Rimane alta la tensione a Hong Kong. Dopo i due giorni di stop dei voli all’aeroporto internazionale per le proteste, la Airport Authority ha ottenuto un’ingiunzione temporanea che impedisce ai manifestanti di entrare in alcune aree dello scalo e la situazione è tornata così alla normalità. I voli sono ripresi e le proteste si sono spostate nel quartiere di Sham Shui Po: qui circa 100 manifestanti hanno puntato i laser contro una stazione di polizia e gli agenti hanno usato lacrimogeni per disperderli. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno lanciato un avvertimento alla Cina, chiedendo di “rispettare l’alto livello di autonomia” della ex colonia britannica e ribadendo il proprio “sostegno alla libertà di espressione e alla libertà di riunione pacifica a Hong Kong”.

Poi si sono detti “molto preoccupati” dai “movimenti paramilitari cinesi” alla frontiera con Hong Kong: mercoledì i media di Stato cinesi hanno mostrato le forze di sicurezza ammassarsi al confine, nella vicina Shenzhen; e Donald Trump ha fatto sapere che l’intelligence ha confermato movimenti di truppe al confine, motivo per cui, in un tweet, si è rivolto personalmente al presidente cinese Xi Jinping chiedendogli la disponibilità ad un incontro: “Conosco molto bene il presidente cinese Xi. È un grande leader che ha molto rispetto per il suo popolo. È anche un brav’uomo in un ‘affare difficile’ – scrive il tycoon -. Ho ZERO dubbi sul fatto che se il presidente Xi vuole risolvere rapidamente e umanamente il problema di Hong Kong, può farlo. Incontro personale?”, chiede Trump aggiungendo che la Cina “vuole certamente un accordo” commerciale gli Usa, “ma prima lasciamoli lavorare con umanità su Hong Kong”.

Le proteste, scoppiate all’inizio di giugno contro un progetto di legge che avrebbe autorizzato le estradizioni verso la Cina continentale, si sono estese e ormai sono incentrate sulla denuncia di un arretramento delle libertà e contro le ingerenze della Cina. In virtù del principio di ‘un Paese, due sistemi’ stabilito con il ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese dal governo coloniale del Regno Unito nel 1997, la regione gode di libertà inesistenti nella Cina continentale, fino al 2047. Ma numerosi residenti hanno la sensazione che Pechino calpesti sempre di più le loro libertà. I dimostranti, dunque, chiedono le dimissioni di Carrie Lam, capo del governo locale pro Pechino, nonché l’elezione di un successore a suffragio universale diretto (e non la sua designazione da parte della Cina come previsto attualmente). Chiedono anche un’inchiesta sulle violenze di cui accusano la polizia e l’abbandono definitivo del controverso progetto di legge che autorizzerebbe le estradizioni verso la Cina continentale.

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