In ogni intrigo le date sono fondamentali. E nella controversa assegnazione dei Mondiali di calcio 2022 al Qatar sono tre quelle da cerchiare in rosso: 23 novembre 2010, 2 dicembre 2010, 18 giugno 2019. Rispettivamente: una riunione carbonara all’Eliseo, il giorno della decisione ufficiale della Fifa, l’arresto di Michel Platini a Parigi. Perché la Francia, in questa storia, riveste un ruolo quasi più importante di quello del paese del Golfo Persico e dei soldi che è in grado di spostare. Fine novembre di 9 anni fa: manca poco più di un settimana al verdetto della Fifa, che dovrà scegliere a chi far organizzare la competizione iridata. In lizza ci sono Australia, Corea del Sud, Giappone, Usa e Qatar, con questi ultimi due favoriti. Nella capitale d’Oltralpe va in scena il baratto decisivo. Seduti a un tavolo della residenza del presidente della Repubblica ci sono pezzi da novanta del calcio e della politica mondiale: c’è Michel Platini (allora presidente dell’Uefa e vicepresidente della Fifa), c’è il presidente Nicolas Sarkozy, ci sono il suo braccio destro Claude Guéant e Sophie Dion, consigliera allo Sport. Non solo. Ci sono soprattutto Tamim ben Hamad al-Thani, principe ereditario e oggi emiro del Qatar, e l’allora primo ministro Hamad Ben Jassem. Il contenuto dell’incontro è stato reso noto da France Football tre anni dopo, nell’ambito dell’inchiesta denominata Qatargate: in quella riunione si parlò “dell’acquisto del Paris Saint-Germain da parte del Qatar (divenuto realtà nel giugno 2011), dell’aumento dei qatarioti nella partecipazione azionaria del gruppo Lagardère, della creazione del canale BeInSports che toglierà in effetti parte dei diritti del calcio a Canal Plus“. Tutto in cambio di una promessa: “Che Platini non dia il suo voto agli Stati Uniti, come aveva promesso, ma al Qatar”.

Un baratto, insomma: corposi investimenti in cambio del voto di Platini. Promessa mantenuta, sia da parte dell’ex attaccante della Juve sia da parte dei qatarioti, che pochi mesi dopo compreranno il Paris Saint-Germain e lanceranno la campagna acquisti più costosa che si sia mai vista Oltralpe. Dati certi che, alla luce dell’odierno arresto di Le Roi Michel e di chi era seduto a quel tavolo, potrebbero aprire nuovi scenari (i bookmakers inglesi già quotano il ritorno in corsa degli Usa) e coinvolgere ulteriori personalità. Specie perché le parole di quella sera hanno avuto conseguenze reali. Prima fra tutte l’assegnazione dei Mondiali al Qatar, datata 2 dicembre 2010. Dopo 24 ore dalla decisione iniziarono i guai: la stampa britannica pubblicò prove per dimostrare che diversi membri della Fifa erano stati corrotti. Nulla in confronto a quanto emerso tre anni dopo dal ‘Qatargate‘. In quel momento il presidente era Nicolas Sarkozy. Come recentemente riportato anche da Ilfattoquotidiano.it, poi, dei 24 membri del comitato che scelse la proposta del Qatar, a oggi 16 sono stati radiati o sono indagati per corruzione. Mohammed Bin Hammam, importante personalità del Qatar e motore principale della sua candidatura, è stato bandito a vita dalle istituzioni sportive internazionali per “violazioni ripetute al codice etico“.

Del resto, l’assegnazione del torneo al Paese del Golfo Persico fu contestata fin da subito, per una serie di motivi, primi fra tutti la scelta di giocare d’estate a temperature impossibili (tanto da spingere la Fifa a spostare il torneo tra novembre e dicembre) e le scarse tutele degli operai coinvolti nella costruzione degli stadi (diversi i morti nei cantieri). Poi c’era il rischio corruzione, che col passare dei mesi e degli anni è diventata una certezza. Secondo la ricostruzione di France Football, il Qatargate non ha avuto come protagonisti solo Platini e Sarkozy: ha coinvolto un gran numero di alti dirigenti del calcio mondiale, africani e asiatici, ma anche sudamericani ed europei, che secondo il giornale francese si sono fatti letteralmente ‘comprare‘ dagli emiri qatarioti con piccoli e grandi favori, sponsorizzazioni di eventi, partite amichevoli con compensi gonfiati e, riferivano fonti vicine alla neonata commissione etica della Fifa, forse anche tangenti versate direttamente sui loro conti bancari.

Tanti gli esempi citati. Tra questi c’è il congresso della Confederazione africana di calcio del 2010, organizzato in Angola a gennaio: il Qatar sponsorizzò il meeting con circa 1,25 milioni di euro, ottenendo in cambio un accesso esclusivo ai delegati delle federazioni africane (quattro dei quali sedevano nel comitato esecutivo Fifa) per la promozione della candidatura a ospitare i Mondiali, mentre i rappresentanti degli altri Paesi in lizza poterono essere presenti solo come “osservatori“. Indimenticabile, poi, l’amichevole tra Brasile e Argentina, giocata il 17 novembre 2010 a Doha, per la quale ciascuna delle due federazioni ricevettero l’esorbitante compenso di 7 milioni di dollari. Michel Platini, poi, venne tirato in ballo anche per un altro incontro, questa volta con l’allora presidente della Confederazione asiatica Mohamed Bin Hammam, radiato a vita nel 2012 per corruzione.

Platini confermò il pranzo svoltosi il 2 dicembre 2010 a Zurigo, smentendo però decisamente che si fosse parlato dell’assegnazione dei Mondiali 2022. Pure il Sunday Times si occupò della vicenda, rivelando – tra l’altro – che sempre Bin Hammam aveva mediato col presidente della Federcalcio thailandese, Worawi Makudi, una maxi fornitura di gas a prezzi scontati fra la Qatargas e la Ptt, la compagnia energetica della Thailandia, in cambio dell’appoggio alla candidatura ad ospitare il torneo. “Perché – si difese allora Platini – avrei aggiustato le cose in favore del Qatar? Io ho votato Qatar per rispondere alle antiche domande del mondo arabo. Il Golfo è un bel posto per giocare la Coppa del mondo, che favorirà lo sviluppo del calcio. Negli Stati Uniti siamo già andati, in Corea pure, in Giappone anche. È un nuovo approccio. Questo è l’unico motivo. Nessuno mi ha detto per chi avrei dovuto votare“. Se è vero o meno, lo stabilirà un’inchiesta dell’anticorruzione francese in collaborazione con le autorità svizzere e americane: le ipotesi di reato sono corruzione privata, associazione criminale e abuso d’ufficio.

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