I giudici come nemico e la giustizia da riformare a ogni costo. Matteo Salvini, a meno di 24 ore dall’apertura via comizio della crisi di governo seguita alla presentazione della mozione di sfiducia al premier Giuseppe Conte, sembra ripercorrere strade già attraversate da Silvio Berlusconi. A scatenare l’ennesima sfuriata la decisione del Tribunale di Bologna di dichiarare inammissibile il ricorso del Viminale contro l’iscrizione all’anagrafe di una migrante armena. “Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero – dice il vicepremier – il prossimo governo dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una ‘repubblica giudiziaria’”.

L’Anm: “Aspirazione al controllo della magistratura è contro democrazia” – A commentare le parole del vicepremier, Giuliano Caputo, segretario dell’Anm interpellato dall’Ansa: “Ancora una volta, in modo preoccupante” Matteo Salvini “invoca una riforma della giustizia che, evidentemente, nelle sue intenzioni, dovrebbe assicurare che le decisioni giudiziarie siano sempre gradite alla maggioranza politica“. E “ogni aspirazione al controllo della magistratura” è “in contrasto con i principi fondamentali della democrazia”. “I giudici decidono esclusivamente applicando le leggi, ordinarie e di rango costituzionale, e garantendo l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge”, rileva Caputo, ma “ancora una volta il ministro dell’Interno reagisce ad una decisione giudiziaria alludendo al fatto che sia motivata da ragioni politiche. Le riforme – avverte – dovrebbero tendere ad assicurare efficacia della risposta giurisdizionale, velocizzare i tempi del processo, rafforzare il contrasto all’illegalità e garantire la tutela dei diritti di tutte le persone. Ogni aspirazione al controllo della magistratura si pone, invece, in contrasto con i principi fondamentali della democrazia liberale moderna”.

I nodi: prescrizione, intercettazioni, separazione delle carriere – Quella riforma della giustizia – che dopo limature incontri con magistrati e avvocati – era arrivata in cdm e proprio la Lega ha bloccato con una serie di veti sul penale. Con il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che intravedeva nella riforma della prescrizione, che dovrebbe entrare in vigore nel gennaio 2020, il vero problema per il Carroccio.Che vorrebbe includere nella riforma una nuova legge sulle intercettazioni e la separazione delle carriere dei magistrati, già cavallo di battaglia del leader di Forza Italia.

Ma evidentemente non è solo questo. Visto che tre giorni fa il segretario leghista riferiva che i rappresentati dei lavoratori e di varie categorie ricevuti al Viminale gli avrebbero chiesto di eliminare reati come l‘abuso d’ufficio e il danno erariale. “Metà degli interventi si sono soffermati sui tempi della giustizia. In tanti operatori, sia del pubblico che del privato, hanno chiesto il superamento di alcune fattispecie come l’abuso d’ufficio e il danno erariale. Su questo la posizione della Lega è nota. Sono cose che stanno ingessando sia il pubblico che il privato”, aveva il ministro dell’Interno al termine dell’incontro.

Da Fontana a Rixi, da Siri a Savoini: tutti i leghisti indagati – Reati o illeciti che negli ultimi mesi sono stati contestati e esponenti della Lega di primo piano. Primo tra tutti il governatore della Lombardia Attilio Fontana, indagato dalla Procura di Milano proprio per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia. Ed era proprio nei giorni successivi all’inchiesta della procura di Milano che Salvini aveva per la prima volta auspicato l’abolizione dell’abuso d’ufficio, “perché – aveva sostenuto – non posso bloccare 8mila sindaci per la paura che uno possa essere indagato. Ci sono sindaci che non firmano niente per paura di essere indagati”. Parole che avevano provocato l’ennesimo scontro interno alla maggioranza, tanto che alla fine lo stesso Salvini aveva fatto una mezza marcia indietro: “L’abuso d’ufficio va rivisto”.

Il danno erariale è invece contestata dalla procura della corte dei Conti della Liguria nei confronti del leghista Edoardo Rixi, che si era dovuto dimettere da viceministro ai Trasporti dopo essere stato condannato a 3 anni e 5 mesi per peculato. L’inchiesta era quella sulle spese pazze in consiglio regionale. L’indagine per danno erariale, invece, si riferisce al periodo in cui Rixi era consigliere comunale: deve rispondere dell’utilizzo di 1.140 euro.

Ma non c’è solo Rixi indagato per danno erariale tra i big del Carroccio. A giugno la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha notificato un invito a dedurre al viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia per la “vendita sottoprezzo e la locazione di un immobile ceduto da Ats Milano, ex azienda sanitaria Asl. La contestazione riguarda l’esponente del Carroccio in relazione alla sua carica di assessore regionale lombardo all’Economia dal 2013 al 2018. Un danno quantificabile in un “valore compreso” tra 2 milioni e 13 milioni di euro per la vendita e un danno da locazione per oltre 6 milioni. Il 17 luglio Garavaglia era stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta, nel processo relativo a una gara da 11 milioni di euro del 2014 per il servizio di trasporto di persone dializzate della Regione Lombardia.

È l’abuso d’ufficio invece il reato contestato di recente ci sono due leghisti minori: Antonio Potenza, sindaco di Apricena, in provincia di Foggia, è finito aidomiciliari anche per peculato e concussione e abuso d’ufficio. All’ex sindaco di Visso e senatore della Lega, Giuliano Pazzaglini, la procura di Macerata ha contestato ben cinque casi di abuso d’ufficio. Un reato che Salvini vuole superare: glielo chiedono le parti sociali.

La corruzione contestata a Siri e Savoini – Ci sono poi altri capitoli: quelli che riguardano il senatore Armando Siri, indagato per corruzione a Roma e riciclaggio a Milano, con alle spalle un patteggiamento per bancarotta, e l’inchiesta su Gianluca Savoini, finito nel registro degli indagati del capoluogo lombardo per corruzione internazionale. All’ex portavoce del leghista, presidente dell’Associazione Lombardia Russia, viene contestata una ipotizzata trattativa per la compravendita di una partita di petrolio e grazie a una retrocessione avrebbe dovuto portare 65 milioni di euro nelle casse della Lega per finanziare le elezioni europee. Per la messa in discussione di questi reati magari si attendono i pieni poteri. Per i processi già arrivati davanti ai giudici ricordiamo l’imputato Umberto Bossi, salvato dalla mancata querela del suo partito, è stato ricandidato ed eletto a Palazzo Madama nonostante un’imputazione per truffa aggravata ai danni dello Stato – dichiarata prescritta due giorni fa dalla Cassazione – che poi portato gli inquirenti di più procure a cercare quei 49 milioni (ormai diventati 18) incassati presentando falsi bilanci e ricevute di rimborsi anche per pagare le multe di Renzo Bossi o la ristrutturazione della villa di Gemonio.

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