Le parrucche sono vistose, non c’è che dire, e riposano in salotto insieme alle due lauree in Lettere. È qui, nel suo piccolo appartamento nel centro di Bologna, che dopo un’abbondante ora di trucco Gianmarco Marabini, insegnante di 30 anni, si trasforma in Kaya Mignonne. “Sono aspirante docente di giorno, drag queen di notte. E sono felice di fare entrambe le cose”. Dopo gli studi all’Alma Mater e alcune supplenze, da alcuni mesi ha iniziato il percorso per diventare docente di italiano, storia e latino alle scuole superiori. Una passione, quella per la letteratura, che si intreccia con quella per il teatro e lo spettacolo quando indossa i panni di Kaya Mignonne. “Quando facevo teatro – racconta – non mi sentivo a mio agio in un ruolo maschile. Un giorno mi chiesero di fare Lisistrata in drag e la mia presenza sul palcoscenico cambiò totalmente. Ho capito che il drag è una maschera che mi dà la sicurezza di stare sul palco e fare quello che voglio fare. Posso essere chiunque”.

Nel 2018 Kaya Mignonne ha vinto il concorso di Miss Drag Queen Emilia Romagna, raccontando il dramma dei migranti nel Mediterraneo sulla musica di Aquarius (un gioco di riferimenti tra il musical e la nave dell’ong). Numero che ha poi riproposto (insieme a due ballerini, Marco Casoli e Fabiola Fidanza) al Cassero di Bologna, storico centro lgbt e sede dell’Arcigay, dimostrando come uno spettacolo di drag queen non sia solo irriverenza, lustrini e tacchi a spillo. Può essere anche capace di rompere gli schemi e portare l’impegno sociale e i drammi dei nostri giorni nel bel mezzo di una serata in discoteca. “Il drag è molto politico. E del resto molte delle battaglie lgbt hanno visto in prima linea proprio delle drag. E allora io voglio andare oltre. In quanto gay perché devo parlare solo per i gay quando posso parlare per tante altre persone? Per questo ho deciso di fare uno spettacolo sul femminicidio e un altro sui migranti. Mi piace dare questo fastidio al pubblico che si sta divertendo e che si aspetta tutt’altro, ricordando loro che fuori dalle quattro mura del locale c’è un mondo completamente diverso”. Ogni esibizione richiede mesi di studio e di preparazione per i costumi e la coreografia. “All’estero, soprattutto negli Stati Uniti, la drag queen è percepita come un’artista che, se sa ballare e cantare, può andare a Broadway. E se sa recitare può fare film e andare in televisione. Anche in Italia siamo molto brave, ma qui abbiamo uno spazio sociale molto ristretto

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