Si chiamerà Eco e presto sarà la nuova moneta comune dell’Ecowas, la comunità economica dell’Africa occidentale. La decisione è stata ufficialmente annunciata lo scorso fine settimana ad Abuja, capitale della Nigeria, dove i capi di Stato dei Paesi membri, riuniti per la 55esima sessione ordinaria, hanno approvato una tabella di marcia per l’emissione della nuova moneta nel gennaio 2020. Il modello della futura Banca centrale dovrà essere federale e il regime di cambio sarà flessibile

Per la verità, non si tratta di una novità. Anzi: da trent’anni i Paesi dell’aerea sognano e tentano di creare una moneta unica senza riuscirci. Ma negli ultimi anni un gruppo di lavoro ha studiato seriamente il progetto. Già nel 2018 si era ribadita la volontà di giungervi per il 2020. E pare che sia davvero la volta buona: nell’ultima riunione è stata stabilità una tabella di marcia serrata e la nuova divisa dovrebbe essere operativa già il prossimo gennaio.

Saranno circa 385 milioni le persone interessate da questa rivoluzione monetaria. Quindici i Paesi aderenti: fra questi, otto (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali, Niger, Senegal, Togo) oggi usano il franco CFA (ancorato all’euro secondo una parità fissa garantita dalla Francia), moneta di cui tanto si è parlato all’inizio dell’anno. Altri sette invece usano attualmente monete nazionali (Capoverde, Gambia, Ghana, Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone).

Si badi bene: non si tratterà di mettere al bando il tanto discusso franco CFA, che è in vigore non solo negli otto paesi dell’Africa occidentale ma anche in sei paesi dell’Africa centrale (Camerun, Ciad, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Centrafricana, Repubblica Popolare del Congo). Tuttavia, il suo peso e la sua importanza ne uscirebbero dimezzati. Senza contare che fra i paesi sul punto di abbandonarlo ci sono stati come la Costa d’Avorio, il Senegal e il Niger che mantengono ancora oggi con un rapporto economico molto stretto con la Francia. Che sta a guardare, per ora. Ad oggi non risultano infatti commenti ufficiali da parte francese alla prossima nascita dell’ECO.

Questione a parte è quella del Marocco: il Paese dal 2017 ha chiesto l’adesione all’Ecowas e intrattiene molti commerci agevolati coi paesi dell’area. Il dibattito si è dunque subito aperto all’interno del regno su un possibile abbandono del dirham per aderire all’Eco.

Criteri di adesione
Nel summit appena concluso, sono stati stabiliti i criteri principali che ciascun paese deve adempiere per poter adottare la nuova moneta: il deficit non deve essere superiore al 3%, il tasso d’inflazione annuo inferiore al 10% con un obiettivo a lungo termine di non oltrepassare il 5%, i paesi dovranno disporre di riserve primarie in grado di finanziare almeno tre mesi di importazioni. Inoltre, il rapporto debito/Pil non dovrà superare il 70%, mentre il deficit di bilancio delle banche centrali non dovrà esser superiore al 10% delle entrate fiscali dell’anno precedente e la variazione del tasso di cambio nominale di più o meno del 10%.

Sarà proprio il rispetto di questi sei criteri a decidere quali paesi dell’Ecowas potranno aderire da subito alla nuova moneta. Al termine della riunione di Abuja, la Commissione è stata incaricata di collaborare con l’Agenzia monetaria dell’Africa occidentale, con l’Istituto monetario dell’Africa occidentale e con tutte le banche centrali per definire il simbolo della nuova divisa.
I paesi membri hanno tempo fino al 29 ottobre per trasmettere il loro piano economico 2020-2024 e rientrare nei criteri previsti.

Un salto nel buio?
Non sono pochi gli economisti preoccupati per le possibili conseguenze di un passaggio a dir loro troppo repentino e poco preparato. L’African Development Bank Group (Afdb) in un report ha affermato che la deadline al 2020 andrà probabilmente posposta, a meno che la regione non riesca ad allineare nel frattempo le politiche monetarie e fiscali.

Diversi studiosi africani esprimono perplessità e timori: c’è chi si dice scettico sul fatto che l’Eco possa da solo risolvere i problemi economici della regione, chi teme che l’instabilità economica e politica di diversi paesi membri possa ripercuotersi sugli altri, chi denuncia inflazioni a doppia cifra, quando fra i requisiti richiesti questa dovrà essere al 5%, e sottolinea che la Nigeria – che da sola rappresenta oltre il 70% del PIL della zona Ecowas e che da tempo lotta per contenere l’inflazione – a fatica accetterà paesi lontani dai suoi sudati standard.

Insomma, le sfide aperte sono moltissime e non è detto che la moneta unica, da sola, possa portare un miglioramento nella regione. Ma l’economia non è tutto. E ad esultare sono soprattutto politici e attivisti. In particolare gli esponenti delle varie correnti panafricaniste, che da sempre vedono nel franco Cfa l’emblema del neocolonialismo. Per quanto faticosa, l’adozione di una nuova moneta unica e indipendente appare loro finalmente come un passo concreto nella direzione di un’autonomia reale, ancora tutta da costruire.

Non poteva mancare la voce dell’attivista franco-beninese Kemi Seba, fra i più duri antagonisti della Francafrique (e per questo a più riprese espulso da diversi paesi), che sulla sua pagina Facebook ha rivendicato il proprio ruolo di sprone verso i politici locali, che altrimenti non sarebbero mai giunti a concretizzare la decisione, ma ha anche ammonito che l’uscita dal franco Cfa non significa affatto smarcarsi dall’influenza francese finché questa mantiene basi militari e multinazionali attive in terra d’Africa.

L’adozione dell’Eco è in ogni caso un importante tassello nella rivoluzione in corso nel continente, che parte dai passi già intrapresi dall’Unione Africana in vista della realizzazione di un passaporto unico continentale, fino alla realizzazione della Afcta, l’African Continental Free Trade Area, un’area continentale senza barriere e tasse doganali che una volta a regime diventerà la più grande zona di libero scambio al mondo. Dal momento della ratifica vi hanno aderito 22 paesi su 55 ed è di pochi giorni fa la notizia che anche il gigante nigeriano ha ufficializzato la sua adesione.  Ieri a Niamey la Zlec (zona di libero scambio continentale) è stata ufficialmente lanciata. Hanno ratificato altri tre paesi, oltre alla Nigeria. Aderiscono 54 paesi su 55 (fuori solo l’Eritrea), circa la metà hanno anche ratificato.

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