Noto sono stati l’archi/designer francese Jacques Garcia, che da un vecchio monastero di campagna ne ha fatto uno charmoso resort, la Maison des Oliviers, con tanto di tempietto di memoria pompeiana. Solo cinque stanze da letto che si possono affittare per soli 8500 euro a settimana. Un affare! Una cassata siciliana con esplosione di tappezzeria e broccati, ton sur ton con soffitti affrescati, è l’antica dimora di famiglia a Palazzolo di Luigi Lantieri, esperto di finanza, e del suo compagno Guido Ciompi, architetto e genius loci (anche di vignette satiriche come quella di oggi).

Ma la pioniera di tutta la dinastia di creativi in trasferta, è la stilista Luisa Beccaria. Si è costruita tutta da sé, da un bugigattolo di atelier in via Fiori Chiari a vestire le principesse di sangue reale (le ultime Gabriella Windsor e le sorelline di Borbone delle due Sicilie). È partita da un rudere di famiglia, e mattone su mattone, ha ricostruito, tra chiese rupestri e muretti a secco, tra giacarande in fiore e piante di carrubi, il feudo settecentesco, Il Castelluccio, compreso di frantoio, campanile, casa del maresciallo e terrazza dell’impiccato. Sembra Formentera. Macché, meglio di no. Siamo tra Pachino e Marzamemi, uno specchio d’acqua dai colori caraibici, una rotonda sul mare, tra tonnare in disuso e damusi grottati, dove al tramonto il sole si tuffa nel bicchiere di gin tonic al suono delle Walchirie di Wagner. Il designer Gigi Tropea per il suo beach resort, Baia Muri, ha fatto le cose con tanto gusto insieme alla moglie Maria Giovanna che di mestiere fa la psicologa. Secondo lei per certi tipi da spiaggia non c’è molta differenza fra lettino prendisole e quello da seduta psyco. I gioielli erano infilzati nei tronchi di olivi secolari. La testa della medusa mitologica, cavallucci luccicanti e grezze acquemarine grosse come noci erano incastonati fra rami e chiome e angeli digitali.

È bellissima la mostra “Il Giardino delle Esperidi” di Corrado Giannuso e Massimo Izzo nel cortile del settecentesco palazzo del Castelluccio, ritornato al suo splendore grazie a un sapiente restauro dell’architetto Corrado Papa. Già dal cognome si capisce che è un’autorità. Prendi una masseria nel bel mezzo della campagna di Burgio, ristrutturala come se ancora ci vissessero i contadini, prendi una stalla in pietra povera, scoperchiala e facci la piscina, carrubi disseminati qua e là, il tutto illuminato dal light designer milanese del calibro di Maurizio Zucchi. Dall’antica corte il tecno sound del dj, esaltato da sciabolate di laser, è irresistibile. È così che Sebastiano Italia ha inaugurato la sua dimora minimal/chic. Tanta bella gente e tanti cannoli farciti di ricotta fresca di pecora del Regina Lucia, il ristorante di famiglia ad Ortigia. I soliti vandali: anche gli integralisti vanno in vacanza e prendono a sassate le nicchie votive della zona e sfigurano i volti di Giuseppe e di Maria. Non profanano il volto di Gesù, perché è anche il loro profeta. Inshallah.

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