La Francia ha deciso di convocare l’ambasciatrice italiana a Parigi, Teresa Castaldo, dopo le parole del vicepremier Luigi Di Maio – nonché di Alessandro Di Battista e Gianluigi Paragone – sul franco Cfa, la ‘moneta coloniale’. Castaldo sarà ricevuta dal ministero degli Affari europei francese. Fonti diplomatiche parigine, aggiunge l’Ansa, spiegano che si tratta di dichiarazioni “ostili e senza motivo” visto “il partenariato della Francia e l’Italia” in seno all’Unione Europea. “Vanno lette – aggiungono le stesse fonti – in un cotesto di politica interna italiana”. La stessa lettura viene data dal commissario Ue, Pierre Moscovici, che parla di “provocazioni” dal “contenuto vuoto e a volte irresponsabile”. Mentre il vicepremier rivendica quanto affermato domenica: “Non c’è nessun caso diplomatico, è tutto vero”. Una linea confermata in serata all’asseblea congiunta dei parlamentari del M5s, quando il vicepremier ha replicato a Moscovici:  dicendo che stiamo attaccando un paese amico, in pratica sta dicendo che sta diventando nemico, è il senso del discorso fatto ai suoi.

Parlando dei flussi migratori, il leader del M5s aveva spiegato che “ci sono Paesi, come la Francia che in Africa continua ad avere delle colonie di fatto, con la moneta, che è il franco, che continua a imporre nelle sue ex colonie” soldi “che usa per finanziare il suo debito pubblico e che indeboliscono le economie di quei Paesi da dove, poi, partono i migranti”. L’ex deputato Di Battista, intervenendo a Che tempo che fa, domenica sera, aveva invece detto che con la Francia bisogna arrivare all’incidente diplomatico: “Salverei le persone e le porterei a Marsiglia, fino a che non si crea un incidente diplomatico con la Francia il problema non si risolve”.

Lo stesso tema era stato riproposto dal senatore Paragone lunedì mattina, definendola “una questione importante” e un “sistema inaccettabile” da denunciare nelle sedi europee: “Come ha detto Alessandro, è il momento di fare luce e intervenire su questo scandalo troppo a lungo taciuto”. Per l’ex giornalista di La7 si tratta di “uno strumento neocoloniale con cui la Francia – spiega – rende deboli e dipendenti le economie di 14 ex colonie africane alimentando in quei Paesi povertà e conseguenti flussi migratori e traendone grossi vantaggi finanziari”.

Moscovici, avvertendo che non rilascerà ulteriori commenti e augurandosi che si possa “superare questo stadio conflittuale”, spiega: “Come europeo e come francese, vorrei dire che la qualità delle relazioni tra Parigi e Roma è importante e questa deve restare la volontà comune per coloro che dirigono i Paesi, quali che siano i partiti che sono al potere”. E aggiunge: “Vorrei che si potesse rapidamente superare questo stadio conflittuale, che è assolutamente negativo, nefasto e insensato. Basta guardare alla geografia, alla storia, all’economia e alla cultura per vedere che questi due Paesi sono estremamente vicini e devono restarlo. Non può essere altrimenti. Dunque, le provocazioni fanno sempre il gioco di chi le fa”.

Per Di Maio “non c’è alcun caso diplomatico” perché “io credo che sia tutto vero”. La Francia, insiste, “è uno di quei Paesi che stampando la moneta per 14 Stati impedisce lo sviluppo e contribuisce alla partenza dei profughi. Se l’Europa in questo momento vuole avere un po’ di coraggio, deve avere la forza di affrontare il tema della decolonizzazione. Noi abbiamo acceso un faro di verità”.

La convocazione ha provocato l’immediata reazione del Pd: “Le dissennate dichiarazioni di Di Maio rischiano di aprire una guerra diplomatica con un Paese storicamente alleato e nostro vicino”. Per questo, i dem annunciano che martedì alla conferenza dei capigruppo chiederanno “l’immediata convocazione in aula del ministro degli Esteri” Enzo Moavero Milanesi “del tutto scomparso in questa fase”. Il capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, e il capogruppo in commissione Esteri, Alessandro Alfieri, aggiungono: “Qualcuno deve far capire a Di Maio che non è più un ragazzo che sta sui tetti di Montecitorio, ma il vicepresidente del Consiglio”. Per l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, invece con “il loro bisogno di crearsi nemici sta ridicolizzando 70 anni di politica estera italiana”.

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