Non è bastato l’annuncio del cessate il fuoco per evitare l’ennesimo weekend di sangue in Libia. Tre membri dell’Onu e due civili sabato 10 agosto sono morti in seguito a un attentato con un’autobomba a ovest di Bengasi, nella regione di Al Hawhari, al momento ancora non rivendicato. Almeno nove i feriti. Il veicolo carico di bombe è esploso fuori da un centro commerciale che si stava riempendo di persone per lo shopping alla vigilia della Festa del Sacrificio, vicino agli uffici della missione delle Nazioni Unite, l’Unsmil. E oggi, nonostante la tregua prevista fino a lunedì, l’aeroporto di Tripoli è stato bombardato e i voli sono stati sospesi. A riferirlo la tv libica Al Ahrar che incolpa le forze di Haftar.

I tre funzionari colpiti, secondo le prime ricostruzioni, stavano attraversando la zona a bordo di un convoglio. Le immagini diffuse sul web hanno mostrato dei veicoli in fiamme, probabilmente proprio quelli della missione. L’attacco è stato subito condannato dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. In una nota del portavoce, Guterres ha esteso le sue condoglianze alle famiglie delle vittime e chiesto alle “autorità libiche di identificare e consegnare rapidamente alla giustizia gli autori”. Quindi ha “invitato tutte le parti a rispettare la tregua umanitaria di Eid al Adha, e tornare al tavolo dei negoziati per perseguire il futuro pacifico che la popolazione libica merita”.

Proprio per la Festa del Sacrificio, l’inviato dell’Onu, Ghassen Salamé aveva lanciato un appello, chiedendo a entrambe le forze, quelle guidate da Khalifa Haftar e quelle del governo riconosciuto guidato dal premier Fayez al Sarraj, una tregua di qualche giorno per permettere ai civili di festeggiare. Una richiesta che alla fine ieri il maresciallo, tramite un suo portavoce, ha fatto sapere di aver accettato, “dalle 15 di sabato fino alle 15 di lunedì prossimo”. Il cessate il fuoco però, è durato poche ore. Le forze di Haftar, infatti, hanno violato l’accordo, bombardando l’aeroporto civile di Mitiga e un quartiere residenziale nella zona di Souq Al Jum’aa, nella capitale. Tre i civili rimasti feriti dai razzi lanciati sul quartiere.

La breve tregua, comunque, ha rappresentato un successo per l’inviato Onu che da giorni premeva per una fine temporanea delle ostilità, preoccupato dall’escalation dei combattimenti: il conflitto, che ormai si estende per centinaia di chilometri a sud di Tripoli, finora ha provocato oltre mille morti, quasi seimila feriti e 120mila sfollati.

La tregua potrebbe costituire un primo passo per riannodare i fili del dialogo. Lo stesso Salamé, nel suo ultimo briefing al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ha immaginato un percorso in tre fasi: la tregua per l’Eid Al-Adha, seguita da una riunione internazionale tra i paesi interessati alla crisi libica. Ed in terza battuta, da un incontro tra le fazioni per rilanciare il processo politico, praticamente in stallo dalla conferenza di Palermo dello scorso novembre.

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